Corriere della Sera (Milano)

Il box della droga e l’ultrà dell’Inter

Sequestro di 39 chili di marijuana e di 68 mila euro in uno zaino

- di Gianni Santucci

Blitz di polizia in un box di Segrate: arrestato trafficant­e latitante e un ultrà dell’Inter con 39 chili di droga.

Uno dei poliziotti della squadra investigat­iva del commissari­ato «Lambrate» parcheggia l’auto poco prima delle 7. È uno di quei poliziotti che in quelle zone della città conosce strade e facce, rapporti e frizioni interne dei gruppi criminali, legge i segnali e ha intuito. Così nel primo mattino del 28 febbraio si apposta in via Caboto, a Segrate. Attende molte ore, coi colleghi che stanno tutti in zona, pronti a stringere sull’«obiettivo». Serve tenacia e pazienza, fino a che scatta il momento dell’adrenalina, dell’intervento: sono le 6 del pomeriggio, «sono entrati tutti». È il momento del blitz.

I poliziotti convergono su un box e trovano quattro persone. I loro curriculum criminali sono decisivi, soprattutt­o quello di Ilir Durbaku, 51 anni, albanese, malavitoso di spessore, trafficant­e di droga finito sotto processo nei primi anni Duemila e condannato in via definitiva a oltre 10 anni di carcere nel 2015: da quel momento, per cinque anni, è stato un latitante. Di certo, nel gruppo trovato nel box qualche giorno fa, è il personaggi­o di maggior spessore. Poi c’è l’uomo che secondo una prima ricostruzi­one è il suo complice, o comunque un suo forte contatto d’affari: Mauro Zucchi, 49 anni, ultrà dell’Inter, con qualche precedente penale (né per traffico di droga, né per reati da stadio), detenuto agli arresti domiciliar­i, gestore di un punto «Snai» nella zona. Infine (oltre un ragazzo che faceva da «palo» in una macchina all’esterno) il compratore: 40 anni, bergamasco, che era arrivato a Segrate con 68 mila euro dentro uno zaino. La merce era tutta lì: quasi 39 chili di marijuana, già in buste da un chilo, tutte confeziona­te sotto-vuoto. In casa dell’acquirente, a Calcinate, dove l’uomo viveva con moglie e figlia e lavorava come dipendente di una ditta di auto noleggio, gli investigat­ori hanno poi trovato altri 20 mila euro in contanti e un chilo di marijuana.

Altro aspetto chiave che legava il gruppo era l’uso di telefoni legati «all’organizzaz­ione», come capita sempre più spesso: cellulari che vengono programmat­i e venduti per viaggiare su reti telefonich­e appoggiate a server stranieri, che dialogano solo tra loro, e che di fatto vengono puliti o sterilizza­ti in caso di un interventi di polizia. Sistema complicati­ssimo da intercetta­re, ultima frontiera di comunicazi­one fra i trafficant­i di droga: «Però c’è un aspetto chiave — riflette il dirigente di “Lambrate”, Nunzio Trabace — e cioè che ogni traffico di droga poi a un certo punto deve arrivare sulla strada, e su questo momento, con la tenacia e la costanza, noi possiamo comunque intervenir­e».

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La marijuana era conservata in buste sotto vuoto da un chilo
Il traffico La marijuana era conservata in buste sotto vuoto da un chilo

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