Corsa, fitness, pesi e yoga: le palestre vanno al parco
Dalla Biblioteca degli alberi a Guastalla e Sempione Gli allenamenti (sotto il sole) si spostano nel verde Prove atletiche della campagna #milanononsiferma
La ginnastica alternativa per tenersi in forma I bambini sui campetti riuniti dal basket
E i maratoneti confidano nel ritorno delle gare
Vero è che giornate così a Milano vengono benedette sul calendario. Perché è merce rara e anche a disegnarle con una bella scatola di pastelli i colori non vengono così bene. Cielo azzurro e sole, maledetta primavera. Quella anticipata, ma rovinata dal Coronavirus, tra contagi e psicosi di massa. Quelle che hanno portato a blindare anche le palestre, per evitare superflue forme di assembramento umano. Ma se Maometto non va alla montagna, resta solo un altro modo per andare a sudare: trasformare il parco in un centro fitness.
Al netto dell’oceano davanti, i professionisti del genere si trovano a Copacabana, in Brasile e a Venice Beach, in California. Che palestre a cielo aperto lo sono 356 giorni l’anno e guai a chi si allena da solo al chiuso, che finisce per fare la parte dell’asociale scontroso. Ieri Milano ha trovato un altro modo per dare dimostrazione di quel vento di ripartenza che sta iniziando a soffiare sottotraccia. Milano non si ferma, nel senso più fisico del termine. Perché se da una parte la cronaca è fatta di numeri inesorabili che costringono a una progressiva estensione delle misure restrittive, un piegamento alla volta, monta la voglia di far ripartire le cose. Biblioteca degli Alberi, ore 11 e qualcosa. Complice la chiusura delle scuole e il meteo fortemente amico, nonostante le previsioni della sera prima, ci sono due ragazze che da casa si sono portate pure i tappetini per fare yoga. Nel senso che dopo un’eterna sessione di pesi e allunghi, iniziano a salutare il sole, fuori orario, ma con lo stesso gusto e devozione alla causa.
Un centinaio di metri più in là, un ragazzo annega nelle sue flessioni scandite dal grido di battaglia. Un altro fa le verticali parallele alla torre di Unicredit, sotto un uragano di clic dei passanti, compresi due americani in pantalone cortissimo che sono un monumento all’ottimismo. Molti confessano di essere habitué della ginnastica open air. Altri hanno usato la «scusa» del Coronavirus.
Ai giardini Guastalla, patria delle mamme incolonnate col passeggino nuovo di pacca, ci sono i ragazzi che hanno messo giù i birilli per darci dentro con scatti e allunghi. Altro giro, altro parco: al Sempione c’è uno dei playground più rispettati per chi ama sbucciarsi ginocchia e caviglie col basket di strada: pienone. Ai Giardini Pubblici, quasi ora di pranzo, c’è la coda sui vialetti. E c’è soprattutto chi da mesi stava costruendo i tempi per una primavera in tour per maratone. E ora vive con l’ansia di aver passato giornate con il cronometro nelle gambe per niente. Allenarsi all’aperto, lo dicono da tempo anche gli psicologi dello sport, è contagioso. Nel senso che se vedi uno faticare (almeno in parte) ti viene voglia di buttar giù la testa e andare. Farlo in questi giorni ha un altro valore simbolico. Al punto che qualcuno sostiene che questa ritrovata garra agonistica possa sopravvivere all’acqua che dovrebbe venir giù oggi e domani. I parchi non si svuoteranno. Che detto così ha tutta l’aria di montare come hashtag. Milano non si ferma.