Virus, insulti al cinese e l’incontro per fare pace
Il baby calciatore straniero uscito dal campo in lacrime
Prima gli insulti sul campo al baby calciatore di origine cinese, che esce in lacrime: «Spero che ti venga il virus». Poi l’incontro pacificatore, organizzato dalle società. Ma resta l’amarezza del fratello maggiore: «Non è una lite tra bambini».
Ancora insulti razzisti sui campi del calcio giovanile. E stavolta è un’allusione all’epidemia di coronavirus a fare uscire in lacrime dal campo un tredicenne di origini cinesi. L’episodio è avvenuto sabato, a Cesano Boscone, sul campo dei padroni di casa, la società Idrostar, in cui milita anche il giovanissimo, che vive a San Siro, ma gioca a Cesano, dove la sua famiglia ha un ristorante.
È la prima partita di ritorno per i ragazzi del 2006 e, nel secondo tempo, un minuto prima del fischio finale, il ragazzo, che gioca in attacco, scoppia a piangere e chiede di uscire. Al mister dirà che un difensore della squadra avversaria, l’Ausonia Academy, lo ha insultato dicendogli: «Spero che ti venga il virus come ci sono nei mercati in Cina». Parole pronunciate mentre i ragazzi sono vicino alla rimessa laterale e che vengono udite anche da alcuni dirigenti dell’Idrostar, ma non dall’arbitro e nemmeno dai responsabili dell’Academy.
Così, il direttore di gara non prende provvedimenti ma, dopo il fischio finale, cerca di ricostruire la vicenda. Ma anche il difensore accusato degli insulti razzisti finisce in lacrime e nega strenuamente.
Un volta a casa, però, il tredicenne cinese affida a Instagram il suo sconforto: «In tutto questo tempo che ho giocato con l’Idrostar non mi è mai capitato di ricevere insulti razziali. Siamo nel 2020 e ci sono ancora persone che insultano gli stranieri». Poi racconta dell’allusione al virus: «Dopo questa frase sono uscito dal campo in lacrime, lasciando i miei compagni sul campo. Mi scuso molto con i miei compagni». Uno sfogo raccolto e rilanciato dalla sua squadra e anche dal sindaco di Cesano Boscone, Simone Negri, che ha stigmatizzato l’episodio.
Dopo qualche ora di tensione fra le due società, con l’Idrostar che accusava i colleghi di non aver richiamato il proprio giocatore e l’Ausonia che rigettava le accuse, si è arrivati a un’intesa. I due presidenti, Ettore Leporatti di Cesano e Mario di Benedetto, alla guida dell’SSD Ausonia 1931 (a cui fa capo l’Academy), hanno deciso di trasformare un episodio increscioso in un momento educativo.
Così, ieri sera, i due ragazzi si sono incontrati di nuovo al campo di Cesano e stretti la mano. Il tredicenne dell’Ausonia ha saltato il suo allenamento per venire a chiedere scusa. «È stato un brutto episodio e speriamo che non ce ne siano altri, ma per quel che ci riguarda, è stato chiarito. Con un po’ più attenzione da parte degli adulti la polemica non sarebbe neppure montata» dice il presidente dell’Idrostar. Mario di Benedetto, dal canto suo, difende l’operato dei collaboratori e rigetta le accuse di razzismo: «Le nostre squadre contano oltre 460 tesserati di cui più di 40 provenienti da tutto il mondo. Sabato, il nostro vice presidente è sceso negli spogliatoi per capire cosa fosse accaduto parlando con il mister, coi giocatori e con l’arbitro, che ha riferito di non aver sentito alcun insulto di tipo razzista» dice il presidente, ricordando anche che «la nostra associazione ha una storia di 88 anni fatta non solo di risultati sportivi ma soprattutto di interventi nel delicato tessuto sociale della periferia di Milano». La squadra, quindi, «condanna non solo ogni episodio di razzismo ma anche un linguaggio e un atteggiamento che tra gli adolescenti troppo spesso denota mancanza di rispetto e di educazione».
Pace fatta, quindi, tra i due ragazzi e le società. Ma in Luca X.L., il fratello 23enne del tredicenne cinese, resta un po’ di amarezza. «Non ce l’abbiamo con il ragazzo, che ha 13 anni e a quell’età può sbagliare, ma avremmo preferito ricevere delle scuse pubbliche dalla sua società, perché non si è trattato di una semplice lite fra giocatori».