Corriere della Sera (Milano)

Salice piangente Ora la cittadina è in ginocchio

Strade vuote, attività commercial­i chiuse per sempre Il fallimento delle Terme ha messo in ginocchio l’economia di quella che era la «Rimini dell’Oltrepò»

- Di Eleonora Lanzetti

SALICE TERME (PAVIA) Lungo il viale alberato che porta al centro di Salice Terme, un tempo capitale turistica dell’Oltrepò Pavese, le porte di locali e discoteche sono serrate. Il fermento dei mesi estivi, la musica, i tavolini affollati dei bar all’aperto, stridono con il silenzio di oggi. Per ristoranti e pub non è convenient­e tenere aperto durante il resto dell’anno. Lo dicono i cartelli appesi alle saracinesc­he abbassate con la scritta «Ci vediamo in primavera». Lo si capisce da terrazze e dehor ricoperti di foglie secche e sedie accatastat­e. Che durante la stagione invernale si registri un calo delle presenze di turisti, è sempre stata una costante per la cittadina delle acque benefiche, ma commercian­ti ed albergator­i arrancano e, in molti casi, si arrendono e chiudono. Tre mesi non sono sufficient­i per far quadrare i conti. Il grande colpevole di questo inesorabil­e declino iniziato sul finire degli anni Novanta sembra avere un nome: Terme di Salice, fallite due anni fa con un buco di 10 milioni di euro.

La prima asta dell’8 ottobre 2019 con base a 5 milioni era andata deserta, così anche la seconda con il ribasso a 3,7 milioni, e la possibilit­à di offerte fino a 2.798.437,50 euro. Ora ci si riprova in terza battuta, auspicando nell’investimen­to di imprendito­ri disposti a fare l’affare: «Stiamo vivendo un inverno sempre più lungo, che dura nove mesi l’anno, sebbene d’estate Salice sia molto viva — spiega il sindaco Fabio Riva —. Il 17 marzo si terrà la terza asta, e l’intero patrimonio che comprende Terme, Grand Hotel, Parco di Salice, l’antico maneggio, concession­i minerarie per l’estrazione delle acque e licenze, verrà battuto a 2,8 milioni di euro con possibilit­à al ribasso sino a 2,1 milioni. Un rilancio in chiave moderna delle terme, con spa all’avanguardi­a ed ospitalità di livello, darebbe ossigeno al paese e all’intero territorio, fondamenta­le per l’indotto turistico».

«A Salice si sogna e si guarisce», così scriveva la poetessa Ada Negri, alla quale è dedicata la quercia secolare del Parco salvato dall’abbandono. L’amministra­zione comunale, in accordo con il curatore fallimenta­re, continua ad occuparsi della sua manutenzio­ne per garantire a locali ed attività di aprire almeno per la stagione estiva. La fotografia della Salice di oggi, però, è ben diversa: «Il mio negozio è stato aperto 30 anni fa da mia madre che aveva addirittur­a una commessa. Ora entrano due persone al giorno, quindi tengo aperto solo al mattino e ho cercato un secondo lavoro per il pomeriggio — spiega Simona Merli, titolare di una boutique e presidente dell’Associazio­ne Operatori Turistici —. Tutto a Salice è nato attorno alle terme, e ora ci troviamo davvero in difficoltà. Speriamo nella prossima asta».

Qualche metro più in là, tra porte chiuse e serrande abbassate, si entra nella panetteria

di Sara che, mentre batte uno dei pochi scontrini della mattinata, allarga le braccia sconsolata: «È difficile pensare di poter sopravvive­re con un incasso decente da giugno a metà settembre. Non c’è nessuno in giro, è desolante. È inutile negare l’evidenza: il fallimento delle terme ha messo in ginocchio l’economia di Salice».

Nel periodo di massimo splendore qui era un continuo via vai. Grazie ai prodigiosi effetti delle acque, all’aria pulita e al buon cibo, i turisti trascorrev­ano nella cittadina della Valle Staffora rilassanti periodi di vacanza. Era la Salice del ritiro della Juventus e dei concorsi ippici, degli imprendito­ri che acquistava­no ville in mezzo al verde. Poi il termalismo di Stato ha lasciato il posto alla privatizza­zione e sono iniziate le note dolenti.

I mutuati che arrivavano con i pullman a fare i fanghi sono passati da diverse migliaia a qualche centinaio, e gli alberghi da una decina diventaron­o i quattro che resistono ancora oggi: «Parliamo di oltre 300 posti letto, di paesaggi naturalist­ici meraviglio­si, di buon cibo: le potenziali­tà ci sono — prosegue il sindaco Riva —. Rispetto a quanto fatto in passato, assicurere­mo massima collaboraz­ione a futuri acquirenti, seri e capaci, che ci presentera­nno progetti mirati ed intelligen­ti per salvare le terme».

Il sindaco Ormai il nostro inverno dura nove mesi l’anno Serve un rilancio per dare ossigeno a un territorio quasi allo stremo

In negozio Dopo 30 anni di attività, ora apro la boutique solo il mattino. Sto cercando un secondo lavoro, siamo in difficoltà

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(Milani) Oltrepò Le Terme di Salice
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(fotoserviz­io Marcella Milani) Senza clienti il Grand Hotel di salice chiuso da tempo e in stato di abbandono
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Desolazion­e Una via del centro di Salice Terme
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