Corriere della Sera (Milano)

LA DONAZIONE DI SANGUE GESTO DI CIVILTÀ DA DIFENDERE

- Centro XXV Aprile R. Codazzi Rinaldo Besozzi Girolamo Sirchia Avv. Andrea Monti

Il vecchio adagio recita: A pensare male si fa peccato ma talvolta ci si azzecca! Cosa dire della struttura già completata da un paio d’anni, destinata a pista coperta di atletica, costruita al Centro sportivo XXV Aprile mai aperta né collaudata? Un’allerta doverosa indirizzat­a al Coni, al Comune di Milano e alla Regione Lombardia in previsione dell’avvio lavori per i prossimi Giochi Olimpici Invernali. Meditate gente, meditate.

L’effetto del voto

Come siamo stati bene sabato 25 gennaio (giorno di silenzio elettorale)! Ho ascoltato un paio di giornali radio e visto alcuni telegiorna­li: che meraviglia. Niente odio, insulti, paure né promesse strabilian­ti! Ho fatto quattro passi per acquistare un quotidiano e anche Milano sembra più serena, allegra, tranquilla. Ma non potrebbe essere sempre così? Propongo di fare il contrario: invece di un giorno di «pausa di riflession­e», come la chiamano, e tutto il resto dell’anno campagna elettora

Caro Schiavi, questo è un appello, un appello a donare sangue. Se non c’è sangue gli ospedali si fermano e si rimandano gli interventi chirurgici e le terapie mediche. Il sangue non si può fabbricare in laboratori­o, ma è di esclusiva origine umana, e quindi può essere donato solo dagli esseri umani. È necessaria una nuova sensibiliz­zazione, a Milano e in Italia. Per quasi mezzo secolo ho organizzat­o e gestito un’associazio­ne di donatori di sangue presso il Centro trasfusion­ale del Policlinic­o di Milano e credo di aver imparato molto. Ho capito innanzitut­to che la donazione di sangue deve essere considerat­a un atto medico oltre che sociale, perché deve consentire un controllo delle condizioni di salute del donatore e rappresent­are per lui un momento di incontro con un medico che possa suggerirgl­i alcune azioni utili alla sua salute e a prevenire possibili danni che si profilano all’orizzonte; controlli della salute che oltre tutto contribuis­cono a fidelizzar­e molte persone al Centro Trasfusion­ale. Ritengo che una società basata sui soli valori venali e regolata solo da interessi, priva di solidariet­à e del dono è destinata a collassare e a scatenare violenza. Un solo esempio da citare è l’ingresso dei fondi finanziari in sanità. Il fondo ha come unico scopo dichiarato quello di fare profitti: non ha le, non sarebbe meglio fare un solo giorno di campagna e 364, anzi quest’anno 365 visto che il 2020 è bisestile (che fortuna!) giorni di tranquilli­tà?.

La scelta dei farmaci

Il professor Giovanni Staurenghi, formula mio tramite importanza se gestendo ospedali o supermerca­ti, non ha importanza se il profitto danneggia clienti o dipendenti. Il fondo è impersonal­e, non è interessat­o alle conseguenz­e sociali del suo operato. Se un ramo di azienda non frutta lo si chiude anche se molti perdono il lavoro. Per questo ritengo importante potenziare la cultura del dono, far conoscere il suo valore sociale, sviluppare l’autostima di chi dona e il riconoscim­ento che il mondo circostant­e gli deve. I donatori compiono un’azione meritevole, sono persone sane come tutti noi e donano volontaria­mente, consapevol­i che vivere in una società evoluta significa partecipar­e ai vantaggi, ma anche contribuir­e a risolverne i problemi.

Caro Sirchia, condivido il suo appello, in vista della giornata mondiale del donatore di sangue, che si celebra il 13 giugno. C’è stata una rarefazion­e di donatori negli ultimi anni e si parla troppo poco di problemi come quello del sangue, che contribuis­ce a salvare vite umane. Gli Amici del Policlinic­o svolgono una funzione sociale: provvedono al sangue necessario a una decina di ospedali milanesi. Chi dona, fa qualcosa di grande. la richiesta di rettifica di quanto contenuto nell’articolo di Simona Ravizza e intitolato «Così le case farmaceuti­che pagano i contratti dei medici. Arriva lo stop della Statale» pubblicato il 16 dicembre. L’articolo afferma testualmen­te: «Apriti cielo! La decisione dell’assessorat­o alla Sanità scatena l’ira degli oculisti: e in un caso, un medico, universita­rio di fama, si rifiuta di curare i pazienti con il farmaco meno costoso e disdice gli appuntamen­ti tra le proteste dei malati (il riferiment­o è al primario del Sacco, uno dei centri di oculistica più importanti di Milano, Giovanni Staurenghi)». In punto di fatto, a seguito della deliberazi­one n. XI/1986 seduta del 23 luglio 2019 della

Regione Lombardia che limitava a euro 55,60 il rimborso pubblico per le iniezioni intravitre­ali per la maculopati­a senile essudativa e per l’edema maculare diabetico il prof. Staurenghi si è limitato a evidenziar­e delle perplessit­à interpreta­tive della delibera stessa. Cautelativ­amente, dunque, in data 30 luglio , d’accordo con la direzione ge

(s.rav.) La seduta del primo agosto è stata sospesa. Ai centralini della Regione sono arrivate subito dopo e nello stesso giorno decine di proteste dei malati. In seguito a ciò l’assessorat­o alla Sanità è intervenut­o per far riprendere gli appuntamen­ti come poi è infatti avvenuto. Senza ricorrere ad una rettifica, il prof. Staurenghi, contattato più volte dal Corriere per dare spazio alla sua versione dei fatti, avrebbe potuto intervenir­e nello stesso articolo — il primo è del 5 agosto — invece di rifiutare, come confermano i messaggi che ci siamo scambiati via cellulare.

Una giornata tranquilla

Il caso del Sacco

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