Corriere della Sera (Milano)

Rkomi: «Sono uno di voi»

Il rapper di Calvairate sul palco del Fabrique

- di Raffaella Oliva

Da barista e lavapiatti a esponente, tra i più amati, della scena rap italiana. È la parabola di Rkomi, al secolo Mirko Martorana, milanese cresciuto nel quartiere Calvairate. È qui che il 25enne ha piantato i semi che gli hanno aperto le porte della factory Roccia Music di Marracash, il rapper della Barona poi al suo fianco in «Milano Bachata», traccia dall’album d’esordio «Io in terra» uscito per Universal nel 2017, dove la nostra città fa da sfondo a versi intimisti, introspett­ivi. «Ora tarda, c’è bufera, dormo solo con la tv accesa, questa camera è spoglia come la mia anima», rappa Rkomi, sabato e domenica al Fabrique con una scaletta che da questo brano condurrà il pubblico verso i titoli inclusi nel fortunato «Dove gli occhi non arrivano», suo secondo disco del 2019, realizzato con Charlie Charles e dal sound più pop e scanzonato rispetto al precedente.

«La prima data è sold out, per la seconda sono rimasti pochi biglietti», dice con orgoglio Rkomi. «Sono felice perché su questo tour ho lavorato tanto: io e i rapper della mia generazion­e abbiamo iniziato a fare musica in casa da giovanissi­mi e inesperti, alcuni di noi sono esplosi senza essere preparati per andare sul palco. Io stesso ho avuto bisogno di crescere, so quanto conti fare dei bei concerti, anche per rispetto nei confronti di chi spende dei soldi per venire a vedermi». Nei mesi scorsi ha trascorso molto tempo in sala prove proprio per mettere a punto uno show degno del successo riscosso: «Mi accompagna­no una band — tastiera, chitarra, batteria —, più un dj e delle coriste. E a Milano avrò vari ospiti pescati tra gli artisti con cui ho collaborat­o finora». L’elenco è lungo, si va da Elisa a Ghali, da Sfera Ebbasta a Jovanotti. Il quale lo ha anche voluto con sé al «Jova Beach Party», lo scorso settembre a Linate. «Lorenzo è un esempio», commenta Rkomi. «È una persona che non ha mai smesso di cercarsi, un artista che è riuscito a restare al passo coi tempi aprendosi costanteme­nte al nuovo. Sono fiero che il ritornello di “Canzone”,

il nostro singolo, sia farina del mio sacco: avrebbe potuto cambiarlo e invece… È stato un onore». Il brano è «un inno all’effetto che le canzoni sortiscono sul nostro umore», spiega il rapper: «Io, per esempio, quando sono giù mi ascolto “Lunedì” di Vasco».

Sulla polemica esplosa attorno alla partecipaz­ione al Festival di Sanremo del collega Junior Cally, accusato di sessismo, glissa: «Non ho seguito, di certo io le donne le stimo, sono migliori di noi». Parola di un ragazzo che non ha mai conosciuto il padre e che — così ha dichiarato — sarebbe potuto finire su brutte strade. A salvarlo il rap e la boxe tailandese, che lo ha aiutato ad allontanar­si da una vita di quartiere non esattament­e educativa. «Ora con alcuni soci sto per aprire una palestra, inaugurerà a febbraio in zona corso Lodi con lezioni di Muay Thay, ma non solo. Avremo spazi aperti a tutti, dove leggere, giocare a biliardino o altro. E i ragazzi con difficoltà economiche pagheranno meno: fino a tre anni fa ero uno di loro, adesso che posso voglio aiutarli».

Jovanotti è un esempio: uno che non ha mai smesso di cercarsi e di stare al passo con i tempi

Aprirò una palestra di boxe. I ragazzi con difficoltà economiche pagheranno meno

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