È un militare Nato Condanna cancellata
Gli Usa reclamano la giurisdizione
È il 20 febbraio 2017. I pazienti al Pronto soccorso dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo chiamano la polizia perché un uomo li sta spaventando con le sue escandescenze. L’uomo si rivela un militare della Marina statunitense in servizio nella base Nato di Sigonella. Il Tribunale di Monza e la Corte d’Appello lo condannano a 8 mesi, ma è inusuale che i processi si siano celebrati: per i trattati Nato è lo Stato d’origine a esercitare la propria giurisdizione sul personale Nato. La sentenza dunque, pur essendo intanto passata in giudicato, verrà neutralizzata. La Marina americana ha chiesto all’Italia di rinunciare alla giurisdizione.
Salvate il soldato Ryan. Che in questo caso non si chiama Ryan, ma Joseph. Che non è al cinema, ma in Tribunale. E che il suo esercito non si premura di salvare dalla morte in guerra già occorsa ai suoi tre fratelli nel film, ma da una condanna giudiziaria definitiva per aver messo a soqquadro il Pronto Soccorso di un ospedale una sera che era ubriaco: sentenza che dunque adesso (pur essendo intanto passata in giudicato) verrà neutralizzata dalla legittima applicazione degli accordi internazionali tra gli Stati aderenti alla Nato in tema di rinuncia alla priorità di giurisdizione sui reati commessi dai militari di questi Paesi nel territorio di altri Paesi.
Il 20 febbraio 2017 i pazienti in attesa al Pronto Soccorso dell’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo chiamano la polizia perché un uomo a torso nudo e agitato, accanto a una fidanzata ancor più sopra le righe, li sta spaventando con le sue escandescenze: quando gli agenti arrivano, l’uomo inveisce «pezzi di m...siete dei coglioni...bastardi...siete nati dal c...voi non valete niente...», prende a calci i poliziotti, distrugge un cartello del Pronto Soccorso e rompe la barra elettronica del parcheggio.
Sbollita la sbornia, l’uomo — che si rivela un militare della Marina statunitense in servizio nella base Nato di Sigonella — nega che fosse ubriaco, e sostiene di essere solo incorso in un momento di panico perché stava rischiando di perdere l’aereo per tornare proprio in Sicilia.
La versione non è ritenuta verosimile né dal Tribunale di
Monza nel 2017 né dalla Corte d’Appello nel 2019, che condannano il militare a 8 mesi (però con la sospensione condizionale della pena) per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e danneggiamento.
In realtà, però, è già inusuale che si siano celebrati questi gradi di giudizio, perché — come nel più clamoroso caso dei piloti americani che nel 1998 avevano tranciato per errore durante una esercitazione i cavi della funivia del Cermis facendo 20 morti — i trattati della Nato regolano in maniera abbastanza nitida i casi di giurisdizione concorrente. In linea di massima, infatti, lo Stato d’origine (in questo caso gli Stati Uniti) esercita la propria giurisdizione sul personale Nato che, nell’ambito del suo impiego, commetta reati contro la proprietà o la sicurezza dello Stato,
o reati derivanti da condotte compiute nello svolgimento delle funzioni: negli altri casi, è lo Stato ospitante ad avere diritto di proprietà nell’esercizio della giurisdizione, pur se nella prassi diplomatica tra Stati accade di solito che lo Stato d’origine chieda al Paese ospitante di rinunciare a questa priorità.
Sia nella sentenza di primo grado che in quella di secondo grado, i giudici osservavano che agli atti «nessun provvedimento di rinuncia alla giurisdizione italiana» risultasse «trasmesso dal competente Ministero della Giustizia», e dunque si erano ritenuti ancora competenti a giudicare il militare. In realtà a monte deve esserci stata qualche incertezza nelle comunicazioni, perché in prima battuta la Marina statunitense chiese all’Italia di rinunciare alla giurisdizione, ma in seguito ritirò la richiesta ancor prima di avere una risposta dal Ministero della Giustizia, che arrivò il 21 novembre 2017 e poi ancora (probabilmente su una rinnovata richiesta americana) il 21 marzo 2018. Fin quando nell’Ufficio estradizioni della Procura Generale il sostituto pg Giulio Benedetti il 17 dicembre 2019 si ritrova sul tavolo la richiesta del Ministero di rinunciare al diritto di priorità nell’esercizio della alla giurisdizione. E appena è passata in giudicato la sentenza intanto emessa dalla II Corte d’Appello, il pg ha trasmesso alla Corte l’incartamento con la richiesta del Ministero della Giustizia nell’interesse degli Stati Uniti. Un esito pressoché scontato ora che verrà fissato un apposito «incidente di esecuzione» sulla sentenza.