Ticket, ultima frontiera delle truffe
In cella madre e figlia rom. Si cerca una complice. Razzie da migliaia di euro con la scusa dell’esenzione
Arrestate tre donne (e una quarta è latitante) con l’accusa di aver derubato diverse persone anziane. Secondo gli investigatori, madre e figlia, di 48 anni e 31 anni, che risiedono in un campo nomadi in provincia di Vercelli, e una terza donna, che vive in un campo a Galliate (Novara) individuavano l’anziano, lo seguivano fino alla porta di casa. Una volta che la vittima apriva, in due si intrufolavano nell’appartamento presentandosi come funzionari del Comune dicendo che dovevano visionare il patrimonio per verificare se avesse diritto all’esenzione dal ticket. Mentre una distraeva la vittima, l’altra saccheggiava l’abitazione.
La fantasia dei criminali non ha limiti nel trovare modi sempre nuovi e più subdoli per ingannare e colpire gli anziani quando sono soli. Stavolta il pretesto per entrare in casa, dove le vittime si sentono psicologicamente più protette e per questo abbassano le difese, era di verificare se avessero o no ancora diritto all’esenzione del ticket sanitario, una di quelle agevolazioni che sono indispensabili a chi è pensionato ed è costretto ad assumere molti farmaci o a rivolgersi al servizio sanitario.
«Municipal fakes» è il nome dell’ultima inchiesta in ordine di tempo svolta dal pool «Truffe e soggetti deboli» della polizia giudiziaria della Procura di Milano che ha portato all’emissione da parte del gip Tiziana Gueli di un’ordinanza di custodia cautelare per tre donne, due delle quali sono state arrestate e una terza è ancora latitante. Otto gli episodi accertati tra Milano, Arese, Bollate e Rho, che hanno visto come protagoniste madre e figlia, la prima di 48 anni, la seconda di 31 anni, che risiedono in un campo nomadi di Ghislarengo (Vercelli), e una terza donna, che vive in un campo a Galliate (Novara). Secondo le indagini dirette dal pm Paola Pirotta, le donne individuavano l’anziano per strada, lo seguivano fino al portone d’ingresso ed entravano con lui nel palazzo, continuandolo a seguire fino alla porta di casa. Una volta che la vittima apriva, due si intrufolavano nell’appartamento presentandosi come funzionari del Comune di Milano dicendo che dovevano visionare il patrimonio dell’anziano, soldi in contanti e gioielli, per verificare se avesse o no diritto all’esenzione dal ticket. Mentre una distraeva la vittima, l’altra saccheggiava l’abitazione.
Ogni colpo ha fruttato un bottino tra 500 e 3.000 euro, ma il danno causato all’autostima degli anziani è enormemente superiore. L’indagine è partita da una sola denuncia. Uno dei problemi che le forze di polizia devono affrontare in questo tipo di indagini, infatti, è la ritrosia delle vittime a denunciare. Molti si vergognano perché pensano che il peso degli anni non gli abbia fatto percepire il pericolo. «Per questo — spiega il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, titolare del dipartimento che si occupa di questi reati — diamo molta importanza a queste indagini e, dandone notizia, facciamo prevenzione perché le potenziali vittime sappiano cosa può accadere ed alzino la guardia». Ultimamente, dice Fusco, sono aumentati i tentativi di truffa (98) e sono diminuite le truffe consumate (36). Dato che il magistrato legge come dovuto all’ aumento della capacità degli anziani di resiste: «Grazie alla conoscenza del fenomeno, sono meno vulnerabili». Anche il Comune è impegnato nella prevenzione. Anna Scavuzzo, vice sindaco ed assessore alla sicurezza, ricorda i primi 9 incontri di novembre con gli anziani nei vari municipi con la partecipazione delle forze di polizia. «Ce ne saranno altrettanti a partire dal 29 gennaio», annuncia sottolineando che «la soluzione per affrontare questo fenomeno criminale sono le sinergie tra le varie forze di polizia». Ed infatti per individuare le tre sospettate di furto in abitazione e sostituzione di persona è stato necessario il lavoro della Polizia locale, dei Carabinieri e della Polizia di Stato che fanno parte del pool interforze della Procura. Telecamere stradali per seguire gli spostamenti delle loro auto, esame dei tabulati telefonici, conoscenza del territorio hanno portato all’individuazione delle tre, ma, concordano gli investigatori, è importante anche la solidarietà dei vicini che devono intervenire in caso di presenze sospette.