«Vanno contenuti i rischi» Scuole, resta il nodo divieti Il dossier passa al governo
La linea di Gallera: classi e atenei, stop fino all’8 marzo Ospedali sotto stress, 85 pazienti in Terapia intensiva Un neurochirurgo del Policlinico tra i nuovi contagiati
L’allerta continua. Otto giorni dopo il venerdì che ha cambiato le nostre vite, l’emergenza non rientra: sulla scorta dei dati e dei pareri forniti dai vertici di tutti gli ospedali impegnati nella lotta di trincea contro il virus, la Regione chiede al governo di prorogare di un’altra settimana le misure per il «contenimento» del rischio di contagio. I motivi della mancata revoca e allentamento del pacchetto di divieti e chiusure è spiegato dai medici durante una lunga conferenza stampa a Palazzo Lombardia, alla quale il presidente Attilio Fontana interviene brevemente in collegamento video. «Non è una situazione facile e scorcontagi diamoci che possa essere rapidamente risolta — premette Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive alla Statale e primario all’ospedale Sacco — abbiamo un numero di infezioni che si sono verificate localmente decisamente alto, e questo è avvenuto in larga misura prima dell’arrivo del paziente 1 a Codogno». L’obiettivo ora è, quindi, quello di «riuscire a ridurre la diffusione in modo da passare da 2-2,5 casi per ogni persona infettata a meno di 1». Quindi chiosa: «E questa cosa non si farà da sola». Uno dei problemi è la stessa tenuta del sistema sanitario lombardo, da una settimana piombato sotto pressione per l’improvvisa impennata della domanda di posti letto in terapia intensiva e di ricoveri in aree dedicate al virus «cinese».
Al momento sono 531 i positivi al coronavirus in Lombardia (125 in più di giovedì), di cui 235 ricoverati e di questi 85 in terapia intensiva. Tra gli ultimi contagiati, un neurochirurgo del Policlinico. Sono stati eseguiti 4.835 tamponi, il 75% è risultato negativo, l’11% positivo e il 14% in valutazione. Diciassette in totale i decessi. Al momento la strategia non può che essere quella di un «contenimento» dei possibili. «È l’unica via», sottolinea scandendo le parole Antonio Pesenti, direttore del dipartimento di Rianimazione del Policlinico. E la strada per inseguire un traguardo statistico che ha una ricaduta molto concreta sul sistema sanitario e sul futuro del territorio non può che essere la riduzione delle occasioni di contatto tra le persone. Tradotto in termini di decisione politica, tutto questo significa, quindi, ancora «sacrifici», dice il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala.
Un’altra settimana di divieti, con qualche variazione per le scuole e i musei e poco altro. «Rallentare» la vita, in sostanza, ma con una sottolineatura nuova: «Tutto quello che non è vietato è permesso», dice Sala a proposito della necessità di salvare il salvabile delle attività, «tutto ciò che può essere messo in moto deve essere in moto».
E proprio a questo proposito sempre sulla Regione convergono gli appelli delle categorie economiche e produttive. I sindacati apprezzano l’istituzione di una task force economica mista (Regione e parti sociali) per dare risposte al mondo delle imprese e del lavoro penalizzato dall’improvvisa paralisi, soprattutto in zona rossa e gialla. Esprimono invece «paura e ansia» le imprese edili. «Ci vogliono equilibrio e razionalità — dice Marco Dettori, Presidente di Assimpredil — le imprese dell’economia reale come quelle edili non possono ricorrere allo smart working e stanno subendo un paradossale blocco dei lavori a causa dell’allerta generalizzata e dell’allarmismo diffuso».