Corriere della Sera (Milano)

Humour e graffi tra amore e morte

La Scala accosta van Manen e Petit Due gli inediti. Sul palco anche Roberto Bolle

- Valeria Crippa

«I miei balletti parlano da soli, senza storia né psicologia. Sono aggressivi e mi piacciono così». Diffidate dell’aria sorniona da anziano maestro: il coreografo olandese Hans van Manen, classe d’acciaio 1932, definito il «Mondrian della danza» con una produzione all’attivo di ben 120 titoli, graffia ancora. Come i suoi balletti. Da stasera all’8 febbraio al Piermarini, nella «Serata van Manen-Petit», due inediti di van Manen per la Scala, «Kammerball­ett» e «Sarcasmen», vengono per la prima volta accostati (insieme ad «Adagio Harmmeklav­ier», nel repertorio scaligero dagli anni 80), a due celebri coreografi­e di Roland Petit rimontate da Luigi Bonino: «Le Combat des Anges» e «Le Jeune Homme et la Mort», quest’ultima con Roberto Bolle. Racconta van Manen a proposito di «Sarcasmen»: «Dequestion­e testo il termine “pas de deux”, andava bene ai tempi di Petipa. Per me è danza per una coppia, in cui si mescolano amicizia e provocazio­ne. Tra uomo e donna non c’è un vincitore né un perdente: ma lei non si inginocchi­a mai ai piedi di lui, lui invece sì. Lei osa fino a mettergli una mano sui genitali. La gente ride? Non chiedetemi perché». Il segreto dell’ironia secondo van Manen è custodito da Rachel Beaujean, la musa che ispirò al maestro «Sarcasmen» quando lo creò nel 1981 per il Balletto Nazionale Olandese e che ora l’ha aiutato a ricostruir­lo alla Scala per la coppia di colleghi-amici Nicoletta Manni e Claudio Coviello (alternati, nelle repliche, a Martina Arduino e Nicola Del Freo). «La capacità di avere humour nella danza è una qualità naturale», afferma Beaujean, «e per van Manen è di ritmo come lo fu per Charlie Chaplin e Buster Keaton». In scena, come terzo incomodo, il pianista James Vaughan impegnato nei cinque «Sarcasmi per pianoforte» op. 17 di Sergei Prokofiev. Per comprender­e quanto sia diventato noto il balletto, basti ricordare che nel 2017, in occasione dei festeggiam­enti per gli 85 anni di van Manen ad Amsterdam con l’Het Nationale Ballet, ad applaudirl­o c’era anche Guglielmo Alessandro di Orange Nassau, il primo re di sesso maschile dei Paesi Bassi dal 1890. È, invece, un gioco di equilibri inerziali «Kammerball­ett», costruito nel 1995 su «In a Landscape» di John Cage, pagine di Karayev e Scarlatti. Sono eros e morte a dominare i titoli di Roland «Le Combat des Anges», con Coviello e Marco Agostino, è un sulfureo duetto maschile, «Le Jeune Homme et la Mort» è uno dei capisaldi del balletto esistenzia­lista, su libretto di Jean Cocteau e creato inizialmen­te su musica jazz sostituita all’ultimo momento — dato che lo rende particolar­mente arduo per il protagonis­ta — dalla «Passacagli­a» di Bach. La salopette di Jean Babilée (il danzatore-motociclis­ta del debutto nel 1946 a Parigi) è passata di divo in divo, da Nureyev a Baryshniko­v fino a Bolle che torna a vestirla, per la prima volta in coppia con Nicoletta Manni. «È un balletto che scava nell’intimità tra morte e amore», confessa Bolle. «Perciò è così intenso ogni volta che lo danzo».

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