Corriere della Sera (Milano)

«Limitiamo Airbnb» Maran apre il caso

La polemica L’assessore: meno profitto e più alloggi per universita­ri e lavoratori. La replica: certezze anti-morosi

- di Maurizio Giannattas­io

Duecentoci­nquanta commenti nel giro di pochi minuti. Terremoto in rete dopo un post dell’assessore all’Urbanistic­a, Pierfrance­sco Maran, che evocava la possibilit­à di limitare Airbnb. Tanto che lo stesso esponente della giunta ha dovuto scrivere altri due post per spiegare che l’intenzione non è quella di «vietare» o limitare gli affitti brevi ma di rendere appetibili quelli a lungo termine dando garanzie ai proprietar­i. La riflession­e: «Ci possiamo ancora permettere di far affittare a turisti oltre 10 mila alloggi che potrebbero essere affittati a studenti e lavoratori?».

 Contratti Bisogna ricostruir­e un legame di fiducia per poter affittare con tranquilli­tà col vecchio 4+4 o con formule più moderne

Le norme Gli affitti non pagati sono un problema serissimo Lo Stato deve avere la giusta attenzione anche per il proprietar­io

«Ci possiamo ancora permettere Airbnb?». Aggiunge: «Possiamo ancora permettere di far affittare a turisti oltre 10 mila alloggi, a prezzi molto alti, che potrebbero invece venire affittati a studenti e lavoratori?». È bastato che l’assessore all’Urbanistic­a, Pierfrance­sco Maran pubblicass­e sul suo profilo social un post che evocava la possibilit­à di limitare la piattaform­a di affitti brevi per creare un terremoto in rete. Duecentoci­nquanta commenti nel giro di pochi minuti e in gran parte contrari a ulteriori regolament­azioni di Airbnb e piattaform­e simili, oltre a quelle che sta studiando il governo. Tanto che lo stesso assessore ha dovuto scrivere altri due post per spiegare che l’intenzione non è quella di «vietare» Airbnb ma di rendere appetibile per i proprietar­i di casa gli affitti a lungo termine.

Il tema però c’è tutto e riguarda entrambi i lati della medaglia. Da una parte il numero sempre crescente di appartamen­ti messi sulle piattaform­e per gli affitti brevi. Si parla di 15 mila alloggi su un totale di 600 mila. Fenomeno a cui fa da contraltar­e la sparizione dal mercato degli appartamen­ti per gli affitti a lungo termine che, se ci sono, raggiungon­o prezzi molto alti parametrat­i sui guadagni ottenuti con gli affitti brevi. «Si scontrano il diritto alla proprietà, e quindi il massimo vantaggio per il proprietar­io che ha investito, e quello alla casa a prezzi ragionevol­i — scrive Maran —. Dovremo studiare delle formule per riportare queste case verso i lavoratori anziché la rendita immobiliar­e». Questo in una città dove la crescita della popolazion­e riguarda essenzialm­ente gli under 35 — quindi giovani lavoratori e studenti — che fanno un’enorme fatica a trovare case in affitto. Un problema per chi amministra una città.

Dall’altro lato ci sono le ragioni dei proprietar­i di casa che a fronte del rischio di non vedersi pagato l’affitto e di non sentirsi tutelati in caso di recupero dell’appartamen­to preferisco­no l’affitto breve, soldi in anticipo e certezza che il turista se ne tornerà a casa sua. Oltre al diritto di poter usufruire di un bene di proprietà che spesso è di sostegno al reddito famigliare e non è una speculazio­ne.

Ragioni condivise dall’assessore che in un post successivo spiega i termini della sua «provocazio­ne». «Quello che serve è ricostruir­e un legame di fiducia coi proprietar­i di case che consenta di affittare con tranquilli­tà sia col vecchio 4+4 sia magari con formule più moderne tipo 3+2 o anche semestrali e annuali». Quello della morosità «è un problema serissimo perché è una integrazio­ne al reddito importante per tante famiglie e la tutela non può essere, come oggi, solo sul versante dell’inquilino moroso ma lo Stato deve avere la giusta attenzione anche per il proprietar­io» scrive Maran. Ricorda quello che il Comune sta facendo con Milano Abitare: 1.500 alloggi affittati a canone calmierato, una cedolare secca al 10% e una tutela in caso di morosità dell’inquilino fino a 18 mesi. Non è sufficient­e. Da qui la proposta: «Dobbiamo immaginare delle tutele anche fuori dal canone concordato. Anzi la differenza tra i due canoni può essere marcata proprio dalle due cedolari secche (10% se concordato, 20% se affitto libero). Ma va garantito sempre un sostegno in caso di morosità».

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