L’arte mistica di Kiefer secondo Kiefer
Domani una visita guidata in inglese con l’autore ai Sette Palazzi Celesti Il suo orizzonte è il mito come si capisce subito camminando tra le Torri
L’occasione è imperdibile: domani Anselm Kiefer — il maestro che ha «tradotto in moderno» l’eredità filosofica romantica tedesca legando in un unico filo rosso il Faust di Goethe, Novalis, l’uomo nuovo di Nietzsche, l’opera d’arte totale di Wagner fino all’utopia dell’artista-vate di Joseph Beuys — sarà a Milano per ricevere dall’Accademia di Belle Arti di Brera il Diploma accademico Honoris Causa in Comunicazione e didattica dell’arte nonché il titolo di Socio Onorario. La cerimonia avrà luogo alle ore 11.30 nell’Aula magna e poi, nel pomeriggio con ingresso libero dalle ore 17.30, Kiefer terrà una visita in inglese aperta al pubblico alla sua opera monumentale «I Sette palazzi celesti» eretta nel 2004 all’Hangar Bicocca.
Il suo carisma è unico e ancora oggi, nell’epoca della trasmutazione di tutti i valori dell’opera d’arte, il lavoro di Kiefer preserva un carattere quasi mistico. La sua arte non riguarda la cronaca, ma il mito; non la banalità del quotidiano, ma l’assoluto; non la storia, ma l’eterno ritorno; non la gloria di cinque minuti di celebrità, ma l’immortalità faustianamente conquistata con lo «Streben» e la «Bildung», la lotta e la costruzione del sé. Insomma un Titano come gli dei nati prima degli Olimpi, generati da Urano (il Cielo) e Gea (la Terra) dalle forze primigenie del Cosmo. E se detto così sembra un’esagerazione, basta camminare nei 15 mila metri quadri dell’Hangar fra le sette torri, ognuna di 70 tonnellate di cemento armato, costruite come container impilati precariamente uno sull’altro, modulo e misura della globalizzazione dei paesaggi urbani sorrette da «fondamenta» di oltre cento libri di piombo. La loro origine è raccontata nel «Sefer Hechaloth», un libro ebraico scritto prima della Cabala, che narra di un viaggio mistico per raggiungere i sette palazzi attraverso molte e difficili prove. Via via che il viaggio procede bruciano le gambe, poi le braccia e infine rimane solo lo spirito.