Mm, il doppio lavoro degli ispettori
Impiego «parallelo» nel privato di due dipendenti. Case pregiate agli amici: «Fate chiarezza»
Due ispettori di Mm, che si occupano degli sgomberi nelle case popolari, facevano il «doppio lavoro» per il recupero di alloggi privati in procedure di sfratto. Uno di questi è stato già trasferito. Una situazione opaca come quella del vigile che occupava una casa di pregio in pieno centro: «Gli venne concessa senza registrazioni», racconta un ex dipendente degli uffici comunali di via Larga. E anche il Comune annuncia verifiche parallele sul caso delle cinque assegnazioni a dipendenti Mm o amici: «Ci auguriamo siano casi isolati. Oltre l’indagine interna di Mm, a tutela dell’Amministrazione e della correttezza del suo operato, faremo anche noi le opportune verifiche».
Il 30 ottobre 2019, un ispettore della security di Metropolitana milanese, settore che si occupa di contrastare le occupazioni delle case popolari del Comune, riceve la telefonata di un collega. I due hanno rapporti complicati, litigano per una contestazione disciplinare appena arrivata. L’uomo prende il telefono e risponde, ma mette subito in viva voce, perché vuole che altri colleghi, in quel momento nel suo ufficio, ascoltino la conversazione. L’ispettore che ha chiamato non dice neppure «pronto», ma subito inveisce: «Non voglio più avere niente a che fare con te. Adesso facciamo quest’ultima cosa e poi chiudiamo i nostri rapporti». È una frase sospetta. Cosa vuole dire: «Facciamo quest’ultima cosa»? Nei giorni successivi si scopre: due ispettori di Mm facevano il «doppio lavoro». E non un lavoro qualsiasi, ma il parallelo del loro impiego nelle case popolari alle dipendenze della propria azienda: si occupavano di recuperare gli appartamenti su cui c’erano degli sfratti esecutivi. Di fatto, sgomberi nel settore privato (l’altra faccia del loro lavoro nel pubblico). La vicenda viene scoperta da Mm tra novembre e dicembre 2019 e, da quanto è stato possibile accertare, uno degli ispettori è stato già trasferito, spostato ad altro incarico.
Il «fantasma»
La vicenda del doppio lavoro degli ispettori si inserisce nel contesto opaco di almeno cinque assegnazioni di case popolari di pregio a dipendenti e amici dentro Mm, denunciate ieri dal Corriere e sulle quali l’azienda ha spiegato: «Attiveremo tempestivamente le indagini interne per verificare eventuali profili di irregolarità». Tra quei casi c’è quello di un commissario della Polizia locale che ha occupato un piccolo appartamento in via Zecca Vecchia, nel cuore della Milano storica, a pochi metri dalla Biblioteca Ambrosiana.
L’appartamento era assegnato a un anziano, poi deceduto, e nell’estate 2014 il vigile entrò e fece lavori di ristrutturazione, per poi iniziare ad usare la casa. Mm, che a fine 2014 ha ereditato dall’Aler la gestione delle 29 mila case popolari del Comune, nel corso dell’anno successivo accertò che l’appartamento risultava vuoto e non assegnato, ma che non c’erano le chiavi e che veniva usato dal commissario della Locale. Un inquilino «fantasma», ma con una carica di pubblico ufficiale: una situazione che venne documentata, ma sulla quale, per anni, la security Mm e la «Divisione casa» non sono intervenute.
L’«assegnazione»
Il Corriere può oggi documentare come avvenne quell’«assegnazione», attraverso la testimonianza di un ex impiegato del Comune che all’epoca lavorava proprio negli uffici dell’edilizia pubblica in via Larga. Un racconto che, se non spiega perché poi la casa sia rimasta al vigile, svela come gli venne concessa, e s’addentra nell’ombra della gestione delle case popolari quando erano ancora affidate all’Aler.
Il racconto inizia dalla stagione della «regolarità»: «Il vigile viveva in una casa popolare in un’altra zona della città. La occupava in modo legittimo, nell’ambito di quella quota di alloggi che venivano assegnati alle forze dell’ordine in “cambio” di un presidio di sicurezza nei quartieri popolari. E infatti arrivarono molte segnalazioni che permisero di sventare occupazioni abusive. Poi in quei palazzi era necessario fare lavori di ristrutturazione e così molti inquilini vennero spostati».
Ed è qui che la scena passa in via Larga: «Ricordo perfettamente che la persona veniva negli uffici per discutere l’assegnazione di una nuova casa e che alla fine gli venne indicato l’alloggio di via Zecca Vecchia. Per quanto ne so, l’Aler venne informata dell’ingresso