Monza, vietate le visite dei parenti
Al San Gerardo
Villa Reale, l’Arengario, il museo del Duomo. I simboli di Monza chiusi per timore di contagio da Coronavirus. Le misure adottate dal Comune sono state ufficializzate ieri pomeriggio, con una nota diffusa a seguito del vertice tenutosi in mattinata in Prefettura, «in piena sintonia con le indicazioni di Regione Lombardia». Ma se il resto della città e delle località del circondario vivono un carnevale senza festa (stop a sfilate, teatri, cinema ed eventi pubblici), il vero luogo sensibile, sul fronte sanitario, è l’ospedale San Gerardo dove, l’altra notte, è stato trasportato un paziente dal nosocomio di Crema, risultato positivo al virus (si è parlato di un altro uomo di Lissone sotto osservazione, ma la notizia non è stata confermata). Secondo le indicazioni diramate dalla direzione medica, sono stati sospesi gli accessi per le visite dei parenti nei reparti di chirurgia, infettivi, rianimazione, chirurgia toracica, maxillofacciale e vascolare. Settori chiusi, a parte il personale autorizzato. È stata data libera scelta ai primari degli altri reparti (oncologia ha deciso di chiudere) per quanto riguarda la possibilità di visita dei parenti, ma comunque è ammesso un solo familiare per paziente, esclusivamente negli orari di visita. Ferma, in generale, l’attività chirurgica, a parte gli interventi urgenti. Sospesa l’attività ambulatoriale, effettuata nel monoblocco centrale, mentre resta aperta la palazzina dell’accoglienza, dove si svolgono gran parte delle visite in ambulatorio (visite e prelievi garantiti, ma stop ai prericoveri e alle due sale operatorie interne). Il personale si muove con le mascherine (quelle chirurgiche senza filtro), mentre l’indirizzo della direzione va nella direzione di rallentare le dimissioni ospedaliere, per evitare trasferimenti e spostamenti tra i reparti e in esterno, ma anche di lasciare qualche letto libero in terapia intensiva per eventuali nuovi ingressi. Fuori dalla «fortezza» sanitaria, invece, la città si adegua alle direttive regionali e vieta eventi pubblici. Emblematico il cartello apparso alle 16 sul portone del Duomo: «Messe sospese fino a data da destinarsi».