La giunta di Lecco decide di rimuovere la targa per evitare ulteriori vandalismi della vigilia
La lapide ricollocata per le celebrazioni
Nel 2013 l’insegna era stata divelta e gettata nel lago. L’anno precedente era stata strappata e poi ritrovata nel cantiere del vicino tribunale. Vandalizzata, violata, ripetutamente imbrattata e fatta sparire. Così questa volta l’amministrazione lecchese di centrosinistra, per evitare ulteriori problemi e come gesto precauzionale per tutelare il patrimonio pubblico, ha pensato bene di rimuoverla e ricollocarla in concomitanza con le celebrazioni nel Giorno del ricordo.
Nel mirino la targa dedicata ai Martiri delle foibe, a cui è intitolato un tratto del lungolago di Lecco. Ieri mattina il cartello non c’era più. In molti hanno pensato che per l’ennesima volta qualcuno lo avesse strappato. C’è anche chi per colmare il vuoto ha collocato un mazzo di fiori sul palo dove prima appariva l’insegna che ricorda il massacro delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. A svelare l’arcano è stato lo stesso sindaco di Lecco Virginio Brivio: «L’abbiamo tolta domenica per motivi di sicurezza — spiega il primo cittadino lecchese —. Visto quanto accaduto in passato, abbiamo deciso di prevenire le possibili azioni di chi agisce vigliaccamente di notte e mettere la targa al sicuro. Non era pensabile del resto collocare un presidio fisso dei vigili sul lungolago fino alle celebrazioni, questa ci è sembrata l’unica soluzione possibile».
L’insegna è poi tornata al suo posto durante la cerimonia che si è tenuta nel tardo pomeriggio di ieri alla presenza delle autorità civili e militari, ma non sono mancate le polemiche. «Mi sembra un segnale di debolezza — ha attaccato il dirigente regionale di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini —. Cosa succederebbe se la procedura fosse applicata anche a Via dei partigiani o alle numerose targhe per le vittime del nazismo?
Anche dopo 70 anni, non dimentichiamo». Intanto il sindaco ha annunciato che presto sarà ricollocata sul muro dello stadio la targa commemorativa dei repubblichini fucilati, a sua volta strappata e ritrovata nel torrente Caldone.