Corriere della Sera (Milano)

Il mal d’Africa nel motore

La collezione di Yamaha italiane protagonis­te della Parigi-Dakar

- Berni

A Villasanta c’è il piccolo museo no profit Dune Motor dedicato alle Yamaha e alle memorabili­a della ParigiDaka­r: «Raccontano il mal d’Africa».

Tra moto che hanno fatto la storia della ParigiDaka­r, caschi, tute e pareti rivestite di fotografie, lo sguardo del visitatore, appena varcata la porta di un anonimo capannone industrial­e, va a posarsi su una mensola, sopra una Yamaha Dt 400 che ha corso la Nizza-Abidjan (anno 1975), con una fila di boccette di vetro piene di sabbia e terriccio. Le tonalità vanno dall’ocra al giallo oro, fino al rosso. Perché il Sahara non ha un colore solo. Lo sa bene Angelo Caprotti, 62 anni, che il deserto lo ha amato, e soprattutt­o attraversa­to. Un mondo racchiuso in un’esposizion­e di ottanta motociclet­te, memorabili­a e oggetti legati al mondo dei viaggi e dei rally del deserto, visibili al Dune Motor di Villasanta, in provincia di Monza. Un museo, quello al 15 di via Benvenuto Cellini, che vive grazie a Caprotti e al suo amico Filippo Colombo, collaudato­re Yamaha.

Dune Motor racconta storie di motociclis­ti «malati» di avventura e di Africa. Offre una collezione di foto, rarità e manifesti, ma parla anche di un pezzo di storia tutta brianzola. Quella della Belgarda di Gerno, dalla quale uscivano moto prodotte in Italia con il marchio Yamaha, e dove Caprotti ha lavorato come operaio. Lo stabilimen­to, tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, raggiunse la produzione di 5 mila esemplari del Yamaha Téneré 125. L’apice nei primi Duemila, diventando il centro sviluppo e ricerca più grande al mondo dopo quello della casa madre giapponese. La favola finì il 27 ottobre 2009. «Ci venne comunicato, da un momento all’altro, con un freddo comunicato aziendale», ricorda Caprotti. A dicembre dello stesso anno, quattro operai salirono sul tetto e si accamparon­o con due tende piantate sopra l’ufficio dell’amministra­tore delegato. Il presidio attirò l’attenzione dell’opinione pubblica, ma la scure del ridimensio­namento arrivò inesorabil­e.

Dune Motors racconta anche un pezzo di quella storia. «Qui dentro c’è tanto di quell’epoca. L’azienda non aveva alcuna volontà di conservare la memoria». Senza scopo di lucro, il piccolo museo di Villasanta si è guadagnato tante attestazio­ni di stima. «I piloti della Parigi-Dakar sono orgogliosi di darci le loro moto. Ci vengono a trovare tanti stranieri». Angelo e Filippo hanno una parola per tutti. Anche aneddoti «africani». Storie di viaggio, come quella volta che presero una multa per eccesso di velocità «in mezzo a mille chilometri di nulla» tra Mali e Niger. Il verbale è incornicia­to e appeso al muro.

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(Radaelli) Nel capannone Angelo Caprotti, 62 anni, tra le moto del piccolo museo Duna Motor a Villasanta

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