Giornata della Memoria Record di presenze
Record di visitatori. Biassono, il Comune dice no alle pietre d’inciampo
Ieri, in occasione della Giornata della Memoria, oltre tremila persone (ottomila tra ieri e domenica, quando è stato raggiunto il record assoluto di cinquemila entrate) hanno visitato il Memoriale della Shoah. «È una risposta al clima di intolleranza crescente di questi ultimi mesi», dice il presidente della Fondazione Memoriale della Shoah Jarach. A Biassono il Consiglio comunale a maggioranza leghista boccia le pietre d’inciampo.
Sarà l’aumento di consapevolezza di un luogo simbolo di Milano, teatro delle deportazioni rimasto intatto dal 1943 ad oggi, o la figura catalizzatrice della senatrice a vita Liliana Segre, o ancora la maggiore attenzione ai temi della memoria come contraltare all’insorgenza di fenomeni di intolleranza. Domenica il Memoriale della Shoah ha raggiunto il record assoluto di visitatori: cinquemila persone in un giorno. Ottomila con ieri, quando, per la Giornata della Memoria, il Memoriale ha aperto le sue porte con visite guidate e gratuite ad oltre tremila persone. Un risultato analogo era stato raggiunto nel 2019, ma in tre giorni. Il presidente Roberto Jarach spiega l’incremento citando tre fenomeni: «L’aumento di sensibilità delle persone, la figura di Liliana Segre, elemento trainante del contenuto del Memoriale, e il clima di questi ultimi mesi: i segnali di antisemitismo, razzismo e intolleranza crescenti nella società». Il messaggio del Memoriale «diventa tanto più importante se trasmesso ai ragazzi: significa sensibilizzare le famiglie». Le scolaresche in visita aumentano del 20% l’anno, dice Jarach: «Abbiamo ricevuto 46 mila studenti nel 2019, quest’anno supereremo i 50 mila». In via Ferrante Aporti ieri i visitatori creavano una coda composta e continua. In attesa alle 13 ci sono gli oltre cento ragazzi delle classi terze della scuola media Ardigò di Monza. «Abbiamo inaugurato la visita al Memoriale nella Giornata della Memoria lo scorso anno. È diventata una tradizione», spiega la professoressa Elettra Camperlingo. Francesca Guggiari, 43 anni, ha appena concluso la visita: «Sono stata a Dachau e ad Auschwitz: ero preparata. Ma il Memoriale è un tassello ulteriore: l’orrore era qui e la gente si voltava dall’altra parte. Diventare consapevoli dell’indifferenza che fu della nostra città è sconvolgente».
Per ricordarlo, ieri le iniziative di Milano — da cui «si alza forte una voce univoca: “mai più”», ha detto il sindaco Beppe Sala — sono state molteplici. A partire dalla deposizione di una corona in via Silvio Pellico davanti all’ex Hotel Regina, comando generale dalle SS: «Per 65 anni Milano ne aveva rimosso la memoria — spiega il presidente provinciale dell’Anpi Roberto Cenati —. Da qui partiva la catena dell’orrore, uscivano le liste di persone che dovevano essere deportate». Ieri gli studenti hanno ascoltato le testimonianze di Gadi Schoenheit, assessore alla Cultura della Comunità ebraica, e di Marco Steiner, vicepresidente Aned Milano. Due figli di deportati nei lager nazisti: «I testimoni diretti scompaiono uno dopo l’altro — ricordano —, allora il testimone passa a noi: perché questa vergogna non si ripeta mai più».
Se Milano sembra aver fatto i «conti con la storia», lo stesso non si può dire di tutti i comuni colpiti dalla ferocia nazifascista. A Biassono (Monza) il Consiglio comunale a maggioranza leghista ha bocciato la richiesta dell’Anpi di posare una pietra d’inciampo in ricordo di sette cittadini, partigiani uccisi o deportati. Il sindaco Luciano Casiraghi ha annunciato la costruzione di un monumento ai caduti di tutti i totalitarismi. Pietre d’inciampo che invece a Meda e a Briosco, pure a trazione leghista, sono state posate.