L’UFFICIO POSTALE CHE CHIUDE SPAZIO SOTTRATTO DI VIVIBILITÀ
Alcuni giorni fa ho interpellato l’Inps per avere chiarimenti sulla mia pensione. Velocemente sono stato invitato, da una voce registrata, a lasciare le mie generalità, codice fiscale, numero di telefono e, brevemente, le ragioni della chiamata per essere ricontattato.Dopo alcune ore sono stato ricontattato e cortesemente informato su quanto mi necessitava.
Un grazie quindi all’Inps per la tempestività e cortesia. Il mio caro amico Nunzio Sorrenti, quando leggerà questa lettera, sicuramente trarrà, per le sue puntuali statistiche di fine anno, conclusioni felici per l’efficienza degli Enti Pubblici.
Porte aperte
In questi giorni leggo che ora tutti si stanno preoccupando del problema dei negozi con le porte aperte. Io ho iniziato a segnalare il problema dal 2015, facendo notare l’incongruenza del messaggio ecologista di Expo con lo spreco di energia per produrre calore/aria condizionata.
Caro Schiavi, ieri nella sua risposta a un lettore lei ha parlato di «sottrazioni di spazi di vivibilità».
Credo che in questa affermazione possa rientrare la chiusura dell’Ufficio postale di via Vigna a Milano annunciata per il 17 febbraio senza la minima motivazione. In questo modo si priva una zona estesa collocata tra il Carrobbio e corso Magenta di un servizio utile a una nutrita clientela che comprende, oltre agli abitanti di decine di stabili, numerosi studi professionali, aziende ed esercizi commerciali, l’Università Cattolica e la caserma della Polizia di Stato. Gli uffici postali più vicini distano più di un chilometro e sono spesso affollatissimi per cui i numerosi clienti di via Vigna sarebbero costretti a lunghe percorrenze e a prolungate attese per fruire di una qualità di servizi inferiore a quella attuale. Per questo, facendomi interprete anche del parere di molte altre persone, chiedo che le Poste italiane rivedano questa decisione, ricordando che le iniziative di razionalizzazione spesso finiscono per non esserlo in quanto incidono negativamente sulla soddisfazione della clientela, che potrebbe decidere di non avvalersi più dei servizi offerti dalle stesse Poste italiane, con conseguente calo della loro cifra d’affari.
Ho sempre ottenuto risposte vaghe. Esiste un decreto Comunale 6/2012 che vieta il mantenimento delle porte aperte eppure mai nessuno l’ha fatto applicare (quando si superano i parametri delle polveri sottili) perché praticamente siamo schiavi dei commercianti. Dicono che la porta chiusa riduca del 30 per cento gli ingressi — soprattutto
Caro Rossi, gli Uffici postali sono un punto fermo nella vita di un quartiere e mi risulta difficile immaginarne la chiusura, per la funzione sociale e di servizio che svolgono soprattutto oggi con l’aumento di pensionati e popolazione anziana. Il passaggio dal medioevo burocratico alla gestione più snella e moderna avviata dall’amministratore delegato Corrado Passera ne ha evitato l’obsolescenza in tempi recenti, ma quella rivoluzione deve fare i conti con Amazon e l’ecommerce, nuove forme di consegna e pagamenti. L’immagine delle Poste è ancora fissata nelle code e nei tempi d’attesa (che sono una palla al piede) però ci sono anche aree di efficienza e cortesia da salvaguardare, e non vedo il vantaggio di una riduzione degli sportelli: si migliori l’efficienza, senza disperdere il radicamento sul territorio, che sicuramente rappresenta una forza. Tagliano personale e sportelli le banche, chiudono negozi storici e librerie, spariscono le edicole: sottrazioni di luoghi e posti di lavoro che non fanno bene alla vita di una comunità. Se Milano non vuole diventare un algoritmo deve mantenere in equilibrio il vecchio e il nuovo, Amazon e l’Ufficio postale. Io tifo per il rilancio, non per la chiusura.
«Io evito quei negozi»
quelli definiti «di impulso» — e che l’ideale siano le barriere d’aria che eviterebbero sprechi. Sicuramente ci saranno degli studi approfondi in materia, ma come semplice cittadina, non ho mai trovato difficoltà ad aprire una porta. Anzi, se su queste porte trovassi scritto che si sta attenti all’ambiente (come nei supermercati), entrerei più volentieri, mentre cerco volutamente di evitare quei negozi che non hanno nemmeno le porte. Per fortuna non sono la sola e molti altri cittadini si stanno attivando, ma mi chiedo perché le autorità competenti hanno bisogno di attendere sempre anni per prendere provvedimenti per la nostra salute?
Scuola 2.0
Ho letto con interesse il servizio dedicato alla scuola intitolato: «L’innovazione entra alle medie». Ben venga tutto ciò che porta apertura e modernità nella nostra scuola.
Conosco il progetto «Scuola senza zaino», metodo praticato anche in alcune classi
Finalmente una buona notizia da parte del sindaco Giuseppe Sala: divieto di fumare alle fermate dei mezzi pubblici. Iniziativa lodevole ma incompleta se poi mancano controlli e sanzioni ai trasgressori.
Il sindaco Sala dovrebbe prendere atto che la città è abbandonata a se stessa e che vigili e controllori devono essere rispediti in strada anziché essere tenuti negli uffici.
Il peso dello zaino