L’etichetta solidale sfida la crisi del rock
Rude Records, chi partecipa al crowdfunding diventa socio. E la piattaforma decolla
Vent’anni fa il quarantenne Ilich Rausa ha fondato la Rude Records, etichetta con sede ad Assago che fa affari grazie alla crisi della musica rock e vanta un record internazionale: essere la prima al mondo ad avere lanciato una campagna di equity crowdfunding. «La campagna che si è appena conclusa — racconta Rausa —, è stata lanciata sulla piattaforma Seedrs raggiungendo il 225 per cento dell’obiettivo (100 mila euro): abbiamo raccolto 225 mila euro grazie a 119 investitori». Come ha fatto a convincerli a finanziare la sua etichetta? «Dando loro una grande notizia: questo settore non è più in crisi. Anzi, è in forte crescita. Grazie allo streaming».
Amare la musica e sognare di fare la rockstar, ma lasciare il corso di chitarra dopo la seconda lezione. Fondare, allora, un’etichetta discografica indipendente che non solo riesce a crescere nel periodo di crisi del mercato musicale, ma anche a farsi conoscere a livello mondiale. Trovare sempre nuovi stimoli e capitali da investire in musica. E vivere, felici, del lavoro che si è sempre sognato di fare. È la storia del quarantenne Ilich Rausa che 20 anni fa ha fondato la Rude Records, etichetta con sede ad Assago che vanta un record internazionale: essere la prima al mondo ad avere lanciato una campagna di equity crowdfunding. «In pratica, chi sostiene economicamente l’etichetta diventa anche socio», spiega Rausa. «La campagna, che si è appena conclusa, è stata lanciata sulla piattaforma Seedrs raggiungendo il 225 % dell’obiettivo (100 mila euro): abbiamo raccolto 225 mila euro grazie a 119 investitori». Come ha fatto a convincerli a finanziare la sua etichetta? «Dando loro una grande notizia: questo settore non è più in crisi. Anzi, è in forte crescita. Grazie allo streaming».
Come confermano i dati più recenti il mercato musicale nel 2018 ha segnato un +9,7% rispetto all’anno precedente, secondo il Global Music Report 2019 di Ifpi, l’International Federation of the Phonographic Industry, che rappresenta l’industria discografica a livello mondiale. Mentre secondo una ricerca di Goldman Sachs, nel 2030 questo mercato raggiungerà il doppio del suo valore attuale. «La forza dello streaming è che abbatte due barriere: limiti di tempo e di spazio. Un artista in rete lo è per sempre e ovunque ci sia una connessione internet. Raggiungendo anche nuovi, grandi mercati come Cina, India, l’Asia in generale, un domani anche l’Africa: miliardi di persone», afferma Rausa. Per fare un esempio: l’album più venduto di tutti i tempi è stato «Thriller» di Michael Jackson, con oltre 66 milioni di dischi certificati. Nel 2019 l’album più
La squadra ascoltato su Spotify, la piattaforma di musica in streaming che conta 248 milioni di utenti, è stato «When We All Fall Asleep, Where Do We Go?» di Billie Eilish, che ha superato i 6 miliardi di stream. Numeri importanti che prefigurano uno scenario molto diverso rispetto a vent’anni fa: la crisi del settore comincia nel 1999 con la nascita di Napster e della pirateria musicale in rete, che porta a un crollo delle vendite dei dischi. Fino al 2014. «Il primo a capire come invertire la tendenza è stato Steve Jobs che con iTunes ha iniziato a vendere la musica digitalmente facendola pagare al pubblico — continua Rausa —. La Rude Records è sopravvissuta perché durante la crisi molte case discografiche americane hanno smantellato le sedi nel vecchio continente: così abbiamo iniziato a rappresentare i loro artisti in Europa attraverso contratti di collaborazione». Gruppi importanti come Flogging Molly, Gogol Bordello e Sum 41. «Sfruttando la crisi siamo cresciuti e adesso firmiamo soprattutto artisti nostri: circa 60 e quasi tutti stranieri, nell’ambito della musica alternativa». E per il futuro? «Abbiamo attirato l’attenzione di alcune major interessate al nostro marchio. Intanto, sappiamo già come investire il nuovo capitale: per esempio nello scouting di nuovi artisti, nella promozione, in sedi all’estero e in un team che porti nuove energie. Insomma, il futuro è roseo, c’è grande entusiasmo, ed è arrivato il momento di sedersi al tavolo tra i maggiori player indipendenti nel genere a livello mondiale» conclude Rausa.
Il mercato Le etichette Usa hanno lasciato l’Europa, ora noi rappresentiamo i loro artisti
Lo streaming
«Una canzone online rimarrà per sempre ovunque ci sia una connessione Internet»