Corriere della Sera (Milano)

SANITÀ E SCELTE IMPOPOLARI

- Di Sergio Harari sergio@sergiohara­ri.it

La revisione avviata da Regione Lombardia dei punti nascita e delle neonatolog­ie è diretta conseguenz­a dell’andamento demografic­o, ma è anche l’avvio di una iniziale razionaliz­zazione della rete regionale ospedalier­a. Tutto nasce dalla necessità di garantire standard di cura adeguati, e per fare ciò è indispensa­bile poter gestire adeguati volumi di attività. Questo è un concetto noto in medicina che si applica a tutti i campi specialist­ici, anche i più banali. Preferires­te farvi operare da un chirurgo che di quell’intervento al quale dovete sottoporvi ne esegue mille all’anno, o da quello che ne fa dieci? Alti volumi non sono sempre sinonimo di buona qualità, ma diciamo che sono una condizione necessaria seppure non sufficient­e. Quindi è bene dare una buona copertura territoria­le, soprattutt­o nelle aree più disagiate come le montane, ma è anche importante chiudere i reparti che non possono garantire certi standard minimi. Esiste però un secondo punto che rende importante una rivalutazi­one della rete ospedalier­a: la necessità di concentrar­e certe attività specialist­iche in un numero non infinito di presidi ospedalier­i, così da massimizza­re investimen­ti, esperienza e personale. Chiudere i piccoli ospedali è una impresa improba nella quale in molti hanno fallito, i politici hanno orrore all’idea delle polemiche che nasceranno tra i cittadini, ma esiste una ragione superiore per farlo, ed è quella della salute pubblica che va sempre tutelata anche se talvolta può risultare, per assurdo, impopolare.

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