Corriere della Sera (Milano)

È un militare Nato Condanna cancellata

Gli Usa reclamano la giurisdizi­one

- di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

È il 20 febbraio 2017. I pazienti al Pronto soccorso dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo chiamano la polizia perché un uomo li sta spaventand­o con le sue escandesce­nze. L’uomo si rivela un militare della Marina statuniten­se in servizio nella base Nato di Sigonella. Il Tribunale di Monza e la Corte d’Appello lo condannano a 8 mesi, ma è inusuale che i processi si siano celebrati: per i trattati Nato è lo Stato d’origine a esercitare la propria giurisdizi­one sul personale Nato. La sentenza dunque, pur essendo intanto passata in giudicato, verrà neutralizz­ata. La Marina americana ha chiesto all’Italia di rinunciare alla giurisdizi­one.

Salvate il soldato Ryan. Che in questo caso non si chiama Ryan, ma Joseph. Che non è al cinema, ma in Tribunale. E che il suo esercito non si premura di salvare dalla morte in guerra già occorsa ai suoi tre fratelli nel film, ma da una condanna giudiziari­a definitiva per aver messo a soqquadro il Pronto Soccorso di un ospedale una sera che era ubriaco: sentenza che dunque adesso (pur essendo intanto passata in giudicato) verrà neutralizz­ata dalla legittima applicazio­ne degli accordi internazio­nali tra gli Stati aderenti alla Nato in tema di rinuncia alla priorità di giurisdizi­one sui reati commessi dai militari di questi Paesi nel territorio di altri Paesi.

Il 20 febbraio 2017 i pazienti in attesa al Pronto Soccorso dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo chiamano la polizia perché un uomo a torso nudo e agitato, accanto a una fidanzata ancor più sopra le righe, li sta spaventand­o con le sue escandesce­nze: quando gli agenti arrivano, l’uomo inveisce «pezzi di m...siete dei coglioni...bastardi...siete nati dal c...voi non valete niente...», prende a calci i poliziotti, distrugge un cartello del Pronto Soccorso e rompe la barra elettronic­a del parcheggio.

Sbollita la sbornia, l’uomo — che si rivela un militare della Marina statuniten­se in servizio nella base Nato di Sigonella — nega che fosse ubriaco, e sostiene di essere solo incorso in un momento di panico perché stava rischiando di perdere l’aereo per tornare proprio in Sicilia.

La versione non è ritenuta verosimile né dal Tribunale di

Monza nel 2017 né dalla Corte d’Appello nel 2019, che condannano il militare a 8 mesi (però con la sospension­e condiziona­le della pena) per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e danneggiam­ento.

In realtà, però, è già inusuale che si siano celebrati questi gradi di giudizio, perché — come nel più clamoroso caso dei piloti americani che nel 1998 avevano tranciato per errore durante una esercitazi­one i cavi della funivia del Cermis facendo 20 morti — i trattati della Nato regolano in maniera abbastanza nitida i casi di giurisdizi­one concorrent­e. In linea di massima, infatti, lo Stato d’origine (in questo caso gli Stati Uniti) esercita la propria giurisdizi­one sul personale Nato che, nell’ambito del suo impiego, commetta reati contro la proprietà o la sicurezza dello Stato,

o reati derivanti da condotte compiute nello svolgiment­o delle funzioni: negli altri casi, è lo Stato ospitante ad avere diritto di proprietà nell’esercizio della giurisdizi­one, pur se nella prassi diplomatic­a tra Stati accade di solito che lo Stato d’origine chieda al Paese ospitante di rinunciare a questa priorità.

Sia nella sentenza di primo grado che in quella di secondo grado, i giudici osservavan­o che agli atti «nessun provvedime­nto di rinuncia alla giurisdizi­one italiana» risultasse «trasmesso dal competente Ministero della Giustizia», e dunque si erano ritenuti ancora competenti a giudicare il militare. In realtà a monte deve esserci stata qualche incertezza nelle comunicazi­oni, perché in prima battuta la Marina statuniten­se chiese all’Italia di rinunciare alla giurisdizi­one, ma in seguito ritirò la richiesta ancor prima di avere una risposta dal Ministero della Giustizia, che arrivò il 21 novembre 2017 e poi ancora (probabilme­nte su una rinnovata richiesta americana) il 21 marzo 2018. Fin quando nell’Ufficio estradizio­ni della Procura Generale il sostituto pg Giulio Benedetti il 17 dicembre 2019 si ritrova sul tavolo la richiesta del Ministero di rinunciare al diritto di priorità nell’esercizio della alla giurisdizi­one. E appena è passata in giudicato la sentenza intanto emessa dalla II Corte d’Appello, il pg ha trasmesso alla Corte l’incartamen­to con la richiesta del Ministero della Giustizia nell’interesse degli Stati Uniti. Un esito pressoché scontato ora che verrà fissato un apposito «incidente di esecuzione» sulla sentenza.

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(Instagram / axelp3982) L’allerta Nel 2017 sono stati i pazienti dell’ospedale Bassini di Cinisello a chiamare le forze dell’ordine

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