Dalla moda alle banche: si impone il telelavoro
Dopo aver presentato l’ultima collezione con una sfilata a porte chiuse, Giorgio Armani ha deciso di chiudere per una settimana gli uffici di Milano e le sedi produttive che si trovano in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino e Piemonte. La maison ha specificato che al personale coinvolto non verranno trattenute le ferie e che dirigenti e responsabili di funzioni dovranno garantire comunque disponibilità e reperibilità. Di fronte all’aumento dei contagi, con la Lombardia in testa per numero di casi, le aziende e i grandi gruppi stanno affrontando l’emergenza per prevenire l’epidemia: smart working, chiusura di sedi o filiali, limitazioni della mobilità. Nel settore moda, Lvmh ha invitato i suoi manager a non viaggiare dall’Italia alle altre sedi internazionali, mentre Tod’s ha optato per il telelavoro e la limitazione delle trasferte. Gli istituti bancari invitano a ripianificare le riunioni trasformandole in conference call e a sospendere i viaggi all’estero e in Italia verso le Regioni coinvolte. Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm hanno chiuso le filiali nell’area «rossa» (quella del Lodigiano) e dato la possibilità ai dipendenti di lavorare da casa o di ottenere permessi retribuiti. Smart working anche per i dipendenti di Zurich nelle sedi di Milano, Brescia, Modena, Rimini, Padova e Torino. E così Enel, Eni, Snam, Saipem e Vodafone (nelle sedi di Milano, Padova e Bologna) e Wind Tre (per i dipendenti delle cinque Regioni coinvolte): telelavoro fino a data da destinarsi. «Lo smart working può essere una valida alternativa — commenta al Corriere il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli —, anche se non possono essere coperte tutte le necessità di una attività imprenditoriale». In Fca e Cnh Industrial l’attività nelle fabbriche riprenderà regolarmente.