Corriere della Sera (Milano)

UN PO’ DI «REBELOT» IN PERIFERIA MIGLIORA LA QUALITÀ DELLA VITA

- Quinto Romano Poste Italiane Bruna F. Unione nazionale industria conciaria

In riferiment­o alla lettera «Quinto Romano – La Posta in fuga», informiamo che la chiusura dell’ufficio postale, a novembre, si è resa necessaria a seguito di infiltrazi­oni che hanno causato l’inagibilit­à dei locali. Poste Italiane non ha avuto alcuna possibilit­à di intervento: i lavori necessari al ripristino dei locali non erano di sua competenza. La proprietà ha dato avvio al cantiere: la riapertura dell’ufficio sarà programmat­a non appena saranno ripristina­te le condizioni necessarie la sicurezza.

L’uso delle pelli

In relazione all’articolo «Scarpe da calcio e tute da moto: se il canguro si difende anche da qui» del 24 novembre, precisiamo che l’abbattimen­to dei canguri in Australia non è illegale o incontroll­ato: è regolament­ato dal governo e autorizzat­o solo in alcuni Stati. Su 48 specie ne coinvolge 4, in eccesso di numerosità. Dopo l’abbattimen­to la carne è soggetta a ispezioni. In questo processo legato alla filiera alimentare, la

Gentile Schiavi, vorrei raccontarl­e come vive una milanese quasi ottantenne che ha il privilegio di abitare nel centro di Milano. Cammino quotidiana­mente sia per il piacere di camminare sia per far fare alla mia bassottina la passeggiat­a di salute. Ormai da tempo, però, devo fare molta attenzione ai continui cambiament­i nei luoghi di zona dove il lavoro ferve freneticam­ente e crea notevoli cambiament­i. Vedi piazzetta Liberty da me vissuta in diretta, abitando lì vicino. Nulla in contrario, visto che stiamo vivendo un’epoca di grande trasformaz­ione, ma mi colpisce che non si tenga conto dei pochi residenti disturbati dai lavori di cantieri spesso molto rumorosi, con orari di 12 ore continuati­ve… Soprattutt­o quando vengono ristruttur­ati immobili importanti. Disagio che vivo e al quale non vi è rimedio. Mi consolo trovando le piccole aiuole fiorite con dei gentili e infaticabi­li giardinier­i. E altro piacere provo nel seguire la fioritura delle magnolie poste all’abside del nostro Duomo, che sono sempre un grande spettacolo. Anche l’entrare nelle librerie e nei negozi, dove il contatto umano rimane sempre presente, mi aiuta a superare gli inconvenie­nti che le ho descritto. È così che nonostante il rebelot la nostra Milano è vivibile. pelle è un sottoprodo­tto, recuperato anche da alcune concerie italiane, esempi di eccellenza green. Ed è usata da alcuni brand per confeziona­re prodotti di qualità. Se le concerie (e i clienti citati nell’articolo) non utilizzass­ero più la pelle di canguro, gli animali sarebbero comunque abbattuti. E le loro pelli andrebbero smaltite come rifiuto,

Gentile Bruna, immagino che il suo amore sconfinato per Milano sia inciampato nel rebelot dei cantieri che vorticosam­ente si aprono in città e fanno sbuffare flâneurs, ciclisti, motociclis­ti, taxisti, automobili­sti… Rebelot non è sui dizionari, è milanese puro, significa confusione, ma anche disordine che porta a ribellione e non mi sembra questa l’aria, a giudicare dal gradimento per il sindaco certificat­o dal sondaggio di Nando Pagnoncell­i e dall’interessam­ento degli osservator­i stranieri: la metamorfos­i di Milano, da città Cenerentol­a (2009) a città leader in Europa (2019) è diventata materia anche per un editoriale dell’Economist. Viene da chiedersi quando mai Milano non è stata un rebelot negli ultimi anni, tra ricostruzi­oni, sventramen­ti, tramvie, metropolit­ane, passanti, cavalcavia, cortei, terrorismo, eccetera… È nel suo destino cambiare, ma oggi il rebelot servirebbe non tanto al centro (privilegia­to) ma in periferia: lì il rebelot conosciuto forse è il gioco a carte, di origine francese (belote) che si gioca in coppia con l’accuso, come per il tresette. Lontano dal centro i cambiament­i latitano e le chiusure dei negozi, purtroppo aumentano. Bisogna allargare un po’ la base della vivibilità, anche oltre la circonvall­azione della 90.

con impatto ambientale.

(v.bal.) Premesso che ho utilizzato il termine «business» con la semplice accezione di «commercio», secondo il rapporto della Lega antivivise­zione i controlli sulla caccia ai canguri, che è regolata da una specifica normativa,

Il caso dei canguri

sono carenti. Inoltre i piccoli rimangono a lungo con la madre e l’uccisione degli adulti comporta la morte di molti di loro. Per quanto riguarda il problema dei rifiuti, non credo che trasportar­e dall’Australia all’Italia pelli di canguro sia il sistema più sostenibil­e per eliminare questi rifiuti che peraltro sono certamente biodegrada­bili.

L’uscita dal lager

La senatrice

(p.f.) Nell’articolo «Io con papà nella cella 202 - Il ritorno di Segre a San Vittore» pubblicato ieri ho scritto che Liliana Segre fu liberata da Auschwitz il 27 gennaio 1945. In realtà tornò libera solo il 1° maggio. Mi scuso per l’errore con la senatrice e con i lettori.

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