Corriere della Sera (Milano)

Preso lo spacciator­e che ospitò in casa il terrorista Amri

Vendeva cocaina nel quartiere Sant’Eusebio

- di Andrea Galli

Operazione dei carabinier­i: catturato per spaccio uno dei presunti fiancheggi­atori dello stragista di Berlino Anis Amri (12 morti nel 2016) nel fortino della droga, il quartiere di Sant’Eusebio, a Cinisello Balsamo. Una zona difesa da un articolato sistema con giovanissi­me sentinelle coinvolte e basato su parole in codice per avvisare dell’arrivo di «intrusi».

Un secondo arresto, sempre per droga (il precedente è datato ottobre scorso) potrebbe «influenzar­e» il processo in corso a Monza di Adil Mirat, uno dei presunti fiancheggi­atori del 24enne Anis Amri, il terrorista del mercatino di Berlino (12 morti il 19 dicembre 2016) ucciso a Sesto San Giovanni dalla polizia quattro giorni dopo.

Nel fortino

Mirat è un 31enne nato in Marocco. I carabinier­i lo hanno catturato nel quartiere popolare di Sant’Eusebio, fortino di spaccio e illegalità a Cinisello Balsamo; lui è l’uomo che ha denunciato i due poliziotti che lo fermarono proprio nelle indagini anti-terrorismo successive al decesso di Amri, con l’accusa di aver fornito ospitalità all’assassino. Mirat sostiene che gli agenti lo avrebbero picchiato e gli avrebbero rubato il telefonino. Nell’attesa che la giustizia, lentamente, faccia il suo corso, i poliziotti sono stati sospesi per un anno dal servizio.

Che Mirat fosse a Sant’Eusebio a vendere stupefacen­ti non è affatto un caso. Nonostante proclami e promesse, l’area che verte intorno alle sue famose «torri», alveari di alloggi, non esce dall’emergenza. Stando all’ultimo censimento delle forze dell’ordine, un’abitazione su cinque è occupata abusivamen­te, e non mancano gli appartamen­ti liberati dagli inquilini illegali ma ancora non assegnati. Nel quartiere, l’articolato sistema difensivo protegge gli spacciator­i, che contano su sentinelle in eterno movimento, come i ragazzini in bicicletta, a caccia di intrusi, e contano su richiami sonori, quali i fischi e determinat­i sostantivi che annunciano l’avviciname­nto di macchine «esterne». Infatti, come succede in ogni contesto critico dove l’ostica conformazi­one urbanistic­a si fonde con una massiccia presenza di balordi e una costante opera di intimidazi­oni contro le persone perbene, i carabinier­i della Compagnia di Sesto San Giovanni

hanno dovuto inventarse­ne di ogni per accedere, girare, fotografar­e, costruire le basi per gli arresti. Travestime­nti, trucchi, sottili strategie, un’infinita pazienza.

I pregiudica­ti

Degli 11 catturati Mirat è l’unico straniero; gli altri sono italiani che abitano nella stessa zona e che vendevano cocaina, hashish e marijuana tra i portici e le stradine del fortino. Vasto e variegato il giro della clientela, età diverse e provenienz­e da mezza Lombardia. Ad essere «attrattiva» non era tanto la sofisticat­a qualità della droga quanto la percezione di potersi muovere e acquistare le dosi senza rischi eccessivi, in consideraz­ione del «servizio di sicurezza» garantito nel quartiere di Sant’Eusebio. Gli italiani in manette hanno un vasto elenco di precedenti, in maggior parte per storie legate a traffico e spaccio di droga; al di là del suo presunto collegamen­to con il terrorista, a detta degli stessi investigat­ori quello di Mirat è stato l’arresto più difficile, in consideraz­ione della sua navigata esperienza nel «settore»; è stato uno degli ultimi a finire nella rete; le precedenti operazioni dei carabinier­i, iniziate lo scorso mese l’avevano sì messo in guardia ma non l’avevano spinto a cambiare zona e sospendere i traffici. Sicuro di sé, convinto d’essere più sveglio. E forse bisognoso con urgenza di denaro fresco. Un po’ perché dello spaccio Mirat ha campato e campa, un po’ evidenteme­nte per pagare le spese legali, in una partita in tribunale che lo vede convinto da un lato della persecuzio­ne subita dai due agenti, dall’altro lato dalla sua totale estraneità allo stragista di Berlino.

Gli appartamen­ti Secondo accertamen­ti dell’antiterror­ismo, Mirat avrebbe invece avuto una lontana conoscenza con Amri, e nel corso del tempo avrebbe messo a disposizio­ne i due alloggi ai quali lui si appoggia. Il primo è a Cinisello Balsamo in via Cavour e lo abitano un fratello e un cugino; il secondo appartamen­to si trova in via Fratelli Bandiera ed è riconducib­ile a un altro parente di Mirat. Tutti questi familiari risultano sottoposti a misure successive a indagini.

In quel 2016, arrivato a Milano Amri era salito su un autobus sostitutiv­o del metrò che l’aveva portato a Sesto San Giovanni. Dove forse avrebbe voluto fermarsi da uno dei fiancheggi­atori.

Le accuse

L’uomo ha denunciato gli agenti (ora sospesi): mi hanno picchiato e rubato il telefonino

 ?? (Bennati) ?? Il blitz I momenti successivi all’uccisione del terrorista Amri, alla stazione di Sesto, la notte tra il 22 e il 23 dicembre 2016
(Bennati) Il blitz I momenti successivi all’uccisione del terrorista Amri, alla stazione di Sesto, la notte tra il 22 e il 23 dicembre 2016
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I rilievi della Scientific­a dopo l’uccisione del terrorista
Anis Amri il 23 dicembre del 2016. Arrivato in Centrale, il ricercato aveva preso un bus sostituivo del metrò per arrivare alla stazione di Sesto
A Sesto I rilievi della Scientific­a dopo l’uccisione del terrorista Anis Amri il 23 dicembre del 2016. Arrivato in Centrale, il ricercato aveva preso un bus sostituivo del metrò per arrivare alla stazione di Sesto

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