Corriere della Sera (Milano)

Monza, vietate le visite dei parenti

Al San Gerardo

- Federico Berni Rosella Redaelli

Villa Reale, l’Arengario, il museo del Duomo. I simboli di Monza chiusi per timore di contagio da Coronaviru­s. Le misure adottate dal Comune sono state ufficializ­zate ieri pomeriggio, con una nota diffusa a seguito del vertice tenutosi in mattinata in Prefettura, «in piena sintonia con le indicazion­i di Regione Lombardia». Ma se il resto della città e delle località del circondari­o vivono un carnevale senza festa (stop a sfilate, teatri, cinema ed eventi pubblici), il vero luogo sensibile, sul fronte sanitario, è l’ospedale San Gerardo dove, l’altra notte, è stato trasportat­o un paziente dal nosocomio di Crema, risultato positivo al virus (si è parlato di un altro uomo di Lissone sotto osservazio­ne, ma la notizia non è stata confermata). Secondo le indicazion­i diramate dalla direzione medica, sono stati sospesi gli accessi per le visite dei parenti nei reparti di chirurgia, infettivi, rianimazio­ne, chirurgia toracica, maxillofac­ciale e vascolare. Settori chiusi, a parte il personale autorizzat­o. È stata data libera scelta ai primari degli altri reparti (oncologia ha deciso di chiudere) per quanto riguarda la possibilit­à di visita dei parenti, ma comunque è ammesso un solo familiare per paziente, esclusivam­ente negli orari di visita. Ferma, in generale, l’attività chirurgica, a parte gli interventi urgenti. Sospesa l’attività ambulatori­ale, effettuata nel monoblocco centrale, mentre resta aperta la palazzina dell’accoglienz­a, dove si svolgono gran parte delle visite in ambulatori­o (visite e prelievi garantiti, ma stop ai prericover­i e alle due sale operatorie interne). Il personale si muove con le mascherine (quelle chirurgich­e senza filtro), mentre l’indirizzo della direzione va nella direzione di rallentare le dimissioni ospedalier­e, per evitare trasferime­nti e spostament­i tra i reparti e in esterno, ma anche di lasciare qualche letto libero in terapia intensiva per eventuali nuovi ingressi. Fuori dalla «fortezza» sanitaria, invece, la città si adegua alle direttive regionali e vieta eventi pubblici. Emblematic­o il cartello apparso alle 16 sul portone del Duomo: «Messe sospese fino a data da destinarsi».

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