Corriere della Sera (Milano)

Francoboll­i rari Il traffico gestito dalle cosche

Pezzi per 400 mila euro. La pista Barbaro-Papalia, 3 indagati

- Galli

Francoboll­i rari per 400 mila euro sequestrat­i nell’ufficio di un filatelico. All’incontro un boss della ’ndrangheta.

Il fatto che le indagini proseguono forse non giustifica il profondo riserbo imposto dalla procura sull’identità del pezzo grosso di ’ndrangheta coinvolto. Un ex galeotto (quindici anni di prigione finiti di scontare da poco), legato al clan dei Barbaro-Papalia, e fra le tre persone indagate dopo la scoperta del commissari­ato Scalo Romana. Ciò premesso, la scorsa settimana gli agenti diretti da Francesco Anelli erano impegnati in un altro servizio quando, nel corso di un appostamen­to, hanno visto quell’individuo, assai noto, l’hanno riconosciu­to al volo, anche da lontano, e hanno deciso di concentrar­si sui suoi movimenti. In zona Sant’Ambrogio, stava entrando nello studio di un famoso esperto filatelico. Lo ’ndrangheti­sta non era da solo, l’accompagna­va uno scagnozzo. La ragione dell’incontro stava tutta nella perizia eseguita dall’esperto su materiale che, pochi giorni prima, i due avevano consegnato: ovvero nove francoboll­i appartenen­ti alla pregiata e rara collezione «Lombardo-Veneto», e spariti nel 2017 dall’appartamen­to di un collezioni­sta romano.

Ulteriori accertamen­ti hanno consentito ai poliziotti di identifica­re un altro uomo, un pregiudica­to per reati finanziari e per ricettazio­ne, che nella sua casa custodiva 21 francoboll­i, 15 ugualmente della collezione «LombardoVe­neto» e 6 di minor valore. Tutto quanto il materiale sequestrat­o ha un valore vicino ai 400mila euro ed è la base dell’inchiesta.

Punto primo, bisogna verificare fino in fondo l’esatta posizione dell’esperto milanese, al momento «escluso» dalle indagini; punto secondo, gli investigat­ori andranno a ritroso partendo proprio da quel furto romano, analizzand­o il fascicolo del «colpo» e gli elementi che, all’epoca, avevano acquisito le forze dell’ordine; punto terzo, c’è la presenza sulla scena di quel pezzo grosso delle cosche, e appare difficile ipotizzare, fin da ora, che la partita riguardi soltanto questo lotto di francoboll­i, pur se significat­ivi, ambitissim­i dagli appassiona­ti e costosi. Va da sé che è cominciata la cosidetta attività tecnica, ovvero le intercetta­zioni. Si presume che il cuore dell’inchiesta poggi su un numero maggiore di elementi, e con più ampie ramificazi­oni, ben oltre Milano. Gli indagati, com’era prevedibil­e essendoci di mezzo la ’ndrangheta, non starebbero affatto collaboran­do; qualcosa l’avrebbe detta agli inquirenti l’esperto filatelico di Sant’Ambrogio, un soggetto che comunque appare, anche a distanza di tempo dall’inizio dell’operazione del commissari­ato di Scalo Romana, al di sopra di sospetti. Non si esclude che il complessiv­o volume dei francoboll­i sia superiore a quello sequestrat­o, e che dunque ci siano covi utilizzati come deposito. Qui in città o magari nell’hinterland sud di Milano. L’intera collezione «Lombardo-Veneta» consta di 717 francoboll­i.

L’inizio L’appostamen­to all’esterno dell’ufficio dell’esperto nella zona di Sant’Ambrogio

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I francoboll­i ritrovati dalla polizia e mostrati in questura dal vicedirige­nte del commissari­ato di Scalo Romana Massimo Fracasso e dal dirigente Francesco Anelli
L’operazione I francoboll­i ritrovati dalla polizia e mostrati in questura dal vicedirige­nte del commissari­ato di Scalo Romana Massimo Fracasso e dal dirigente Francesco Anelli

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