Corriere della Sera (Milano)

«Io, gay aggredito Ma l’omofobia non è aggravante»

Picchiato in palestra: ho dovuto cambiare città

- Di Francesca Morandi

Domenico Centanni, 38 anni, siciliano d’origine, fino a quattro anni fa viveva a Cremona, lavorava nel reparto latticini dell’Esselunga e per arrotondar­e, faceva l’istruttore di fitness e aerobica nella palestra Prima Classe, in corso Mazzini. Qui, l’1 marzo del 2016 fu vittima del brutale pestaggio. Stava dando lezione ad un gruppo di ragazze, quando Hamaroui, cliente della stessa palestra, aprì la porta per sbirciare. Prima il

Notizie, foto, video e aggiorname­nti di quanto accade ogni giorno in Lombardia sul nostro sito battibecco, poi Centanni venne trascinato fuori, in strada, e aggredito. «Ho preso tante di quelle botte e calci, una violenza inaudita e senza ragione, se non l’omofobia».

L’istruttore fece denuncia, ma l’omofobia è rimasta fuori dall’aula di giustizia. «Eppure, il motivo che lo ha portato a picchiarmi, il fatto che io sia un gay, quelle parole che mi sono state dette, le cattiverie feriscono. I danni fisici sono passati. La cosa che mi più mi fa male è stata quella parola “Finocchio di m...” ripetuta. E gli sputi in faccia. Quella è una cosa che io non cancello, non ci riesco. Nel nostro ordinament­o è prevista l’aggravante di aver agito per motivi abietti o futili. Ci sono alcuni tribunali che, con coraggio, hanno fatto rientrare l’omofobia in questa aggravante. L’amaro è che qui è passata in cavalleria. Fino a quando non ci sarà un morto di mezzo, in Italia non capiranno mai la gravità di quello che si può passare. Spero che la politica ci pensi».

Istruttore

Domenico Centanni non è stato lasciato solo nella sua battaglia: «Mi sono stati vicini l’associazio­ne radicale Certi diritti, Leonardo Monaco, Marco Cappato, l’Arcy Gay». E anche Yuri Guayana, l’attivista italiano fermato in Russia nel 2017 mentre si batteva per difendere i diritti della comunità Lgbt in Cecenia. Dopo l’aggression­e, l’istruttore ha cambiato città e ora vive a Verbania. «Ho dovuto lasciare Cremona per salvaguard­armi. Mi è stato detto di cambiare aria, temevo ritorsioni, venivo minacciato. L’Esselunga mi è stata vicina e mi ha consentito di continuare in un’altra sede per ricomincia­re al meglio una, per così dire, nuova vita. Ma cambiare vita dopo anni, mi è costato, non è stato facile. Ho dovuto lasciare tutto, io non vedo più i miei genitori e i miei amici».

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Domenico Centanni, 38 anni. Il suo aggressore è stato condannato a 8 mesi

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