L’ultimo miglio di Porta Nuova Sei archistar per il «Pirellino»
A maggio il nome del vincitore. «Corridoio verde dalla Centrale all’area ex Expo»
Più pretendenti in gara di quelli che si erano fatti avanti per lo scalo Farini. Il concorso internazionale per il restyling del Pirellino ha acceso l’entusiasmo di 359 studi da 15 nazioni diverse. Tra i 70 gruppi iscritti (per Farini erano «solo» 50), è stata selezionata la rosa dei sei che accedono alla seconda fase: i capofila sono David Chipperfield (Inghilterra/Italia), 3xn (Danimarca), Diller Scofidio con Stefano Boeri (Usa/Italia), Heatherwick (Inghilterra), Vittorio Grassi (Italia) e Wilmotte (Francia).
In palio c’è ben più del singolo complesso immobiliare che comprende il grattacielo e l’edificio «ponte» sede storica degli uffici del Comune. L’idea di Manfredi Catella è piuttosto creare un «asse verde» lunghissimo, un «corridoio di rigenerazione urbana sostenibile» lungo 9,5 chilometri sul modello della High line di New York che a Milano partirebbe dalla Centrale e arriverebbe a Porta Nuova, allo scalo Farini e alla Bovisa portando fino al polo di ricerca Mind (ex Expo). È questo il piano che attira architetti da ogni angolo d’Europa, ragiona il responsabile unico del concorso Leopoldo Freyrie: «Intanto, il Pirellino è un luogo simbolico per Milano. E poi: al momento Porta NuovaGioia è, per gli architetti, l’area più interessante su cui lavorare (e su questo convengono tutti). Infine, il concorso risulta snello e veloce: entro il 6 aprile si concluderà la fase di progettazione e a maggio sarà decretato il vincitore». Un anno fa il Comune aveva messo all’asta il palazzo di via Pirelli 39 e dopo ben 85 rilanci Coima se lo era aggiudicata per 194 milioni di euro. Lì intorno, del resto, Coima ha almeno altri tre progetti. In via Gioia 22, dove c’era il palazzo dell’Inps, è in corso di realizzazione il grattacielo firmato dallo studio Pelli Clarke Pelli, 26 piani fuori terra e quattro interrati, che sarà pronto entro il 2020. In via Gioia 20, un tempo terreni comunali acquistati per 78,9 milioni di euro, il progetto, affidato agli architetti Antonio Citterio e Patricia Viel, prevede due edifici a uso uffici entro il 2022. E infine in via Pirelli 35, il concorso per l’edificio ex Telecom è ormai alla fase finale. In totale, i quattro progetti urbanistici ammontano a oltre un miliardo di euro di investimento, a 350 milioni di appalti e a 40 milioni in opere architettoniche, con 120 mila metri quadri di aree pubbliche e 3,6 chilometri di percorsi verdi o senza auto.
Sul destino del Pirellino e dell’immobile-ponte il concorso lascia carta bianca, anche sulla possibile demolizione: il secondo, in particolare, difficilmente sarà conservato. Ma nel bando si legge: «Sarà apprezzata la valutazione del possibile riuso anche parziale del complesso esistente di Pirelli 39 laddove l’architettura degli anni ’60 possa essere integrata con quella contemporanea».
Tra i temi cruciali oggetto del concorso c’è l’esigenza di ricucire la parte della Biblioteca degli Alberi su viale della Liberazione con il resto del parco e rendere più facili gli attraversamenti ciclopedonali di via Melchiorre Gioia, che oggi è percepita come un muro. La parola chiave che muove gli interventi di Catella è «integrazione», tanto è vero che per la zona il masterplan sviluppato è unico, il più possibile omogeneo. L’unico snodo su cui ancora manca una soluzione è il tratto tra Farini e la stazione Garibaldi. Essendo quella una «zona di interscambio», il Pgt consentirebbe però a Fs di spostare volumetrie e quindi di coprire i binari collegando i quartieri con verde e nuove architetture, senza consumo di suolo.