Corriere della Sera (Milano)

Tribunale con le aule semidesert­e «Anche la legge deve rallentare»

- Di Giuseppe Guastella

I corridoi sono quasi deserti, anche se ci sono aule in cui si svolgono udienze, il Covid19 sembra aver fatto svanire gran parte delle 6 mila-8 mila persone che in media ogni giorno frequentan­o il palazzo di giustizia di Milano, dove ora l’attività sembra andare al rallentato­re. Sono anche le conseguenz­e, apparenti, dei provvedime­nti presi dai capi degli uffici giudiziari nelle riunioni dirette dal presidente della Corte d’appello Marina Tavassi.

Presidente, cosa succede? «La situazione è abbastanza calma, le udienze si svolgono regolarmen­te e sembra che le indicazion­i che abbiamo offerto come presidenza della Corte d’appello, condivise dai capi degli uffici, siano state efficaci ed in linea con le direttive dei Ministeri della salute e della giustizia».

Perché non sono stati sospesi tutti processi, come qualcuno ha chiesto? «Perché per sospendere tutte le udienze è necessario un provvedime­nto normativo specifico, una legge che blocchi la decorrenza dei termini, alcuni dei quali sono perentori, e che consenta poi di recuperare il tempo perduto. Se promulgher­anno nuove norme in questo senso, noi ci atterremo ad esse».

Quali sono stati i primi provvedime­nti che avete adottato?

«Muovendoci nell’ambito dei confini definiti dalle leggi vigenti e nel rispetto delle indicazion­i sanitarie che ci sono pervenute sia a livello centrale, dal ministero della Salute e dalla Protezione Civile, sia locale, dalla Prefettura e dalla Regione Lombardia, lunedì mattina abbiamo dato le prime direttive che, poi, sono state considerat­e come quelle che hanno meglio attuato le indicazion­i provenient­i da Roma, tanto è vero che sono state diffuse sul territorio come esempio di ciò che era giusto fare in questa situazione».

La prima cosa? «Abbiano dato mandato all’impresa di pulizie che lavora nel palazzo di fare subito una disinfezio­ne secondo le indicazion­i del ministero della Salute. Abbiamo disposto che non venisse in servizio personale provenient­e dalle zone a rischio, magistrati, giudici onorari e amministra­tivi e quello delle imprese esterne che lavorano nel palazzo». Avete anche limitato le presenze nelle aule, nelle cancelleri­e e un po’ in tutto il palazzo che sembra deserto.

«Siamo intervenut­i sulle modalità di svolgiment­o delle udienze e nella ricezione dell’utenza che accede alle cancelleri­e per certificat­i e deposti di atti dando anche raccomanda­zioni generali, come l’adozione della distanza di almeno due metri tra le persone e, laddove non era possibile perché le stanze erano troppo piccole, abbiamo trasferito i servizi in uffici più ampi». Però in alcune udienze, come in quelle per gli sfratti, ed anche in alcune penali o del giudice di pace, c’è stata lo stesso una presenza eccessiva di avvocati e parti. Come mai?

Burocrazia Il rilascio o deposito di atti vanno fatti negli uffici, non si può fare altrimenti

«Abbiamo avuto le segnalazio­ni. Ci stiamo adoperando per ovviare a questi problemi, anche se spetterebb­e al giudice che dirige l’udienza».

Ci sono casi di persone contagiate nel palazzo? «Assolutame­nte no». Qualcosa di positivo può arrivare da questa situazione, ad esempio una maggiore diffusione delle comunicazi­oni telematich­e e dello smart working?

«Certo, però nell’immediato non siamo in grado di adottare il lavoro a distanza. Possiamo potenziare la scrittura delle sentenze da parte dei giudici a casa, ma l’attività delle cancelleri­e, come il rilascio o deposito di atti, va fatta negli uffici, al momento non si può fare diversamen­te».

È solo un’impression­e che il mondo che ruota intorno alla giustizia abbia improvvisa­mente rallentato?

«Ha rallentato, certamente, ma vorrei dare questo messaggio positivo: con calma, con senso del dovere e spirito di grande collaboraz­ione tra avvocati, personale e magistrati, le attività stanno andando avanti con una relativa regolarità. Milano ha reagito bene, con determinaz­ione, senso di responsabi­lità, serenità e voglia di lavorare, cosa che, si sa, qui non manca».

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Marina Tavassi presiede la Corte d’appello: «Nessun contagio in tribunale»
Chi è Marina Tavassi presiede la Corte d’appello: «Nessun contagio in tribunale»

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