Video, ceramiche, installazioni Una mostra all’Hangar Bicocca indaga il lavoro di Trisha Baga
Una mostra all’Hangar Bicocca celebra il lavoro di Trisha Baga artista che usa diversi mezzi espressivi, dalla ceramica ai video Perché ciò che conta è comunicare e raccontare storie. Sempre
Finalmente un’artista di cui al pubblico arriva l’energia di una creatività onnivora riversata su ogni aspetto della vita. Trisha Baga, classe 1985, americana di origini filippine cui il Pirelli Hangar Bicocca dedica da oggi nello spazio Shed l’ampia mostra personale dal titolo «the eye, the eye and the ear», ha una vitalità che manca ai tanti artisti, soprattutto giovani, che spesso lavorano per strategie, pianificando a tavolino quello che vorranno produrre in un sistema di merci artistiche ormai completamente tarato su un mercato dall’estetica globalizzata. La Baga, invece, sembra lavorare per accumulo e per necessità. Lo si percepisce innanzi tutto dal suo bisogno di usare i più diversi mezzi espressivi, che siano la ceramica piuttosto che il video da guardare con occhiali 3D. E poi dall’interesse esercitato su ogni tema, dagli oggetti quotidiani come le cornici per le fotografie agli ultimi dispositivi digitali Alexa echo. Intorno a tutto questo l’artista coDel storie, con una capacità particolare, nei video, di assemblare trame fantastiche sul mistero della vita, della sua origine o dell’identità di genere. Insomma niente a che vedere con i consueti esercizi autoreferenziali che non comunicano nulla.
Il tarlo della noia tenta però di infiltrarsi qua e là anche in Baga, in particolare in quei montaggi sincopati di episodi sconnessi fra loro che volutamente interrompono la scorrevolezza della narrazione. L’ago a volte si sposta pericolosamente verso quello stile che ammorba le mostre d’arte: senza narrazione, testa né coda. Non a caso il video più interessante fra i cinque esposti, è «Mollusca & The Pelvic Floor» dove il linguaggio si fa più sofisticato e controllato. È una storia di fantascienza, da guardare con occhiali 3D, costruita attraverso continui passaggi fra reale e virtuale resi possibili da Mollusca, un dispositivo che ricorda Alexa, ibrido di specie diverse. Uno dei primi lavori, invece, «There’s No in Trisha», cominciato nel 2005, si presenta anstruisce cora nella forma dell’installazione con gli oggetti filmati allestiti intorno allo schermo a formare un salotto della stessa casa-set. Un gioco di specchi fra quello che si vede e l’ambiente in cui siede il visitatore molto sfruttato dagli artisti.
tutto originale e convincente come parte migliore della mostra è pertanto la ricca selezione di ceramiche smaltate allineate su espositori con un approccio classificatorio come in un museo di storia naturale: il «corridoio geologico dell’evoluzione» dei manufatti dell’uomo. I dispositivi tecnologici del passato — telefoni, macchine da scrivere, caricatori per diapositive, persino cornici per fotografie — sono cristallizzati nella ceramica policroma alla stregua di fossili. Oltre trenta pezzi molto belli da cui viene fuori la bulimia creativa della Baga che, come un’accumulatrice, guarda tutto, impasta nella terracotta, modella, dipinge e cuoce nel forno ciò che le sta intorno.
Controcorrente
Lei ha una vitalità unica non segue strategie e non ascolta il mercato
Le opere
Sono favole fantastiche sul mistero della vita e dell’identità di genere