«Virus, vertici e mascherina»
Bolognini: evito le cene fuori, piccoli sacrifici necessari
«Tamponi, riunioni con la mascherina e decisioni al telefono». L’assessore Bolognini, dopo il caso in giunta.
«In questo momento sto tagliando una crostata con i miei collaboratori, indossando la mascherina ovviamente», dice nel pomeriggio rispondendo al telefono. In serata anche il suo tampone per verificare la positività al coronavirus risulterà negativo, come quello di tutta la Giunta. L’esito del test rinforza la certezza dell’assessore regionale alle Politiche sociali, abitative e disabilità Stefano Bolognini: «Se si rispettano le prescrizioni delle autorità (evitare assembramenti di persone e avere comportamenti idonei), il rischio di contagio si abbassa molto, fino ad azzerarsi». Come si sente assessore? La domanda è d'obbligo.
«Sto bene. Sono in ufficio: attendevo l’esito».
Tirate un primo sospiro di sollievo?
«Nessuna delle persone che ha avuto contatti stretti con l’assessore Mattinzoli (noi assessori e i suoi collaboratori) è risultata positiva al test. Ciò significa che, sebbene il virus sia aggressivo, il contagio non è immediato. Il risultato rende in qualche modo più forte la consapevolezza che, se si rispettano regole e indicazioni, il rischio di contagio si abbassa notevolmente. Questo deve valere ancora di più per i giorni a venire e dovrebbe tranquillizzare le persone, evitando le psicosi che abbiamo osservato in questi giorni».
Come farete adesso le riunioni di Giunta? «Mettendo la mascherina per precauzione, essendo entrati in contatto con una persona positiva al virus. Oggi stesso (ieri, ndr), dopo esserci tutti sottoposti al tampone, ci siamo riuniti come sempre: semplicemente avevamo tutti una mascherina, come precauzione d’obbligo».
Come cambia il suo lavoro di tutti i giorni?
«Quando incontro i miei collaboratori e colleghi indosso la mascherina. Evito il più possibile contatti con l’esterno: li faccio telefonicamente. Alcune riunioni si tengono in video conferenza. Il consiglio regionale è stato sospeso per una settimana, ugualmente, in via precauzionale. Per due settimane eviterò assembramenti di persone, non andrò a cena fuori e così via. È un piccolo sacrificio che, se tutti comprendiamo, ci permetterà di uscire dall’emergenza il più in fretta possibile. Questo deve essere compreso da tutta la collettività. Chiudere le scuole, per esempio, è una misura dura per le famiglie — al netto dei ragazzi che sono contenti di stare a casa! —, ma necessaria per far rientrare l’emergenza».
Siamo a quota 1.254 positivi in Lombardia, di cui 478 ricoverati, 127 in terapia intensiva e 38 deceduti. Entriamo nella seconda settimana di vita «rallentata».
«I dati dimostrano che le ordinanze di Regione Lombardia erano corrette. Abbiamo adottato da subito, domenica scorsa, un’ordinanza necessaria, nel silenzio del governo. Un provvedimento coraggioso e lungimirante. Che ci permetterà, sperabilmente, di tornare in poco tempo alla normalità. Ma ci vuole tempo e rispetto delle regole».
Cosa vi aspettate dal nuovo decreto del governo?
«Ascolto e misure eccezionali. Le previsioni a livello nazionale sono di una riduzione del 2% del Pil, i nostri pubblici esercizi registrano una riduzione di fatturato dell’80%, abbiamo servizi e attività ferme nella zona rossa e non solo: appare evidente che le misure finora adottate dal governo siano del tutto insufficienti».