Buche nell’asfalto «Inutili i rattoppi Bisogna lavorare sulla profondità»
Assimpredil: non spese le somme stanziate
Oltre 13 mila interventi in poco più di tre mesi sono tanti. Soprattutto se non si nota la differenza. Perché stratificare asfalto come fosse un panino non basta più a risolvere il problema delle buche. «Perché il problema non sta in superficie, ma nel fondo stradale che ormai è deteriorato». Maurizio Crispino insegna Ingegneria Civile e Ambientale al Politecnico. Forse è il massimo esperto di quello che succede sotto i nostri piedi e le nostre ruote ogni giorno. «In questi ultimi 20 anni si è accumulato un pregresso di problemi. Per cui oggi l’unico modo per affrontare seriamente la questione delle buDettori, che è lavorare in profondità», spiega. C’è però un primo tema che si mette di traverso e giustifica in parte i rinvii delle varie giunte: intervenire in profondità significa disagi. «Se ci lamentiamo dei cantierini di due giorni, bisogna mettere in preventivo la chiusura di strade per tempi ben più lunghi. Bisognerebbe condividere un progetto prima di intraprenderlo».
Perché se rifare il manto stradale non costituisce problemi nel caso delle autostrade, in città vuol dire misurarsi con diversi tipi di vincoli, passi carrai, idraulica, impianti di gas, fibra ottica. «Sotto le nostre strade passa di tutto — continua Crispino —. È il lavoro più lento che si possa fare a livello infrastrutturale. Per una via di media lunghezza servono almeno tre settimane di lavori». Esiste sempre il (San) mese di agosto, quando la città in teoria dovrebbe svuotarsi. «Andiamo avanti con i rattoppi che non hanno più alcun tipo di effetto positivo», aggiunge Marco presidente di Assimpredil. Se serve una metafora, lui ne usa piuttosto netta per spiegare le condizioni del malato: «Se l’osso è rotto è inutile mettere una benda, bisogna operare. Il 70 per cento delle strade della città è in condizione precarie. Quindi bisogna iniziare a pianificare interventi strutturali non di 5 centimetri, ma di 30/40 più sotto. Al prossimo temporale, sarà un gruviera: il sottofondo è marcio, non tiene più». Il Comune quest’anno ha messo a bilancio 49 milioni, il doppio rispetto al 2019. Ma resta un grande scoglio burocratico. Tra gare e bandi, i soldi restano in stand-by almeno un anno. Ci sono poi da aggiungere i tempi tecnici dei lavori. Ad esempio, un accordo quadro per 5 lotti da 7 milioni di euro bandito il 7 novembre 2018 è stato aggiudicato nella prima metà di quest’anno. Un altro che scadeva a marzo 2019 è stato assegnato in questi giorni. Non si riescono a spendere i soldi che vengono stanziati: questo è il paradosso. «Una città che cresce al ritmo di Milano non si può accontentare di una spolveratina di servizi. Non possiamo fare la fine di Roma: la gestione amministrativa lenta crea un accumulo di esigenze. Il tema è urgente», dice Dettori.
C’è poi chi sostiene che le tecnologie oggi consentirebbero di andare oltre il «vecchio» asfalto, per migliorare le prestazioni delle strade. «Danno un surplus di prestazioni, ma nella situazione attuale non basta investire sul materiale. Ai miracoli in questo senso non possiamo credere», conclude Crispino.