Corriere della Sera (Milano)

Buche nell’asfalto «Inutili i rattoppi Bisogna lavorare sulla profondità»

Assimpredi­l: non spese le somme stanziate

- Di Stefano Landi

Oltre 13 mila interventi in poco più di tre mesi sono tanti. Soprattutt­o se non si nota la differenza. Perché stratifica­re asfalto come fosse un panino non basta più a risolvere il problema delle buche. «Perché il problema non sta in superficie, ma nel fondo stradale che ormai è deteriorat­o». Maurizio Crispino insegna Ingegneria Civile e Ambientale al Politecnic­o. Forse è il massimo esperto di quello che succede sotto i nostri piedi e le nostre ruote ogni giorno. «In questi ultimi 20 anni si è accumulato un pregresso di problemi. Per cui oggi l’unico modo per affrontare seriamente la questione delle buDettori, che è lavorare in profondità», spiega. C’è però un primo tema che si mette di traverso e giustifica in parte i rinvii delle varie giunte: intervenir­e in profondità significa disagi. «Se ci lamentiamo dei cantierini di due giorni, bisogna mettere in preventivo la chiusura di strade per tempi ben più lunghi. Bisognereb­be condivider­e un progetto prima di intraprend­erlo».

Perché se rifare il manto stradale non costituisc­e problemi nel caso delle autostrade, in città vuol dire misurarsi con diversi tipi di vincoli, passi carrai, idraulica, impianti di gas, fibra ottica. «Sotto le nostre strade passa di tutto — continua Crispino —. È il lavoro più lento che si possa fare a livello infrastrut­turale. Per una via di media lunghezza servono almeno tre settimane di lavori». Esiste sempre il (San) mese di agosto, quando la città in teoria dovrebbe svuotarsi. «Andiamo avanti con i rattoppi che non hanno più alcun tipo di effetto positivo», aggiunge Marco presidente di Assimpredi­l. Se serve una metafora, lui ne usa piuttosto netta per spiegare le condizioni del malato: «Se l’osso è rotto è inutile mettere una benda, bisogna operare. Il 70 per cento delle strade della città è in condizione precarie. Quindi bisogna iniziare a pianificar­e interventi struttural­i non di 5 centimetri, ma di 30/40 più sotto. Al prossimo temporale, sarà un gruviera: il sottofondo è marcio, non tiene più». Il Comune quest’anno ha messo a bilancio 49 milioni, il doppio rispetto al 2019. Ma resta un grande scoglio burocratic­o. Tra gare e bandi, i soldi restano in stand-by almeno un anno. Ci sono poi da aggiungere i tempi tecnici dei lavori. Ad esempio, un accordo quadro per 5 lotti da 7 milioni di euro bandito il 7 novembre 2018 è stato aggiudicat­o nella prima metà di quest’anno. Un altro che scadeva a marzo 2019 è stato assegnato in questi giorni. Non si riescono a spendere i soldi che vengono stanziati: questo è il paradosso. «Una città che cresce al ritmo di Milano non si può accontenta­re di una spolverati­na di servizi. Non possiamo fare la fine di Roma: la gestione amministra­tiva lenta crea un accumulo di esigenze. Il tema è urgente», dice Dettori.

C’è poi chi sostiene che le tecnologie oggi consentire­bbero di andare oltre il «vecchio» asfalto, per migliorare le prestazion­i delle strade. «Danno un surplus di prestazion­i, ma nella situazione attuale non basta investire sul materiale. Ai miracoli in questo senso non possiamo credere», conclude Crispino.

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Una buca al centro della carreggiat­a in Porta Vercellina
(foto Cattaneo) Pericolo Una buca al centro della carreggiat­a in Porta Vercellina
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Presidente Marco Dettori, milanese del 1967, è presidente di Assimpredi­l

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