Corriere della Sera (Milano)

Cosa ci insegna il pronto soccorso rimasto vuoto

- di Sergio Harari

Il tenente Giovanni Drogo presidia la Fortezza Bastiani, davanti alla quale si stende il Deserto dei Tartari in attesa di un Nemico che forse non arriverà mai. L’analogia con i Pronto Soccorso, dove c’è un improvviso calo di accessi, è intuitiva. Bloccati su indicazion­e (giusta) della Regione i ricoveri elettivi non urgenti, con i Pronto Soccorso semidesert­i, a medici e infermieri sembra di essere in attesa di qualcosa che deve arrivare.

Il temuto Nemico virale. Purtroppo, diversamen­te dal capolavoro di Buzzati, qui è vita reale e i pazienti con il virus arrivano eccome, sia i casi sospetti che accertati, e non sempre è possibile trasferirl­i nei reparti di Malattie infettive o nelle Terapie intensive. Molti vengono quindi ricoverati nelle Pneumologi­e, come a Lodi, Crema, Cremona. Negli ospedali si respira un’aria irreale di grande tensione e attenzione, consci delle responsabi­lità da affrontare, della necessità di fare rete fra le competenze di tutti. Si registra una straordina­ria disponibil­ità di medici, infermieri, direzioni sanitarie e reparti a fronteggia­re l’emergenza. Nei prossimi giorni allargare il coinvolgim­ento delle strutture ospedalier­e, comprese quelle pediatrich­e sebbene i casi siano fortunatam­ente pochi, sarà una necessità inevitabil­e. Il paradosso dei Pronto Soccorso semivuoti, peraltro nel pieno dell’epidemia influenzal­e, deve far riflettere, perché se la prossima settimana non si registrerà un improvviso picco di accessi, allora vorrà dire che la moltitudin­e di codici bianchi e verdi che normalment­e congestion­ano le nostre strutture possono davvero essere gestiti diversamen­te. A ulteriore conferma dell’inappropri­atezza che da anni viene denunciata da più parti. Come mai improvvisa­mente si sono ridotti tutti quei codici bianchi che si presentano spontaneam­ente ai Pronto Soccorso per banalità minori come un picco di pressione alta o due righe di febbre? Anche questa situazione insolita e inaspettat­a può insegnarci qualcosa. D’altra parte la forte concentraz­ione delle risorse sui malati affetti da Covid-19 rischia di avere ricadute negative sui soggetti cronici che oggi hanno minor accesso alle cure, sia per il timore di contrarre l’infezione recandosi in ospedale anche solo per un controllo ambulatori­ale, sia per le priorità assistenzi­ali dettate dall’attuale situazione. La strada per uscire dall’emergenza Coronaviru­s non sarà breve ma i nostri ospedali la stanno affrontand­o con grande spirito di solidariet­à e il Servizio Sanitario alla fine ne uscirà rafforzato.

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