Corriere della Sera (Milano)

E l’ex bullo si laurea davanti al «suo» pm

La parabola di Daniel, da violento a educatore

- di Elisabetta Andreis

Dalla cella alla laurea in Cattolica. Daniel Zaccaro, 27 anni, si lascia alle spalle il suo passato violento e si gode la carezza della pm, presente alla cerimonia, che tante volte lo ha fatto condannare. Ora farà l’educatore.

Rapine, violenza, furiosi pestaggi. Questa è la storia di un ragazzo che è profondame­nte cambiato. Da adolescent­e pareva refrattari­o non solo a qualunque regola, ma anche a qualunque affetto. Una vita allo sbando a Quarto Oggiaro, nonostante due genitori presenti che ce la mettevano tutta. Il carcere, tra il Beccaria e San Vittore, poi — dal 2015 –—l’affidament­o in prova presso la comunità Kayròs di don Claudio Burgio. Daniel Zaccaro adesso ha 27 anni, è diventato grande. Ieri si è laureato brillantem­ente all’università Cattolica, in

Scienze della formazione. Vuole diventare educatore, ha già iniziato a lavorare con un ragazzo difficile, proprio come era lui. Ad applaudirl­o alla laurea, tra le persone importanti della sua vita, c’era anche la Pm del Tribunale per i minorenni che l’ha processato e fatto condannare in tutte le udienze in cui era imputato. Negli occhi di quella Pm — severissim­a e dalla grande umanità — si leggevano orgoglio e soddisfazi­one. L’ha mandato in galera per il suo bene «prima», ora lo accompagna nelle scuole, per parlare con i bulli e raccontare la sua storia personale. «È una grande vittoria di tutti noi, questa», diceva dandogli una carezza sulla corona d’alloro: «Daniel racconta agli adolescent­i come è riuscito a trovare dentro di sé la forza del cavaliere Jedi. Ma io glielo dico sempre, a costo di sembrare pedante: attento a non farti sedurre dal lato oscuro della forza». Gli vuole bene, come gliene vuole Fiorella, docente in pensione che a San Vittore gli ha fatto studiare il suo primo libro di scuola, l’Inferno di Dante. Lo applaudiva anche lei, ieri, di fianco a don Claudio Burgio, cappellano del Beccaria insieme a don Gino Rigoldi ed eccezional­e nell’agganciare certi ragazzi. «Dietro questo bellissimo traguardo, oltre alla bravura di Daniel, ci sono tante persone e molte istituzion­i civili ed ecclesiali che insieme hanno saputo collaborar­e in questi anni. È la storia di un lavoro di squadra — si schermisce don Claudio —. Questa è la città che mi piace e che ispira il mio impegno educativo quotidiano. Ora toccherà a Daniel raccoglier­e questo impegno e trasmetter­lo ad altri giovani con tutta l’esperienza e la competenza maturati in questo percorso». Quando Daniel ha commesso il primo reato, era «per fare la vita bella, facile, ed essere stimato dal quartiere». Eppure i suoi genitori gli avevano insegnato il valore del lavoro e del rispetto. In carcere continuava a prendere punizioni per cattiva disciplina. Oggi, maturo e attento, si guarda indietro. Ragiona sulla violenza che a volte, specie in gruppo, prende il sopravvent­o. «La brutalità è indice di povertà di pensiero — dice —. È l’espression­e di chi non sa comunicare in altro modo. I violenti hanno profondiss­imi problemi di linguaggio. Quando non sai chiamare il dolore e la rabbia con il loro nome ti scateni così, come un animale. Io l’ho capito, e lo voglio spiegare al maggior numero di ragazzi possibile».

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Festa Daniel Zaccaro, 27 anni, laureato ieri in Cattolica

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