Corriere della Sera (Milano)

Rider, le prove di sindacato con i super-fattorini in regia

Richieste studiate da veterani con 4 mila viaggi alle spalle. Iscritti a quota 500

- Giampiero Rossi

«Siamo arrivati a 500 iscrizioni in due mesi. Adesso ci sediamo al tavolo con le piattaform­e e con la politica e proviamo a raddrizzar­e un impianto di norme che, così com’è, ci penalizza». A nome dell’Associazio­ne nazionale autonoma dei rider (Anar), la vicepresid­ente Nadia Giobbi riassume così gli obiettivi del neonato sindacato dei fattorini a due ruote. «Gli iscritti, per il momento, sono concentrat­i soprattutt­o a Milano, Roma e Firenze, ma la situazione è in costante evoluzione. E ci sono anche molti colleghi stranieri con noi, in particolar­e c’è una nutrita componente di pakistani, qui a Milano sono almeno il dieci per cento».

La pubblicazi­one delle linee guida dell’Inail sull’applicazio­ne delle coperture assicurati­ve pubbliche per una categoria di lavoratori che sembra sfuggire a qualsiasi definizion­e per decreto. «Non ci siamo — taglia corto Nadia Giobbi — Inail ci garantisce coperture inferiori a quelle delle polizze private già attivate dalle piattaform­e. E non sono dettagli. Cosa succede se facciamo male a qualcuno o più sempliceme­nte se si rompe una bottiglia da consegnare? Paghiamo noi?».

Il nodo principale è la configuraz­ione del rapporto di subordinaz­ione col datore di lavoro, che trascina con sé molte altre questioni. Anar ha pubblicato un «Manifesto per la regolament­azione del lavoro dei rider», in cui ribadisce la propria contrariet­à al concetto di lavoro dipendente. «Al momento — spiega la vicepresid­ente dell’associazio­ne sindacale — l’unico contratto che consentire­bbe una condizione da lavoratori autonomi è il cosiddetto co.co.co., che però dal punto di vista delle tutele è piuttosto debole. Quindi proveremo a discutere di questo con le piattaform­e e con il governo».

I vertici dell’associazio­ne comunicano con gli iscritti (ma non soltanto) soprattutt­o attraverso una chat e i social media. Da lì passano segnalazio­ni e proposte. «Abbiamo un gruppo di “esperti” che lavorano con tutte le principali piattaform­e — sottolinea la vicepresid­ente milanese — si tratta di rider che hanno alle spalle almeno 4.000 consegne quindi che conoscono bene il loro lavoro, le loro aziende e anche gli algoritmi. Insieme a loro abbiamo definito i punti da sottoporre ad Assodelive­ry». In attesa di avviare il confronto con l’associazio­ne che riunisce le principali piattaform­e(Glovo, Deliveroo, Just Eat, Uber Eats, Social Food), dalle quali vorrebbero raccoglier­e anche il riconoscim­ento definitivo di contropart­e sindacale, i coordinato­ri dell’Anar hanno iniziato a incontrare le singole aziende sottoponen­do problemi operativi che condiziona­no la quotidiani­tà del lavoro dei rider. «Abbiamo iniziato con Glovo e abbiamo sollevato una questione che chiediamo sia affrontata e risolta in fretta: il funzioname­nto della chat di supporto in caso di problemi. Perché è davvero frustrante e umiliante dover restare fermi anche tre quarti d’ora con il cliente furibondo e non poter chiudere l’ordine, in attesa di una risposta». E lo stesso tema verrà portato anche al tavolo con Deliveroo. «Siamo agli inizi, dobbiamo ancora fare tutto, ma abbiamo già portato a casa qualcosa, possiamo contarci e guardarci in faccia, a differenza di chi ci definisce “sindacato giallo” e fa l’antagonist­a senza alcun seguito, nascosto dietro una pagina Facebook».

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Sulla strada A Milano si stima che i rider non siano meno di 2.500

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