In manette il picchiatore di donne capotreno
Milano e Brianza
collaboratrice personale, Carla Colombi, 65 anni, gli enologi Aldo Venco, 65 anni, e Massimo Caprioli, ed il mediatore vinicolo Claudio Rampini, 63 anni.
Le indagini di carabinieri e Guardia di finanza di Pavia erano partite nel settembre del 2018, in occasione della vendemmia, quando erano emersi consistenti ammanchi di cantina: la quantità di vino da vendere riportata dai registri era nettamente superiore rispetto a quella realmente presente nelle cisterne. Un ammanco di circa 1.200.000 litri, creato falsificando le rese dell’uva per ettaro, compilando bolle di consegna di uve mai conferite in azienda da agricoltori in accordo con la Cantina, che ha consentito al produttore di incrementare le vendite di vino contraffatto per un valore economico di svariati milioni di euro. Profumi e sapori si avvicinavano ai vini iconici dell’Oltrepò, soprattutto Pinot Grigio, ma ciò che veniva versato nei calci era nettare contraffatto. I produttori emettevano fatture false che servivano a giustificare quantitativi di vini etichettabili con denominazioni pregiate, non presenti in magazzino, e sostituiti con vini di bassa qualità, alterati e destinati alla vendita come vini tipici della Valle Versa.
Un quadro accusatorio formulato a seguito di perquisizioni domiciliari, in aziende vinicole in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige, e in laboratori di analisi compiacenti
Venerdì scorso ha preso a calci e pugni una capotreno comasca di 25 anni che lo aveva invitato a scendere dal treno perché non aveva il biglietto. Identificato e denunciato dalla Polfer, ieri mattina era di nuovo su un convoglio, a Milano Cadorna, e ha riservato lo stesso trattamento a una collega della prima donna aggredita, picchiata perché gli ha detto di scendere dal treno arrivato al capolinea. È stato arrestato Cristian Mangalaviti, 43 anni, residente a Bollate ma da alcuni anni senza fissa dimora, vive di fatto tra le stazioni lombarde. Su e giù dai treni da quando, emerge dagli accertamenti della Polfer, è stato allontanato dalla famiglia dopo alcune denunce per maltrattamenti e lesioni. Poche ore dopo l’aggressione, alla stazione di Seregno, le immagini delle telecamere di sorveglianza e la testimonianza della vittima e di una collega avevano portato i poliziotti al nome di Mangalaviti. Denuncia a piede libero e atti in procura a Monza, mentre la donna aggredita, costretta a portare un collarino e con una prognosi di dieci giorni, si è sfogata con un sindacalista e amico denunciando «l’indifferenza dei passeggeri che hanno assistito all’aggressione». Ieri mattina, è toccato a un’altra donna in servizio su un treno. Il convoglio era arrivato a Cadorna e la trentenne stava facendo un ultimo controllo sui vagoni. Ha chiesto al 43enne di scendere e poco dopo è stata colpita con un pugno in faccia. La capotreno è riuscita a dare l’allarme e gli agenti della Polfer hanno bloccato e arrestato l’aggressore in flagranza di reato con l’accusa di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. La vittima è stata accompagnata al Fatebenefratelli per accertamenti e per la sospetta frattura del naso. Dopo la nuova aggressione, parla di «situazione di grave emergenza» Filippo Ghibaudi, segretario generale della Fit Cisl di Como. «Purtroppo il nostro sistema non funziona. Queste persone sono convinte di restare impunite e non c’è una certezza della pena, come dimostra questo caso, con un uomo denunciato solo pochi giorni fa ma libero di colpire di nuovo. Abbiamo bisogno di maggiore protezione».