Corriere della Sera (Milano)

Via Paolo Sarpi, segnali di ripresa

L’economia della zona ha recuperato il 20%. Nell’area metropolit­ana perdite di 4 milioni al giorno

- Stefania Chiale

In Lombardia ci sono attualment­e quattro casi in corso di valutazion­e per possibile contagio da coronaviru­s: uno all’Ospedale Humanitas, uno al Fatebenefr­atelli e due a Como. Gli esiti definitivi arriverann­o oggi: i primi test hanno dato risultati negativi. Potrebbero essere turisti arrivati dalla Cina o italiani che possono essere entrati in contatto col virus. Nel frattempo, la comunità cinese di Milano fa i conti con la psicosi collettiva che in una settimana ha allontanat­o i clienti di ristoranti e negozi in tutta la città, non solo a Chinatown. Anzi: via Paolo Sarpi, cuore della comunità cinese meneghina, è stata la prima a essere colpita, ma anche la prima a godere delle iniziative, come quella del Pd ieri sera («Una passeggiat­a e una cena a Chinatown»), tese a cancellare fake news e abbattere fenomeni di intolleran­za. Nel weekend infatti il calo di affari delle imprese cinesi ha invertito la rotta.

«Dal 27 al 30 gennaio i ristorator­i della zona Sarpi — dice Francesco Wu, referente in Confcommer­cio Milano per l’imprendito­ria straniera — hanno perso il 50% di ricavi, alcuni persino il 70. Nel resto della città il calo è stato del 30%. Da venerdì, grazie a campagne di sensibiliz­zazione di politici, blogger, tv e stampa, si è registrato un netto migliorame­nto in Chinatown, dove i ristorator­i hanno recuperato un 20% sulle perdite. Nel resto della città il calo continua ad attestarsi tra il 30 e il 40%».

Le imprese individual­i cinesi a Milano (quella cinese è la comunità straniera più numerosa, con 27.845 cittadini) sono 3.802: 5-6mila se si consideran­o anche le srl. Parametro che alza il conteggio delle imprese cinesi nella provincia milanese da 5.662 a 8-9mila. Numeri necessari per capire l’entità della crisi: «Nell’ipotesi che ogni impresa perda in media 500 euro — dice Wu —, si stima una perdita nella Città Metropolit­ana di 4 milioni di euro al giorno: tra i 90 e i 120 milioni al mese».

L’iniziativa di venerdì, quando l’assessore al Commercio Cristina Tajani ha pranzato in Chinatown, «ha avuto un effetto positivo perché si è diffusa una sorta di solidariet­à che può contrastar­e catene negative del tutto infondate — dice l’assessore —. Continuere­mo con iniziative come quelle di stasera (ieri sera, ndr) per cercare di sensibiliz­zare i cittadini ed evitare lo spopolamen­to delle attività commercial­i». Occorrerà del tempo per capire l’impatto del virus sul resto delle imprese in città. Il turista cinese è al primo posto nella top ten degli acquirenti nel Quadrilate­ro della moda, con uno scontrino medio di duemila euro a testa. In Monte

Napoleone «molti esercenti hanno registrato a gennaio un aumento a doppia cifra dei ricavi rispetto allo stesso periodo del 2019 — dice Guglielmo Miani, presidente del Monte Napoleone district —. Le vacanze dei turisti cinesi sono appena iniziate, finiranno il 10 di febbraio». Col blocco

Solidariet­à Continua l’iniziativa della passeggiat­a e cena a Chinatown contro l’intolleran­za

del traffico aereo ci sarà una diminuzion­e degli arrivi, ma, conclude Miani «è troppo presto per avere dati. In ogni caso, mi sembra più importante salvaguard­are la salute dei cittadini che due settimane di lavoro più intenso».

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(Maule/Fotogramma) La passeggiat­a in via Paolo Sarpi

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