Bar, via i divieti. «Ora i musei»
Si allunga l’orario nei locali. Sala: serve un segnale. Contagiato corista della Scala. Test a tappeto in Regione
Il ritorno alla normalità parte dallo spritz e arriverà a breve davanti al Cenacolo. La prima correzione di rotta al coprifuoco alcolico imposto domenica dalla Regione arriva dal fronte dei pub e dell’aperitivo: i locali non dovranno chiudere al tramonto, ma potranno servire da bere ai clienti a patto che siano seduti ai tavolini e non s’assembrino davanti ai banconi.
Il ritorno dell’aperitivo, rito milanese per eccellenza, è un passo importante in direzione della normalità. Il secondo messaggio è invece un auspicio-esortazione che il sindaco spedisce a Roma, all’indirizzo del governo. «Ho parlato con il ministro Franceschini: ripartiamo dalla cultura, riapriamo qualcosa, possiamo cominciare dai musei o da qualcosa altro, ma la cultura è vita», dice Beppe Sala via Instagram: «Ho parlato anche col presidente del Consiglio Conte e l’ho invitato a venire presto a Milano per rendersi conto di come è la situazione, ho chiamato il ministro Gualtieri, gli ho chiesto supporto e gli ho detto che un aiuto a Milano è un buon investimento».
Musei riaperti a breve? A questo proposito è da segnalare l’idea del direttore della Pinacoteca di Brera James Bradburne di far vivere il museo, chiuso al pubblico, attraverso i video, la rete e i social network. Intanto riaprono locali e pub. Il coprifuoco è durato due sere. La specifica firmata dalla Regione, arrivata all’ora di pranzo, prescrive che «i bar e/o pub che prevedono la somministrazione assistita di alimenti e bevande non sono soggetti a restrizioni e pertanto possono rimanere aperti come previsto per i ristoranti, purché sia rispettato il vincolo del numero massimo di coperti previsto dall’esercizio». Possono tirare un sospiro di sollievo gli operatori del settore. Dario Comini del Nottingham Forest riaprirà il locale dopo due sere di chiusura forzata: «Meno male. Di gente in giro però se ne vede poca,speriamo di lavorare almeno coi turisti». Erik Viola, responsabile del Pinch, un altro tempio del cocktail milanese: «La soluzione adottata mi sembra di buon senso e mi pare un compromesso accettabile tra le esigenze sanitarie e quelle di chi lavora». Il mondo della notte si era mobilitato con un appello firmato da più di 200 gestori di locali che chiedeva al sindaco di farsi portavoce del disagio del settore «che ha contribuito a portare Milano a risplendere nel mondo» e che ora «è messo in ginocchio dal divieto di operare, dalla paura insita nei nostri cittadini e dall’incertezza assoluta in cui siamo obbligati ad operare». «Chiediamo — diceva l’appello degli esercenti — di far presente al governo di attivare immediatamente ammortizzatori sociali e provvedimenti per azzerare gli adempimenti fiscali nell’immediato onde evitare un disastro in termini di fallimenti, posti di lavoro e riduzione del Pil cittadino oltre che regionale».
La notizia della riapertura dei locali degli aperitivi non basta ad Andrea Pontiroli, fondatore di Santeria. «Noi abbiamo fatto richieste specifiche e puntuali. La riapertura dei locali serve se non altro a far chiarezza sull’ordinanza ma non risolve la questione di fondo. Il sindaco ci ha però
Il pressing Ripartiamo dalla cultura, riapriamo qualcosa Possiamo cominciare dai musei perché la cultura è vita
fatto sapere di essere interessato a farsi megafono delle nostre richieste»,
Sul piede di guerra rimangono invece i titolari di discoteche e sale da ballo. Per loro il coprifuoco permane. Roberto Cominardi, titolare dell’Old Fashion, è furibondo: «La città sembra indirizzata alla normalità e i divieti valgono solo per le discoteche. L’agnello sacrificale in Italia è sempre il locale notturno. C’è un pregiudizio di base». Cominardi dice che riunirà il direttivo dell’associazione di categoria per domani per decidere il da farsi: «La potestà di decidere le zone delle ordinanze e dei divieti era dei prefetti e non dell’autorità regionale. Noi stiamo comunque valutando un ricorso al Tar contro le chiusure».
Cominardi L’agnello sacrificale in Italia è sempre il locale notturno C’è un pregiudizio di base, ora valutiamo un ricorso