OLIMPIA, IL CARATTERE NON SI TROVA SUL MERCATO
Sempre in bilico tra estasi e tormento, peraltro con una spiccata propensione al tormento. Il gennaio delle cinque trasferte consecutive dell’Olimpia rischia di trasformarsi in uno dei più freddi degli ultimi anni: tre sconfitte sono già arrivate (con Efes, Maccabi e domenica sera a Brescia) e venerdì si torna a Istanbul, in casa di un Fenerbahçe che sta rabbiosamente risalendo la corrente per agguantare un posto nei playoff. Dovessero perdere, i biancorossi sarebbero per la prima volta nella stagione fuori dalle prime otto. Non un buon segnale.
Ettore Messina si è liberato di Shelvin Mack e Aaron White, arrivati a Milano con grandi ambizioni e ripartiti senza lasciare troppi rimpianti, ed è inutile ormai chiedersi il perché del loro fallimento, ma adesso la squadra rischia di essere corta, troppo corta, in balia di infortuni e cali di forma: se Brooks e Moraschini diventano assenze fondamentali, se Gudaitis e Nedovic stentano a ritrovare continuità (e il centro pure la mano dalla lunetta, fino all’infortunio dello scorso anno anche da lì era una sentenza), se i tre giocatori chiave della squadra, quando cominceranno i playoff di Eurolega, insieme avranno 108 anni (rispettivamente 40 Scola, 35 Micov e quasi 34 Rodriguez) e oggi è difficile chiedere loro di essere sempre decisivi quando si giocano quattro partite in sette giorni, allora per l’Olimpia si prepara un periodo di sangue, sudore e lacrime.
A Messina, allenatore e presidente, non rimane altra scelta che trasformarsi nel Churchill e portare Milano oltre l’ostacolo. Il primo puntello è stato Sykes, il rinforzo che dovrebbe garantire riposo al Chacho oltre che fornire solidità difensiva e imprevedibilità in attacco, ma sembra una scelta più mirata all’Italia che all’Europa, dove rischia di pagare una statura non proprio da corazziere. Eppure anche in Italia l’Olimpia soffre, ha cominciato a farlo prima che in Eurolega.
È il virus che annienta da anni il club biancorosso: la paura che attanaglia giocatori fragili, e non si capisce bene il perché. Sembrava, a inizio stagione, soprattutto in Europa, che le stelle potessero contagiare la parte più timida, quella dei Mack, dei White e degli italiani, Della Valle in testa, trascinandola dalla propria parte. E invece il contagio si è trasmesso al contrario: oggi il glaciale Micov sbaglia due tiri liberi decisivi a Brescia. La stagione è ancora lunga, ma nemmeno troppo, e andare di nuovo sul mercato per cercare il carattere potrebbe essere complicato.