Le case seminuove malate dalla nascita
Comasina, nelle abitazioni di via Senigallia tra insetti e infiltrazioni cadono i calcinacci
Nel settembre scorso gli inquilini avevano segnalato gravi problemi nelle case popolari di via Senigallia, a Bruzzano: infiltrazioni, allagamenti, umidità e pareti che si scrostano in tempo reale. Dopo i sopralluoghi dei tecnici della Mm (che ha rilevato la gestione degli edifici costruiti nel 2013 sotto la responsabilità di Aler) nulla è cambiato. E così chi abita in quegli alloggi continua a raccogliere, ogni mattina, pezzi di muro dal pavimento. L’assessore Gabriele Rabaiotti: «Ci sono giovani generazioni di case popolari con evidenti difetti di costruzione. Ma nel labirinto dei subappalti non è stato possibile rivalersi su nessuna impresa».
Ogni mattina la signora Paola Grazioli si alza molto presto per raccogliere i calcinacci che immancabilmente cadono dalle pareti del suo piccolo appartamento di via Senigallia 60. Pulisce in fretta, per evitare che la figlia adolescente veda ancora quei detriti, che più volte l’hanno indotta a ipotizzare di andarsene.
Le tensioni familiari sono solo una delle tante voci di «costo» umano che rendono faticoso vivere in un caseggiato popolare che, seppur giovane, è già afflitto da molti dei mali tipici dell’edilizia pubblica: infiltrazioni, sgocciolamenti e allagamenti hanno lasciato segni vistosi ovunque. Dalle «villette» al piano terra agli appartamenti al terzo piano, ovunque ci sono pareti scrostate, crepe e macchie di umidità che in qualche caso hanno già prodotto muffe colorate. E poi insetti, scarafaggi, si racconta anche di un paio di bisce, e a minare la qualità della vita sono anche gli alloggi sfitti, l’enorme garage sotterraneo da sempre chiuso e abbandonato a chi cerca rifugio per qualsiasi motivo, gli spazi commerciali e sociali a loro volta degradati e abbandonati.
Il nemico numero uno è l’acqua. Quella che arriva dal cielo e forma pozze perenni sulle coperture. «Sono già stati fatti dei lavori, ma è stato inutile — racconta la signora Grazioli —. Questo è il numero di pratica che Mm ha aperto un anno fa, quando ho segnalato per la prima volta queste macchie. E quando piove non chiudo occhio, perché una volta l’acqua è entrata proprio scrosciante». In effetti basta affacciarsi sul retro per constatare che gli alloggi al piano terra si trovano più in basso del grande prato che conduce verso viale Rubicone.
Non è difficile immaginare allagamenti.
Problemi strutturali, dunque. Come spesso è emerso nei caseggiati popolari. Ma in questo caso è la data di nascita delle palazzine a colpire: sono state ultimate nel 2013. Erano dell’Aler, poi sono passate sotto la gestione della Mm, che è al corrente di questi problemi, anche perché in pochi mesi ha ricevuto decine di segnalazioni. I tecnici le hanno esaminate, sono usciti per sopralluoghi e interventi, forse hanno individuato il problema principale nel «pluviale», cioè il canale di scarico delle acque sui tetti. Ma dopo che, nel settembre scorso, tutto questo era stato raccontato dal Corriere, nulla è cambiato. E non ci sono molti motivi di ottimismo per il futuro prossimo. «C’è una generazione di edifici con evidenti problemi di costruzione», spiega l’assessore Gabriele Rabaiotti, che ha ereditato la responsabilità delle case popolari. A via Senigallia accosta via Ovada, via Appennini, via Consolini
e ipotizza più di una «leggerezza» nei controlli al momento della realizzazione. «Abbiamo tentato di rivalerci sui costruttori ma la nostra iniziativa è naufragata di fronte ai fallimenti aziendali subentrati nel frattempo, tra le imprese intervenute in subappalto». E una cosa, al momento, è certa. «Non ci sono cento milioni di euro disponibili per restaurare tutte le case ammalorate». Quindi si procede con interventi-tampone. «Sono tornata alla Mm e mi hanno detto che si potrà fare qualcosa quando ci sarà un clima secco — racconta sconfortata Paola Grazioli — e mi hanno anche ipotizzato la possibilità di dover cambiare alloggio. Ma lo sanno quanto costa ogni trasloco, e non parlo soltanto di soldi? Io non posso più permettermelo». D’altra parte anche l’assessore Rabaiotti, riconosce che, quando non si riesce a rendere degnamente abitabili, «per noi ogni cambio alloggio è una sconfitta».