Il mercato di gennaio anticipa il derby
Ibra ha rilanciato il Milan, Eriksen può far svoltare l’Inter. E i giochi non sono chiusi
Adodici giorni dal derby e a quattro dalla chiusura del mercato di riparazione, milanisti e interisti studiano le ultime mosse delle rispettive società. Dopo l’acquisto di Ibrahimovic, che ha segnato un’inversione di tendenza, i rossoneri puntano soprattutto a favorire le uscite di Suso, Paquetà e Piatek. Per l’Inter, invece, una volta portati a casa Young, Moses ed Eriksen i giochi non sarebbero chiusi: si aspetta di portare in nerazzurro anche Llorente o Giroud per l’attacco, Chong o (meno probabile) Vidal per il centrocampo, Darmian o Kumbulla per la difesa. Sapremo tra quattro giorni. Dopodiché si tratterà di far andare le gambe fino alla fine del campionato.
Il mercato non sarà mai una scienza esatta. A voler usare i bar di Milano come termometro della questione, le temperature delle chiacchiere registrate solo un paio di settimane fa sono molto diverse da quelle percepite stamattina. C’era una volta un Milan in apnea, sotterrato di gol a Bergamo al pranzo di Natale. Con la coda di giocatori da sbolognare e una penuria di opzioni in entrata, con i paletti rigidi del fair-play finanziario e un principio di contestazione alla squadra, partito dagli spalti e proseguito in tutta la Rete. Dall’altra parte della barricata, l’Inter di Antonio Conte, a inanellare vittorie come un martello pneumatico, scherzando con i record del passato come fosse tutto a portata di mano. E, come non bastasse, con una letterina a Babbo Natale bella sofisticata. Ma se c’è una legge che regola i flussi del calciomercato è che la spesa non equivale mai alla resa. Non si misura sulla carta, anche se è uno sport molto gettonato. Parla il campo e dice che gli effetti del mercato invernale hanno shakerato la stagione del Milan, ripartito di slancio rimbalzando sulle sue sfortune. L’Inter, con tre pareggi consecutivi, invece, ha scalato le marce. E fra 12 giorni c’è il derby. Il countdown è già partito, a cominciare dai bar di cui sopra. Per spiegare, con qualche giorno d’anticipo sulla chiusura della sessione invernale venerdì sera, l’andamento
del mercato di riparazione bisogna partire da un nome: Zlatan Ibrahimovic. Perché quando decidi di affidare il timone di una complessa inversione a U a un pilota di 38 anni è inevitabile che qualcuno non sia d’accordo. O comunque tema di andare a sbattere. È vecchio. È finito. È caro. Per dirne tre. Ibra c’ha messo cinque partite a invertire la rotta e tappare la bocca ai più polemici: un pareggio (ma era entrato negli spiccioli finali) e 4 vittorie. Umore dei compagni ritrovato e classifica ripulita da mesi di figuracce. Ad oggi, lo svedese è il colpo grosso del mercato rossonero. Che in entrata ha partorito solo lo scambio (criticatissimo) di Simon Kjaer preso dall’Atalanta in cambio di Mattia Caldara, che era stato aspettato più di Godot da fedelissimo dell’infermeria. Nel colonnino degli acquisti c’è anche Asmir Begovic, il portiere bosniaco preso per guardare le spalle ai fratelloni Donnarumma. Uno che difficilmente vedrà il campo, nonostante doti da leader e carattere che lo stesso Conte gli riconosceva quando lo aveva come riserva al Chelsea. Begovic se non altro per ora ha il merito di aver portato bene alla causa. Negli ultimi quattro giorni di mercato si penserà soprattutto a favorire le uscite, accompagnando alla porta Suso, Paquetà e Piatek, sperando che ci sia qualcuno dall’altra parte con il portafoglio in mano.
Il capitolo Inter è ancora tutto da scrivere. E considerando i budget a disposizioni e le ambizioni si può considerare una grande fortuna. Anche perché ieri è sbarcato con il pollicione alto e un sorriso talmente ampio da non sembrare danese, Christian Eriksen, il sogno che i tifosi interisti avevano nel cassetto da tempo. Un buon calmante per tutto l’ambiente, dopo la crisi di nervi collettiva vissuto nel finale di partita con il Cagliari. Oltre a Eriksen, uno che come il nero sta bene con tutto, al punto da poter giocare ovunque nella metà campo offensiva dell’Inter, ci sono parecchie buone idee. Conte intanto ha messo le ali, con due frecce vintage come Ashley Young e Victor Moses. Dopo aver detto (ovviamente polemicamente) che non è vero che gli hanno comprato mezzo Real Madrid, dopo antipasto e primo, si aspetta secondo e dolce. Il menu è piuttosto assortito: Llorente e Giroud per l’attacco. Chong (e ormai sempre meno) Vidal per il centrocampo. Darmian e Kumbulla per la difesa. Più vari ed eventuali. Quattro giorni all’alba. Poi toccherà trattenere il fiato e far andare le gambe fino alla fine. E all’Inter toccherà rimettere le marce alte in tempo per la volata, prima che Juventus e Lazio scappino davvero. Perché comunque il mercato regalerà qualcosa anche a loro.