SANITÀ E SCELTE IMPOPOLARI
La revisione avviata da Regione Lombardia dei punti nascita e delle neonatologie è diretta conseguenza dell’andamento demografico, ma è anche l’avvio di una iniziale razionalizzazione della rete regionale ospedaliera. Tutto nasce dalla necessità di garantire standard di cura adeguati, e per fare ciò è indispensabile poter gestire adeguati volumi di attività. Questo è un concetto noto in medicina che si applica a tutti i campi specialistici, anche i più banali. Preferireste farvi operare da un chirurgo che di quell’intervento al quale dovete sottoporvi ne esegue mille all’anno, o da quello che ne fa dieci? Alti volumi non sono sempre sinonimo di buona qualità, ma diciamo che sono una condizione necessaria seppure non sufficiente. Quindi è bene dare una buona copertura territoriale, soprattutto nelle aree più disagiate come le montane, ma è anche importante chiudere i reparti che non possono garantire certi standard minimi. Esiste però un secondo punto che rende importante una rivalutazione della rete ospedaliera: la necessità di concentrare certe attività specialistiche in un numero non infinito di presidi ospedalieri, così da massimizzare investimenti, esperienza e personale. Chiudere i piccoli ospedali è una impresa improba nella quale in molti hanno fallito, i politici hanno orrore all’idea delle polemiche che nasceranno tra i cittadini, ma esiste una ragione superiore per farlo, ed è quella della salute pubblica che va sempre tutelata anche se talvolta può risultare, per assurdo, impopolare.