Sono un fantasma atletico
Mirko Ranù protagonista del musical «Ghost»
Dialoghi interrotti, un ponte con l’aldilà. È quasi un corpo a corpo l’approccio di Mirko Ranù al personaggio di Sam, il protagonista di «Ghost» reso immortale da Patrick Swayze nel film del 1990 con Demi Moore e Whoopi Goldberg, nei panni esuberanti della medium truffaldina. «Il punto di riferimento è il film — afferma Ranù, 32 anni, romano di origini calabresi —, ma c’è altro che tocca tutti, nella nostra storia personale. C’è sempre qualcosa che rimane in sospeso nei confronti di una persona morta prematuramente, un messaggio inevaso che fa male dentro. Per me quella persona era mio padre, scomparso all’improvviso quasi tredici anni fa, quando ci stavamo riavvicinando dopo le tensioni della mia adolescenza. Avevo quasi vent’anni, si era un po’ ammorbidito e avrei voluto dirgli tante cose. Era fin troppo orgoglioso della mia carriera, rispetto a me che sono riservato. Di tante occasioni cose che mi sono capitate, mi piace pensare che sia stato un po’ lui l’artefice». Un passo verso il ruolo di Sam che accosta Ranù, con pettorali e tartaruga all’altezza del confronto, a Swayze, il fantasma più muscolare di Hollywood: «La mia storia — racconta — è simile a quella di Swayze: fu scelto per il film proprio perché si commosse, in tv, per il padre appena scomparso». Non solo lacrime. Perché «Ghost, Il Musical», regia e scene di Federico Bellone — al debutto stasera agli Arcimboldi dopo il recente esordio a Madrid della produzione spagnola di Show Bees —, è il trionfo dell’amore eterno, con le sue molte sfumature evanescenti, ma soprattutto fisiche. A cominciare dalla scena clou della creta, avvolta da tutto l’immaginario hot che smuove dall’uscita del film, parodie incluse (da riguardare su Youtube quella esilarante con Leslie Nielsen e Priscilla Presley in «Una pallottola spuntata»). «Difficile in scena recitare senza potersi neppure sfiorare con i colleghi o recitare faccia a faccia, essendo io trasparente», ammette Ranù. Fondamentali al successo del fantasma gli effetti speciali ideati dallo specialista Paolo Carta: «Ricalcano a teatro quelli del film, sono da preparare al millimetro — prosegue Mirko —. Come fu per Swayze, mi aiuta il corpo atletico da danzatore, più visibile nelle scene d’amore con Molly. Per farmi volare, hanno creato rinforzi calibrati. Impossibile copiare Patrick, mi ispiro a lui nel senso di protezione e nella dolcezza con cui si prendeva cura della fidanzata dimostrandole, da morto, quel “Ti amo” tanto sofferto quand’era vivo». Dall’inizio della carriera appena diciannovenne nel musical «Gian Burrasca», Ranù ha infilato un cannocchiale di personaggi agli antipodi, dal poliziotto di «The Bodyguard» al travestito Adam/Felicia in “Priscilla” (anche nella penultima edizione al fianco di Manuel Frattini), fino alla tv con Bonolis: «Il complimento più bello è quando mi dicono: “Mirko, non ti ho riconosciuto”. Per un performer è gratificante spaziare da un personaggio all’altro».
Performer versatile «Il più bel complimento? Quando mi dicono che in scena non mi hanno riconosciuto»