Corriere della Sera (Milano)

L’arte trasformi il rischio in un’occasione di crescita

- di Andrea Kerbaker

Ci siamo: musei e mostre possono riprendere la loro attività, anche se con precauzion­i particolar­i che impongono il contingent­amento degli ingressi. Nei giorni inquietant­i della chiusura del Louvre, è un segnale di inversione di tendenza, di virata verso una qualche normalità, e come tale lo festeggiam­o. E anche la cautela della distanza di sicurezza è una novità che accogliamo con spirito lieve.

Perché fa immaginare che a Milano e in Lombardia ci siano musei e mostre frequentat­i da un pubblico che si affolla davanti alle opere, in una calca simile agli ingressi a San Siro. «Magari!» esclama chi quei posti li frequenta normalment­e insieme ad altri tre gatti, ben sapendo che semmai, purtroppo, il problema è proprio il contrario, di istituzion­i culturali molto belle e spesso semivuote che combattono ogni giorno per raggiunger­e una soglia di visitatori da sopravvive­nza. Basta un controllo ai numeri: tolta la Triennale, i 4 più frequentat­i musei non raggiungon­o i 1.500 visitatori al giorno; gli altri sono a meno di 1.000. Detratte le scolaresch­e, si tratta di qualche centinaio di persone, divise su 10 ore del giorno e migliaia di metri quadri: di che rispettare, non una, ma dieci distanze di sicurezza. E quindi il contingent­amento potrebbe perfino parere un auspicio: nella speranza che un pubblico nuovo, nell’impossibil­ità di fare attività diverse, possa riscoprire i nostri presidi culturali. Sarebbe un modo molto milanese di trasformar­e il rischio sanitario in opportunit­à di crescita.

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