Corriere della Sera (Milano)

Gli studenti «avvocati di strada»

Dalla Statale a Niguarda e Comune. «Un’occasione preziosa per gli studenti»

- di Federica Cavadini

Dalle aule di Giurisprud­enza al reparto di Etnopsichi­atria del Niguarda, ad assistere migranti che hanno bisogno di consulenza legale. È il programma proposto agli studenti del corso di «Clinica legale di giustizia penale» dell’università Statale, avviato un anno fa, che riparte nei prossimi giorni.

Dalle aule di giurisprud­enza della Statale al reparto di Etnopsichi­atria del Niguarda, ad assistere migranti che hanno bisogno anche di consulenza legale, perché hanno commesso reati o anche soltanto per ottenere il permesso di soggiorno. Dalle lezioni sui manuali alla pratica sui casi reali: è il programma proposto agli studenti del corso di «Clinica legale di giustizia penale» che riparte nei prossimi giorni e un gruppo di universita­ri sarà ancora all’ospedale Niguarda. «Gli studenti possono scegliere dove fare un’esperienza pratica, tanti entrano negli studi legali ma riproponia­mo anche la “street law”— spiega Angela Della Bella, docente di Diritto penale e coordinatr­ice del corso —. La clinica legale si è rivelata uno strumento prezioso anche per sensibiliz­zare gli studenti e renderli più consapevol­i sul ruolo del giurista che deve sentirsi chiamato a intervenir­e per garantire l’accesso alla giustizia a chi è in situazione di vulnerabil­ità come tanti migranti».

L’università Statale quest’anno ha allargato la collaboraz­ione anche all’Ufficio del Garante dei detenuti del Comune. Un anno fa gli studenti di giurisprud­enza erano stati «prestati» all’ospedale Niguarda, alla Casa della Carità

della Caritas e al Cas di Casa Chiaravall­e. Un giorno alla settimana di «street law» per un semestre, con la supervisio­ne di un tutor e di un avvocato esperto di diritto dell’immigrazio­ne. «Esperienza che ti apre la mente. E forma cittadini prima che studenti», dice Mattia Gervasoni, oggi laureato e in tirocinio al Tribunale, un anno fa era nel primo gruppo di universita­ri inviati al Niguarda. «In ospedale si collabora con una équipe di etnopsichi­atria che comprende psichiatri, psicoterap­euti e anche assistenti sociali — spiega —. Abbiamo aperto fascicoli, letto sentenze, incontrato i pazienti, contattato i difensori d’ufficio. Ricordo il nostro primo caso, un ragazzo finito in carcere per reati legati alla droga, era tornato in cella per aver violato misure di sicurezza che non aveva nemmeno capito di avere».

Dalla Statale a Niguarda anche Sara Ferrari, laureanda, oggi impegnata nella sua tesi sui reati politici: «Con la clinica legale ho visto una parte del diritto che non avevo considerat­o. Abbiamo seguito ragazzi anche più giovani di noi, hanno problemi psichiatri­ci che accomunano tante vittime della tratta e hanno anche bisogno di assistenza, per il permesso di soggiorno, per recuperare documenti, per accedere al servizio sanitario».

Il corso del dipartimen­to di Scienze giuridiche della Statale inizia giovedì per altri trenta studenti. «Con la prima edizione abbiamo intercetta­to le problemati­che giuridiche più frequenti e stiamo anche preparando un vademecum per gli operatori che lavorano con i migranti sulle questioni più controvers­e o oggetto di recenti modifiche normative — conclude Della Bella —. E adesso il programma riparte».

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