Cosa ci insegna il pronto soccorso rimasto vuoto
Il tenente Giovanni Drogo presidia la Fortezza Bastiani, davanti alla quale si stende il Deserto dei Tartari in attesa di un Nemico che forse non arriverà mai. L’analogia con i Pronto Soccorso, dove c’è un improvviso calo di accessi, è intuitiva. Bloccati su indicazione (giusta) della Regione i ricoveri elettivi non urgenti, con i Pronto Soccorso semideserti, a medici e infermieri sembra di essere in attesa di qualcosa che deve arrivare.
Il temuto Nemico virale. Purtroppo, diversamente dal capolavoro di Buzzati, qui è vita reale e i pazienti con il virus arrivano eccome, sia i casi sospetti che accertati, e non sempre è possibile trasferirli nei reparti di Malattie infettive o nelle Terapie intensive. Molti vengono quindi ricoverati nelle Pneumologie, come a Lodi, Crema, Cremona. Negli ospedali si respira un’aria irreale di grande tensione e attenzione, consci delle responsabilità da affrontare, della necessità di fare rete fra le competenze di tutti. Si registra una straordinaria disponibilità di medici, infermieri, direzioni sanitarie e reparti a fronteggiare l’emergenza. Nei prossimi giorni allargare il coinvolgimento delle strutture ospedaliere, comprese quelle pediatriche sebbene i casi siano fortunatamente pochi, sarà una necessità inevitabile. Il paradosso dei Pronto Soccorso semivuoti, peraltro nel pieno dell’epidemia influenzale, deve far riflettere, perché se la prossima settimana non si registrerà un improvviso picco di accessi, allora vorrà dire che la moltitudine di codici bianchi e verdi che normalmente congestionano le nostre strutture possono davvero essere gestiti diversamente. A ulteriore conferma dell’inappropriatezza che da anni viene denunciata da più parti. Come mai improvvisamente si sono ridotti tutti quei codici bianchi che si presentano spontaneamente ai Pronto Soccorso per banalità minori come un picco di pressione alta o due righe di febbre? Anche questa situazione insolita e inaspettata può insegnarci qualcosa. D’altra parte la forte concentrazione delle risorse sui malati affetti da Covid-19 rischia di avere ricadute negative sui soggetti cronici che oggi hanno minor accesso alle cure, sia per il timore di contrarre l’infezione recandosi in ospedale anche solo per un controllo ambulatoriale, sia per le priorità assistenziali dettate dall’attuale situazione. La strada per uscire dall’emergenza Coronavirus non sarà breve ma i nostri ospedali la stanno affrontando con grande spirito di solidarietà e il Servizio Sanitario alla fine ne uscirà rafforzato.