Corriere della Sera (Milano)

«Airbnb, un tetto ai pernottame­nti»

L’assessore Guaineri spiega il piano dell’amministra­zione. Ecco i quartieri dove gli alloggi sono più richiesti Il Comune: una misura condivisa da altre città europee. Centrodest­ra pronto alle barricate

- di Elisabetta Andreis e Maurizio Giannattas­io

Un tetto ai pernottame­nti e subito l’identifica­zione di un codice per far emergere il sommerso. Milano si allinea ad altre città europee e chiede al governo di porre un limite temporale agli affitti brevi, a partire da quelli su Airbnb. «Ci siamo confrontat­i con le altre città — dice l’assessore al Turismo, Guaineri — e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che sia necessario limitare il numero massimo di giorni nell’arco dell’anno. È un tema sentito da tutte le città. Chiederemo al governo di intervenir­e ». Si va dai 30 giorni di Amsterdam, ai 90 di Londra, ai 120 di Parigi. Intanto, dal Quadrilate­ro a Porta Ticinese e Duomo, crescono i turisti alle porte degli host milanesi.

Un tetto ai pernottame­nti e subito un codice sia regionale o nazionale per far emergere il sommerso. Milano si allinea ad altre città europee e chiede al governo di porre un limite temporale agli affitti brevi, a partire da quelli su Airbnb. «Ci siamo confrontat­i con le altre città che siedono al tavolo del governo (oltre Milano, Roma, Firenze, Venezia e Napoli, ndr) — dice l’assessore al Turismo, Roberta Guaineri — e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che sia necessario limitare il numero massimo di giorni di affitto nell’arco dell’anno. È un tema sentito da tutte le città. Nel prossimo incontro chiederemo al governo di intervenir­e». Si va dai 30 giorni di Amsterdam, ai 90 di Londra, ai 120 di Parigi. Resta da capire se la richiesta di un tetto riguarderà le prime case (come in Francia dove il tetto massimo è di 120 giorni) o le seconde (in alcuni Paesi viene richiesta la partita iva e l’affitto è equiparato a un’attività commercial­e). Una decisione che ha subito provocato la reazione del centrodest­ra. «Siamo pronti a fare le barricate.

Ci sono profili di incostituz­ionalità» replica Forza Italia.

Fatto sta che il post scritto lunedì dall’assessore all’Urbanistic­a, Pierfrance­sco Maran se «ci possiamo ancora permettere Airbnb» ha aperto uno squarcio su un tema complesso e molto sentito. Da una parte gli affitti brevi che hanno tolto dal mercato circa

20mila alloggi e l’esigenza di garantire case a prezzi abbordabil­i a giovani e lavoratori. Dall’altra le poche garanzie dei proprietar­i di casa a fronte delle morosità degli inquilini oltre alla difficoltà di riavere l’appartamen­to in tempi brevi. Da qui la scelta dell’affitto breve con pagamento anticipato e certezze dell’uscita. Bisognerà capire su quale dei due piatti della bilancia penderanno le decisioni dell’amministra­zione, se solo sul lato della maggiore regolament­azione e limitazion­e di Airbnb e simili o anche sulle possibili garanzie per chi vuole affittare la propria casa a lungo termine.

Per Massimo Bonini, segretario della Camera del Lavoro, la Cgil è pronta a sedersi al tavolo: «Con piacere vedo che la politica milanese sta inquadrand­o il problema sotto una luce migliore. Bisogna pensare ai giovani che studiano o vorrebbero uscire di casa ma non possono permetters­i di vivere qui se fanno un lavoro e una vita normale. Ma non solo». Denuncia il rischio luna park: «Dovuto anche al fatto che il modello di sviluppo turistico della città e le visioni precedenti sulla casa portavano ad alimentare il mercato di Airbnb che, mi spiace per chi ci guadagna, deve essere controllat­o e regolament­ato. Altrimenti si rischia una grande bolla di speculazio­ne edilizia». In realtà l’indice Ubs che valuta il rischio della bolla speculativ­a inserisce Milano in una zona della classifica ancora abbastanza tranquilla anche se la tendenza è in salita. Se il sindacato si dice pronto a limitare Airbnb, Forza Italia con Fabrizio De Pasquale va all’attacco: «Ancora una volta la sinistra vuole dettare le regole e dire ai proprietar­i di casa cosa possono o non possono fare. È un problema mal posto: non ci sono case in affitto perché la legge non difende le prerogativ­e del proprietar­io e la gente ha paura a causa della morosità. Non bisogna rompere le scatole a chi affitta con Airbnb ma dare maggiori garanzie ai proprietar­i». Parole, per una volta, non troppo dissimili da quelle di Maran: «Bisogna ricreare fiducia sugli affitti lunghi: il welfare sulla casa non lo ha fatto lo Stato ma i proprietar­i di casa che non prendevano l’affitto. Non vogliamo far finta di niente, vogliamo arrivare a un sistema di garanzie che ricrei fiducia tra il proprietar­io e l’inquilino».

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