Bloccati in India 21 lodigiani «L’ambasciata italiana si è dimenticata di noi»
Il gruppo di turisti alloggiato in una struttura militare
LODI «Ci hanno messi nella black list, bloccati all’aeroporto, portati in una struttura militare e posti in quarantena come prigionieri. L’ambasciata italiana si è completamente dimenticata di noi». Il coronavirus colpisce i lodigiani anche in India, dove un gruppo di 24 persone (di cui 21 italiani) è in stato di «fermo sanitario» da ieri in un sobborgo di Dehli, mentre altri due residenti a Sant’Angelo sono ricoverati in una struttura ospedaliera di Jaipur, uno dei quali con il sospetto di aver contratto il Covid-19 e di aver poi esposto al rischio di contagio tutti gli altri.
L’uomo, un 69enne, è risultato positivo al primo test e negativo al secondo. Si aspettano i risultati definitivi nel capoluogo del Rajastan e anche la moglie è con lui. I sintomi sono una forte affezione polmonare che gli ha provocato problemi respiratori subito dopo la visita al Taj Mahal e, ironia della sorte, appena dopo il tour presidenziale di Donald Trump e consorte. La disavventura si è estesa al resto del gruppo ripartito da Jaipur
alla volta di Dehli per prendere l’aereo per Malpensa lunedì sera. Una volta all’Indira Gandhi, la sicurezza ha sbarrato loro il passo impedendo di accedere all’area aeroportuale. «Ci hanno lasciati per due ore in sala d’attesa — racconta Stefano Taravella, capogruppo e direttore dell’Università della Terza Età di Lodi —. Poi, un responsabile Alitalia ci ha comunicato che eravamo stati inseriti in “black list” dall’ambasciata per sospetto contagio da coronavirus e che quindi sarebbe stato impossibile imbarcarci. Da allora siamo stati trasferiti in una struttura nella periferia della città sotto procedura dell’Oms e gestiti dalle
Quarantena
«La sistemazione è difficile, siamo divisi in camerate con servizi comuni»