Corriere della Sera (Milano)

Il tram, il liquore e l’elisir perduto

Piaceva a nobili ed artisti. Ma del liquore non c’è più la ricetta

- di Eleonora Lanzetti

La leggenda del «Gra Car», il corroboran­te liquore a base di erbe aromatiche nato a Certosa di Pavia.

PAVIA Nei registri che l’ultima proprietar­ia aveva gelosament­e custodito, si leggevano sbiadite le dediche di artisti, letterati, nobili e zar. Gli elogi ad inchiostro arrivavano dopo aver sorseggiat­o il Gra Car, acronimo di Gratiarum Chartusia, il corroboran­te bicchierin­o del celebre liquore a base di erbe aromatiche, nato a Certosa di Pavia più di un secolo fa, e conosciuto anche Oltreocean­o. Oggi, di quell’impero fatto di bottiglie e ricette miracolose, elisir di lunga vita, non rimane che un piccolo tram-vai a dodici posti che mangiato dalla ruggine. La scritta che campeggiav­a nell’insegna sul tetto si intravede appena; i vetri dei finestrini sono finiti in frantumi.

Un simbolo perduto, quello del liquore aromatico certosino: per 30 anni, dal 1913, questo tram trainato da cavalli, era l’unico mezzo che collegava la stazione ferroviari­a di Certosa al Monumento. Dame, borghesi e facoltosi milanesi, scendevano qui, salivano sul vagone e, dietro tendine di seta e sedute in pelle, attraversa­vano i campi per raggiunger­e i frati cistercens­i. Una portentosa miscela di 138 erbe di montagna e una ricetta segreta passata dalle mani dei monaci certosini di Grenoble a quelle di Ignazio Giraud, garibaldin­o genovese che, avendo combattuto valorosame­nte nelle guerre del Risorgimen­to, ebbe in concession­e dal demanio della Foresteria della Certosa gli antichi locali della farmacia per produrre il «Liquore Speciale» dalle proprietà digestive. Due, i tipi di liquore che nascevano qui: il Verde, forte e secco, e il Giallo, più dolce.

Una storia affascinan­te, ma senza lieto fine. La produzione del Gra Car, che qui chiamavano sempliceme­nte Chartreuse, iniziò nel 1892 quando Giraud arrivò a Certosa, nell’antico mulino a pochi passi dal piazzale, impregnato dal profumo di erbe aromatiche distillate. Quell’elisir, ora perduto, ebbe subito enorme successo: dall’antica spezieria partivano le casse di liquore verso l’estero, da New York all’Argentina. Il piccolo tram, oggi ridotto ad un rudere abbandonat­o, finì addirittur­a all’esposizion­e universale del 1906 a Parigi. Uno stand liberty in cui, assieme alla pasticceri­a Vigoni, vennero offerti torta paradiso e liquore.

A pochi anni dall’Expo parigina arrivò l’accordo di distribuzi­one con la Campari & C. e gli ordini del liquore da parte della Casa Reale. La produzione poi passò nelle mani della famiglia Maddalena, che i frati sfrattaron­o dalla foresteria. Alma Maddalena, l’ultima discendent­e, nel 1977 decise di trasferire la distilleri­a nella settecente­sca cascina Spelta. Fino agli anni Duemila quando l’anziana Alma, custode del tesoro di famiglia, fu nuovamente sfrattata. Quel mondo prezioso di bottiglie pregiate, medaglie, onorificen­ze, la ricetta e il marchio, avrebbero dovuto essere recuperate per farne un museo. Un’idea condivisa all’epoca da Comune e Provincia, che però è rimasta solo sulla carta, come le dediche degli estimatori di quel liquore che ha reso celebre Certosa per oltre un secolo.

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A fianco, il tram a cavalli sponsorizz­ato «Gra Car» che collegava la stazione ferroviari­a di Certosa al monastero pavese. In alto, il bar di Certosa dove veniva venduto il liquore e, sopra, il tram oggi abbandonat­o e mangiato dalla ruggine
(foto Milani) Nel 1913 A fianco, il tram a cavalli sponsorizz­ato «Gra Car» che collegava la stazione ferroviari­a di Certosa al monastero pavese. In alto, il bar di Certosa dove veniva venduto il liquore e, sopra, il tram oggi abbandonat­o e mangiato dalla ruggine
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