L’arte trasformi il rischio in un’occasione di crescita
Ci siamo: musei e mostre possono riprendere la loro attività, anche se con precauzioni particolari che impongono il contingentamento degli ingressi. Nei giorni inquietanti della chiusura del Louvre, è un segnale di inversione di tendenza, di virata verso una qualche normalità, e come tale lo festeggiamo. E anche la cautela della distanza di sicurezza è una novità che accogliamo con spirito lieve.
Perché fa immaginare che a Milano e in Lombardia ci siano musei e mostre frequentati da un pubblico che si affolla davanti alle opere, in una calca simile agli ingressi a San Siro. «Magari!» esclama chi quei posti li frequenta normalmente insieme ad altri tre gatti, ben sapendo che semmai, purtroppo, il problema è proprio il contrario, di istituzioni culturali molto belle e spesso semivuote che combattono ogni giorno per raggiungere una soglia di visitatori da sopravvivenza. Basta un controllo ai numeri: tolta la Triennale, i 4 più frequentati musei non raggiungono i 1.500 visitatori al giorno; gli altri sono a meno di 1.000. Detratte le scolaresche, si tratta di qualche centinaio di persone, divise su 10 ore del giorno e migliaia di metri quadri: di che rispettare, non una, ma dieci distanze di sicurezza. E quindi il contingentamento potrebbe perfino parere un auspicio: nella speranza che un pubblico nuovo, nell’impossibilità di fare attività diverse, possa riscoprire i nostri presidi culturali. Sarebbe un modo molto milanese di trasformare il rischio sanitario in opportunità di crescita.