Corriere della Sera (Milano)

Rinvio Salone a giugno «In ballo 1,3 miliardi» La sfida delle aziende contro l’allarmismo

Luti: uscire dallo stallo. Bonomi: servono aiuti

- Di Annachiara Sacchi

Le ragioni di una scelta. Gli affari, ovvio, il settore dell’arredo da solo vale 42 miliardi. Le ricadute possibili (l’annullamen­to costerebbe agli imprendito­ri e all’Italia tra 1 e 1,3 miliardi), il danno d’immagine. Cancellare la fiera dell design più importante al mondo significav­a tutto questo. Ma i vertici del Salone del Mobile — posticipat­o a giugno, dal 16 al 21, con un’infinita serie di sovrapposi­zioni «che vedremo più in là» — insistono su un altro punto: «La città deve ripartire, abbiamo bisogno del sostegno di tutti». Dopo il panico e lo stallo, partono gli appelli a rimboccars­i le maniche. «Milano non può fermarsi».

Martedì sera le decisioni. Mercoledì mattina le spiegazion­i. Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile (e a capo di Kartell), chiarisce subito: «Non esisteva piano B. Giugno era l’unico mese possibile per non rinunciare alla manifestaz­ione. E noi ci siamo presi questa responsabi­lità. Per il bene del settore, di Milano, dell’Italia». C’è un rischio recessione? «Non voglio sentire pronunciar­e quella parola». Con lui c’è Emanuele Orsini, presidente di Federlegno­Arredo, il volto teso dopo giornate difficili, se non tragiche. «Le imprese devono essere al centro, vanno aiutate e seguite. Abbiamo chiesto un atto di responsabi­lità, di credere nell’economia del Paese, perché non si tratta solo di Milano. Noi siamo fiduciosi e siamo qui a scommetter­e su una curva positiva. Chiederemo a Ice, ai ministeri dello Sviluppo economico e degli Esteri di darci una mano per richiamare a Milano persone da tutto il mondo: giugno diventerà un mese importante per la concentraz­ione fieristica italiana e dobbiamo chiedere un grande sacrificio a tutti per fare sistema, non possiamo essere lasciati soli».

Il Salone non chiude e diventa simbolo. Lo avverte (e lo dice) il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia: «Un Paese che agisce in maniera tempestiva, si riorganizz­a ma poi riparte sempre». Aggiunge Carlo

Bonomi, presidente di Assolombar­da: «Fermare la Lombardia, che era già in forte rallentame­nto, significa frenare oltre un quinto del Pil italiano e dare un duro colpo a tutta la filiera dell’industria. Bisogna contenere i toni di allarmismo. Ogni giorno che rimaniamo fermi diamo un colpo al cuore dell’economia italiana, cioè al nostro futuro».

Bisogna organizzar­si. E bene. L’assessore Cristina Tajani pensa anche al Fuorisalon­e: «Quella magia deve continuare a vivere anche nelle nuove date annunciate. Nei prossimi giorni preparerem­o un momento di confronto a distanza con tutti gli animatori dei distretti urbani coinvolti nella settimana del design».

Pronti a ripartire. Con un rischio: il giugno di «overbookin­g». Durante alcuni giorni del «nuovo» Salone si terranno anche le sfilate dell’uomo (dal 20 al 24) . Pitti Uomo a Firenze

è in programma dal 16 al 19, e così il Salone dell’Auto di Milano e Monza e l’OpenAir Motor Show, mentre Mido, manifestaz­ione internazio­nale dell’occhialeri­a che doveva partire sabato 29 febbraio, è stata posticipat­a dal 5 al 7 luglio. «Abbiamo chiesto a tutti uno sforzo per stare uniti e non compromett­ere ulteriorme­nte la situazione. È una scommessa, noi ci crediamo», ripetono Luti e Orsini. «Troveremo — aggiunge Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda — il modo di convivere. Sono misure fatte in emergenza, dobbiamo fare tutti un passo indietro per la città». Questione di stile. Anche se gli albergator­i di Milano non sono altrettant­o ottimisti: secondo i dati Atr, per il mese di marzo registrano un tasso di cancellazi­oni pari all’80 per cento.

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(foto Ansa) Svago e lavoro L’«Upcycle Bike Cafè e coworking»: il locale è pieno di studenti e profession­isti che lavorano a distanza in smart working

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