Virus, gli hotel hanno già perso 40 mila turisti
L’effetto su negozi e ristoranti
La psicosi rischia di contagiare anche i conti di Milano. Il panico da coronavirus minaccia lo sgambetto sulle performance del turismo, settore economico sempre più importante. I primi sintomi sono già visibili. Le imprese della ricettività, della ristorazione e dello shopping sono in allarme. Per il 2020 sognavano numeri di arrivi dalla Cina da primato (nel 2019 sono stati mezzo milione), invece la crescita minaccia d’arrestarsi. A febbraio sono svanite 40mila presenze previste dal gigante asiatico.
«Stiamo registrando un numero ingente di cancellazioni e disdette. Equivale a perdite economiche vicine agli otto milioni di euro nel solo comparto alberghiero», fa di conto Rocco Salamone, presidente di Atr, associazione di Confesercenti che raggruppa 150 strutture ricettive dell’area metropolitana per un totale di 7.700 camere e 14.681 posti letto. «Il contraccolpo è stato immediato», conferma: «Milano sarà tra le più danneggiate». Salamone lancia quindi un appello «alle istituzioni regionali e a quelle nazionali competenti per ammortizzare i danni al settore del turismo». La risposta del governo è immediata. «La situazione è sotto controllo. C’è preoccupazione, ma monitoriamo attentamente la situazione», giura Lorenza Bonaccorsi, sottosegretario ai Beni culturali, annunciando per giovedì un incontro con gli operatori del settore per «capire come intervenire».
Nonostante i timori, all’inaugurazione ieri della 40esima edizione della Borsa italiana del turismo si predica ottimismo. «Direi che le attese sul turismo ci sono ancora visto che siamo appena partiti e la fiera è già piena», spiega l’ad di Fieramilanocity Fabrizio Curci, che minimizza l’impatto della paura scatenata dal virus: «L’ansia c’è — ammette —, ma c’è anche l’attesa che tutto si risolva in tempi brevi». Intanto, anche per la Lombardia s’è chiuso un 2019 da record. «È stato un anno di successo», dice l’assessore regionale Lara Magoni: 14 milioni di arrivi (fino a settembre), più 5,8 per cento, e presenza oltre quota 36 milioni, con un più 7,5 per cento.