Volontari delle Croci in prima linea «Attrezzatura giusta e nervi sempre saldi»
Uscite in calo, appello per le mascherine
In prima linea. Come per medici, infermieri, farmacisti, sono giornate di super lavoro anche per i soccorritori del 118: i dipendenti e i volontari che prestano soccorso sulle ambulanze della rete di associazioni che, a Milano e provincia, è composta da oltre quaranta realtà. Sono loro il primo anello della catena sanitaria. E, quando c’è un caso sospetto di infezione da Covid-19, sono loro a trasportare il paziente in ospedale. Ma come si vivono, in queste ore, i turni sulle ambulanze? «Il lavoro non è molto diverso dal solito, ma mi ha fatto effetto l’altra notte, quando abbiamo accompagnato un paziente al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo e l’abbiamo trovato praticamente vuoto. È il segno che stanno funzionando gli appelli a non recarsi in luoghi affollati» racconta Lucia Manenti, una delle responsabili delle sedi di Intersos, di ritorno da una nottata con cinque interventi. Prima che cominciasse il turno, sua figlia Benedetta, 8 anni, l’ha messa in guardia: «Stai attenta mamma, l’ho sentito in televisione».
A Milano, Intersos ha diverse postazioni in città. E poi a Settimo Milanese a Cisliano e altri centri. Lucia fa questo lavoro da sei anni: «Ricordo un grande allarme per la Sars, ma non è paragonabile a questo. Timori? Certamente, ma nella giusta misura, senza cedere ad allarmismi. È il nostro lavoro e ogni chiamata è diversa, non c’è mai un servizio uguale all’altro. Siamo equipaggiati per difenderci e dopo il trasporto di un caso sospetto c’è la sanificazione dell’ambulanza, come avviene anche in caso di altre malattie, dalla tubercolosi alla meningite».
Monica dell’Acqua, presidente
Procedure È il nostro lavoro Dopo il trasporto si sanifica l’ambulanza
della Croce Bianca di Sedriano-Vittuone, ha passato tutta la domenica al telefono, a coordinare i volontari. La «Bianca» ha oltre trenta sezioni fra Milano e provincia. «Oltre al servizio per il 118 abbiamo molti volontari pensionati che si occupano di accompagnare i disabili ai centri diurni di Cesano Boscone o di Abbiategrasso ed eravamo in attesa di capire se la sospensione delle scuole riguardasse anche questi» spiega. La preoccupazione? «Un po’ c’è, ma questa forma di volontariato è diversa dalle altre.
Non ci rinunceremmo mai. Il pensiero è come equipaggiarsi al meglio. Per questo un volontario ha girato i negozi per fare qualche scorta di mascherine in più». Che la gente sia in allarme lo si vede, paradossalmente, dalle poche chiamate. «Solo sei uscite nella notte fra sabato e domenica, di solito sono anche 12 — conclude Monica —. Forse questa emergenza sarà l’occasione per far ragionare sul giusto accesso ai pronto soccorso e sulla richiesta di intervento per le ambulanze, perché su questo punto c’è poca cultura».
Corsa alla scorta di mascherine anche per la Croce Azzurra di Buscate, che copre il territorio dal Castanese a Malpensa, con servizi anche a Legnano e a Busto Arsizio. L’emergenza Coronavirus la stanno vivendo in pieno. Ieri, uno dei loro equipaggi era impegnato per dodici ore in
aeroporto a rilevare la temperatura dei passeggeri in arrivo. «Posso fare un appello? — chiede la presidente Raffaella Mazzocca —: mi rivolgo ai colorifici, ai ferramenta del territorio. Se hanno delle mascherine FFP3 o in alternativa FFP2 e volessero mettercele a disposizione gliene saremmo davvero grati». La Croce Azzurra ha già trasportato molti casi sospetti: «Almeno 3-4 al giorno in questo periodo. A volte erano persone in contatto con clienti cinesi al lavoro. Altre volte erano stati i medici di base ad attivare il protocollo. Tutti falsi allarmi, ma, siccome i dispositivi di protezione sono monouso, le nostre scorte sono diminuite». La pressione è tanta. Come affrontarla? «Parlando e confrontandoci molto fra dipendenti e volontari. Dobbiamo stare bene noi per primi, per poter aiutare gli altri».
Dovere Siamo preoccupati ma è un impegno a cui non rinunciamo