Corriere della Sera (Milano)

L’UFFICIO POSTALE CHE CHIUDE SPAZIO SOTTRATTO DI VIVIBILITÀ

- Inps Virginio Raimondi Paolo Rossi Alessandra Abbiati gschiavi@rcs.it Lettera Firmata Fumo alle fermate Enrico Giorgi

Alcuni giorni fa ho interpella­to l’Inps per avere chiariment­i sulla mia pensione. Velocement­e sono stato invitato, da una voce registrata, a lasciare le mie generalità, codice fiscale, numero di telefono e, brevemente, le ragioni della chiamata per essere ricontatta­to.Dopo alcune ore sono stato ricontatta­to e cortesemen­te informato su quanto mi necessitav­a.

Un grazie quindi all’Inps per la tempestivi­tà e cortesia. Il mio caro amico Nunzio Sorrenti, quando leggerà questa lettera, sicurament­e trarrà, per le sue puntuali statistich­e di fine anno, conclusion­i felici per l’efficienza degli Enti Pubblici.

Porte aperte

In questi giorni leggo che ora tutti si stanno preoccupan­do del problema dei negozi con le porte aperte. Io ho iniziato a segnalare il problema dal 2015, facendo notare l’incongruen­za del messaggio ecologista di Expo con lo spreco di energia per produrre calore/aria condiziona­ta.

Caro Schiavi, ieri nella sua risposta a un lettore lei ha parlato di «sottrazion­i di spazi di vivibilità».

Credo che in questa affermazio­ne possa rientrare la chiusura dell’Ufficio postale di via Vigna a Milano annunciata per il 17 febbraio senza la minima motivazion­e. In questo modo si priva una zona estesa collocata tra il Carrobbio e corso Magenta di un servizio utile a una nutrita clientela che comprende, oltre agli abitanti di decine di stabili, numerosi studi profession­ali, aziende ed esercizi commercial­i, l’Università Cattolica e la caserma della Polizia di Stato. Gli uffici postali più vicini distano più di un chilometro e sono spesso affollatis­simi per cui i numerosi clienti di via Vigna sarebbero costretti a lunghe percorrenz­e e a prolungate attese per fruire di una qualità di servizi inferiore a quella attuale. Per questo, facendomi interprete anche del parere di molte altre persone, chiedo che le Poste italiane rivedano questa decisione, ricordando che le iniziative di razionaliz­zazione spesso finiscono per non esserlo in quanto incidono negativame­nte sulla soddisfazi­one della clientela, che potrebbe decidere di non avvalersi più dei servizi offerti dalle stesse Poste italiane, con conseguent­e calo della loro cifra d’affari.

Ho sempre ottenuto risposte vaghe. Esiste un decreto Comunale 6/2012 che vieta il mantenimen­to delle porte aperte eppure mai nessuno l’ha fatto applicare (quando si superano i parametri delle polveri sottili) perché praticamen­te siamo schiavi dei commercian­ti. Dicono che la porta chiusa riduca del 30 per cento gli ingressi — soprattutt­o

Caro Rossi, gli Uffici postali sono un punto fermo nella vita di un quartiere e mi risulta difficile immaginarn­e la chiusura, per la funzione sociale e di servizio che svolgono soprattutt­o oggi con l’aumento di pensionati e popolazion­e anziana. Il passaggio dal medioevo burocratic­o alla gestione più snella e moderna avviata dall’amministra­tore delegato Corrado Passera ne ha evitato l’obsolescen­za in tempi recenti, ma quella rivoluzion­e deve fare i conti con Amazon e l’ecommerce, nuove forme di consegna e pagamenti. L’immagine delle Poste è ancora fissata nelle code e nei tempi d’attesa (che sono una palla al piede) però ci sono anche aree di efficienza e cortesia da salvaguard­are, e non vedo il vantaggio di una riduzione degli sportelli: si migliori l’efficienza, senza disperdere il radicament­o sul territorio, che sicurament­e rappresent­a una forza. Tagliano personale e sportelli le banche, chiudono negozi storici e librerie, spariscono le edicole: sottrazion­i di luoghi e posti di lavoro che non fanno bene alla vita di una comunità. Se Milano non vuole diventare un algoritmo deve mantenere in equilibrio il vecchio e il nuovo, Amazon e l’Ufficio postale. Io tifo per il rilancio, non per la chiusura.

«Io evito quei negozi»

quelli definiti «di impulso» — e che l’ideale siano le barriere d’aria che eviterebbe­ro sprechi. Sicurament­e ci saranno degli studi approfondi in materia, ma come semplice cittadina, non ho mai trovato difficoltà ad aprire una porta. Anzi, se su queste porte trovassi scritto che si sta attenti all’ambiente (come nei supermerca­ti), entrerei più volentieri, mentre cerco volutament­e di evitare quei negozi che non hanno nemmeno le porte. Per fortuna non sono la sola e molti altri cittadini si stanno attivando, ma mi chiedo perché le autorità competenti hanno bisogno di attendere sempre anni per prendere provvedime­nti per la nostra salute?

Scuola 2.0

Ho letto con interesse il servizio dedicato alla scuola intitolato: «L’innovazion­e entra alle medie». Ben venga tutto ciò che porta apertura e modernità nella nostra scuola.

Conosco il progetto «Scuola senza zaino», metodo praticato anche in alcune classi

Finalmente una buona notizia da parte del sindaco Giuseppe Sala: divieto di fumare alle fermate dei mezzi pubblici. Iniziativa lodevole ma incompleta se poi mancano controlli e sanzioni ai trasgresso­ri.

Il sindaco Sala dovrebbe prendere atto che la città è abbandonat­a a se stessa e che vigili e controllor­i devono essere rispediti in strada anziché essere tenuti negli uffici.

Il peso dello zaino

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