Indagine poliziesca sul mito di Edipo
Le variazioni di Bruni e Frongia Sofocle incontra Mann, Seneca e Cocteau
Su Edipo molti scrittori hanno lasciato pietre d’inciampo, per primo Sofocle, ma subito dopo Freud. La pregiata ditta specialista dell’inconscio Bruni-Frongia, prima di arrivare alla tragedia classica, si prepara a un viaggio in una terra oscura, un luogo mitico e primario come Tebe, alla scoperta di sé, perché «la storia di Edipo nel corso del tempo è lo specchio di chi l’ha riletta, è il mito più riscritto della storia». Dicono i due registi dell’Elfo, pronti a giocare a scacchi con la Morte come nel «Settimo sigillo»: «C’era la voglia di ritrovare il Destino e un personaggio classico, magari un Edipo finalmente giovane, ma abbiamo pensato di avvicinarci a lui poco alla volta, spiando, studiando, le molte indagini fatte da studiosi e scrittori-detective su quel trovatello dai piedi feriti che scopre troppo tardi il perparole
Dove
Quando
Quanto
suoi delitti». Quasi un’indagine poliziesca in cui il colpevole è il complesso di colpa. «Noi al prof. Sigmund preferiamo le glosse di James Hillmann, nostro compagno di viaggio: La città di Tebe luogo mitico e primario, posto maledetto e patologizzato. Ma non si tratta tanto di trovare il processo freudiano con la mamma da sposare e il papà da far fuori, ma di andare all’indietro scoprendo se stessi, alla maniera di Testori».
Così lo spettacolo sventra la platea della sala Fassbinder, col pubblico seduto ai tre lati, in modo che si veda in faccia, e in spazio libero e centrale, l’incrocio verso Delfi, il bivio mortale fra tre strade. Al suolo, omaggio a Jannis Kounellis, un enorme tappeto di giacche e cappotti neri, il popolo di Tebe che soffre per i potenti. «In questo spazio risuoneranno cento variazioni, e nevrosi ovviamente di Sofocle, ma anche di Seneca, John Dryden, di Nathaniel Lee, Hugo von Hoffmansthal (Salute a te, Edipo! Tu che sogni i profondi sogni) e ancora Thomas Mann (L’eletto), Durrenmatt (La sfinge), Cocteau, Berkoff, Gide, ciascuno a suo modo imparentato in primo o secondo grado con la stirpe: tantissimo materiale, ognuno ha ricreato la storia a suo modo, magari privilegiando l’aspetto della favola, dato che ci sono un incontro con la Sfinge, il fantasma di Laio e il giovane eroe che sconfigge il rivale per arrivare alla sua bella. Ci piaceva tornare al tema del destino, ai discorsi più ampi e universali, ai temporali che stanno dietro alla presunta razionalità dello spirito dei Tempi in cui lo sbadiglio del benessere ha da tempo domato le belve della paura trasformandole in ansia, depressione, stress. Ma il respiro gelido della tragedia si fa sentire appena fuori dai nostri scricchiolanti confini e da rassicuranti certezze».
In scena Edipo sarà Valentiché no Mannias, premio Hystrio, Mauro Lamantia è Giocasta, Edoardo Barbone fa la voce narrante e i cori. Lo stesso Ferdinando Bruni sarà Laio, Tiresia e la Sfinge. «Siamo vicino al melologo — spiega Francesco Frongia — e la parte sonora del leone la faranno i Cure, oltre a un gruppo che si chiama The Murder Capital con una spruzzatina di Nine Inch Nails e Psychic Tv. Atmosfere gotiche e suoni industrial, noise e post punk».