«Un Dracula contro le paure» Rubini e Lo Cascio rivisitano il romanzo cult di Bram Stoker
Sergio Rubini adatta per la scena il famoso romanzo gotico di Bram Stoker «È la metafora delle nostre paure, quelle che dobbiamo superare per diventare adulti»
«Dracula oggi è il Corona virus che ci attacca o quel forestiero che entra in casa e ci spaventa, è la metafora delle nostre paure che dobbiamo superare per diventare persone adulte». Sergio Rubini dopo il successo di «Delitto/Castigo», il capolavoro di Dostoevskij, porta in scena con Luigi Lo Cascio un’altra opera letteraria, «Dracula» dello scrittore irlandese Bram Stoker, pubblicato nel 1897. L’ultimo grande romanzo gotico, un’antica fiaba che parla del nostro tempo.
«Il nostro Dracula non ha niente a che vedere con la maschera che questo personaggio è diventato», spiega Rubini. «Ciò che ci interessa è il suo aspetto psicologico. Il testo è stato scritto in pieno positivismo, un tempo in cui da una parte c’era la scienza che tentava di dare una risposta a tutto e dall’altra viveva la superstizione».
Nel rispetto totale dell’opera di Stoker lo spettacolo è un viaggio notturno che indaga nell’inconscio, una storia di formazione (come lo è il romanzo) in cui i personaggi si trovano a superare importanti prove. Tutto inizia con Jonathan Harker (il protagonista, interpretato da Luigi Lo Cascio), un giovane avvocato inglese inviato in Transilvania dal suo capo presso il conte Dracula per occuparsi del contratto della casa che quest’ultimo vorrebbe acquistare a Londra.
Una missione che diventa presto un incubo abitato da presagi, minacce e terrore, un vortice che in un crescendo di paura culminerà con la scoperta dell’identità del Conte Dracula (Geno Diana), un mostruoso vampiro che per esistere si nutre del sangue dei viventi. È l’orrore dunque da questo momento a dominare la scena, «il mostro» diventa un’ossessione che fa saltare ogni certezza, un tormento che divora il giovane protagonista e chi gli sta intorno. La sua fidanzata Mina (Alice Bertini) contagiata dal morso del vampiro, la vittima da salvare, e via via gli altri personaggi: lo psicotico Renfield (Lorenzo Lavia), lo scettico dott. Seward (Roberto Salemi) un medico che crede solo a numeri e formule. E infine il suo insegnante, l’illuminato professor Abraham Van Helsing, qui interpretato dallo stesso Sergio Rubini. «Il mio personaggio è un uomo di scienza dalle idee aperte, pronto a credere in cose difficili da dimostrare. È il più anziano di tutti, quello a cui il gruppo si affida, il regista della compagnia, insomma ciò che sono».
In un’atmosfera cupa, in bilico tra sogno e realtà dove l’evocazione è protagonista, lo spettacolo rappresentato in scena ha un forte sapore cinematografico, una pièce dove suoni, costumi e luci diventano gli elementi di un teatro stilizzato «dove c’è tutto e niente». «Qui è lo spettatore e la sua immaginazione a dare il significato a ciò che vede in scena», sottolinea il regista. «Ma una cosa è certa: ciò che il pubblico si porterà a casa è la lezione contenuta nel testo. La malattia e la morte fanno parte della vita, al posto di combatterla come qualcosa di avulso da noi è meglio accettarla cercando di superare le nostre paure. Per farlo l’unico modo è sporcarsi le mani, crescere. Questa è la lezione del nostro Dracula, laico e carnale più che mai».
Il personaggio
«Il nostro Conte non ha nulla a che vedere con la maschera in cui è stato trasformato»